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«NESSUN AUMENTO PER LE PMI: AL CENTRO GLI EXTRA PROFITTI DELLE BANCHE E I CARBURANTI»

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All’indomani dell’approvazione della Legge di Bilancio in Consiglio dei Ministri, Confapi Padova ha intervistato in esclusiva l’onorevole Massimo Bitonci, esponente di primo piano della Lega, già sindaco di Padova e di Cittadella, oggi Sottosegretario al Ministero delle imprese e del made in Italy con le deleghe sugli incentivi di natura fiscale, in particolare per artigianato, commercio e industria. Che ci ha spiegato la linea seguita dal governo.

 

Onorevole Massimo Bitonci, cosa si sente di dire agli imprenditori di Confapi Padova all’indomani dell’approvazione della Legge di Bilancio 2025 in Consiglio dei Ministri?

«La definirei una Legge di Bilancio prudente. In primo luogo, credo vada apprezzata la linea del Governo, che conferma il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti, facendolo diventare strutturale, con tre aliquote Irpef: non è un dettaglio banale, perché sin qui doveva essere rifinanziato ogni anno. Inoltre, come MIMIT, abbiamo riproposto il finanziamento della Nuova Sabatini e dei piani di ricerca e sviluppo legate alle start-up: i fondi necessari ci saranno».

Che tipo di aiuti prevedete per le piccole e medie imprese?

«Finalmente ad agosto è partito il progetto Transizione 5.0. È vero che i tempi sono ristretti, perché gli interventi vanno completati entro il 2025 e rendicontati entro i primi mesi del 2026, ma ci sono importanti novità come la certificazione preventiva e la certificazione ex post, mirate a quantificare la diminuzione del consumo energetico e la riduzione della CO2 immessa nell’atmosfera: in questo modo abbiamo risolto il problema, che in passato poteva presentarsi per le imprese, dell’eventuale contezioso che poteva porsi nei confronti dell’Agenzia delle Entrate. Il tutto con un vantaggio che parte dal 35% e può salire fino al 63% nel credito d’imposta se, abbinato al progetto di riduzione dei consumi, c’è l’acquisto di pannelli fotovoltaici di produzione europea. All’interno di Transizione 5.0 c’è inoltre un 10% di credito d’imposta riservato alla formazione, che torna nel sistema incentivante, con una soglia di 300 mila euro per la formazione legata a nuovi macchinari e a software. E, per rimanere in tema di risorse messe a disposizione delle imprese, va citato il Fondo Nuove Competenze, che era stato abbandonato negli anni passati e che è stato ripristinato, immettendo altri 800 milioni di euro per finanziare la formazione dei dipendenti nelle imprese. C’è, poi, Industria 4.0, che prosegue il suo corso con altri 6 miliardi e mezzo, portando il totale delle risorse immesse, assieme a Transizione 5.0, a circa 13 miliardi, rimodulati attraverso il piano REPowerEU. Sempre in tema formazione, è prevista una linea di investimento di circa 750 milioni per la formazione attraverso le materie STEM, senza considerare gli ITS Academy, che da quando abbiamo approvato la legge che li istituiva sono raddoppiati: parliamo di uno strumento fondamentale, perché prepara i nostri giovani direttamente sul luogo di lavoro, attraverso attività di carattere tecnico. E altre risorse destinate alle imprese saranno individuate: tenete conto che a oggi la Legge di Bilancio è una cornice e che i dettagli andranno definiti».

I titoli dei quotidiani in questi giorni se li è spesso guadagnati la questione dei tagli alla spesa. Ci spiega come funzionerà e può chiarire se i piccoli imprenditori devono preoccuparsi?

«Assolutamente no, anzi. Non saranno colpiti loro e, a differenza di quanto accaduto in passato con la vecchia spending review, non saranno colpite le amministrazioni locali. Il “contributo di solidarietà” sarà richiesto alle grandi realtà che hanno registrato margini indipendentemente dalle loro capacità. Penso in particolare alle banche: verseranno un anticipo sulle imposte differite che dovrebbe portare in cassa 3,5 miliardi, ma contiamo anche di più, risorse che saranno utilizzate per il Fondo Sanitario Nazionale».

Non è che alla fine le tasse sugli extra-profitti bancari finiranno per ricadere su imprese e famiglie, che potrebbero ritrovarsi più oneri per accedere ai finanziamenti?

«Vi invito a guardare i consolidati dei maggiori gruppi bancari, disponibili anche online, e a considerare il differenziale dei tassi di interesse attivi e passivi. Non faccio nomi, ma se pensate solo al principale gruppo bancario italiano, il differenziale è superiore ai 16 miliardi, e per le commissioni attive e passive ce ne sono altri 7. Parliamo di circa 23 miliardi totali della gestione caratteristica: capite bene che con somme del genere il contributo di solidarietà è semplicemente dovuto e non potrà essere ribaltato su imprese e consumatori. Parliamo di introiti, lo ribadisco, che non sono frutto della bravura delle singole banche, ma dei tassi della BCE».

Altro argomento che si è guadagnato titoli sui giornali e in tivù: l’aumento del costo del gasolio, che potrebbe toccare tutti i possessori di auto diesel e in particolare il sistema dell’autotrasporto.

«È stato approvato il decreto per l’allineamento di diesel e benzina, ma è ridotto a un aumento marginale, di un centesimo all’anno per cinque anni. Un aumento, peraltro, richiesto a livello europeo. Si chiama, non a caso, decreto a saldo zero, e prevede una compensazione che non avrà vere ripercussioni. Tenete anche presente che la volatilità dei costi di benzina e gasolio è giornaliera: stiamo parlando di un falso problema».

Infine vorremmo toccare un tema che tocca molto da vicino le imprese del Nord-Est e del Veneto in particolare: la recessione dell’economia tedesca incalza l’export della regione che, verso la Germania, ha registrato un -8,8% nel primo semestre 2024, con un calo nelle vendite di oltre 500 milioni di euro. Quali contromisure sono previste?

«Parliamo del primo partner nel Nord Est, lo dicono i numeri. Sappiamo bene quale sia il quadro e come dipendiamo da quello che succede in Germania, dove la recessione è però di carattere tecnico e legata alla ristrutturazione di alcuni sistemi. Il tema si lega a doppio filo con quello del settore automotive, trainante, e alla necessità di rivedere da subito il percorso del Green Deal: proprio questo tema è stato recentemente affrontato in Aula, dove è stata approvata la mozione della maggioranza che impegna il Governo ad avanzare una proposta in sede europea. La crisi dell'automotive tedesca, lo sappiamo, tocca le imprese del nostro territorio, non direttamente ma attraverso l’indotto. Ed è complessiva: in Germania, per quanto siano stati bloccati dal Governo, sono previsti 30 mila licenziamenti e, per la prima volta nella storia, la chiusura di alcune unità produttive della Volkswagen. Il problema c’è, io però vi invito a considerare i dati totali, che dicono che il tessuto economico italiano sta rispondendo, compensando la diminuzione delle esportazioni verso la Germania con la crescita verso altre aree geografiche: nel primo quadrimestre del 2024 l’Italia ha superato per la prima volta il Giappone nelle esportazioni e le proiezioni sui mesi successivi confermano questa tendenza. I dati sui mercati maturi sono in linea con gli anni scorsi e quelli suoi nuovi mercati attestano aumenti considerevoli».

 

Diego Zilio

Ufficio Stampa Confapi Padova

stampa@confapi.padova.it

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