Anche i presidenti degli ordini provinciali dei Consulenti del lavoro (Dalla Mutta), dei Commercialisti (Carolo) e degli Avvocati (Rossi) condividono le posizioni di Confapi Padova sul tema della moltitudine dei contratti di lavoro, che creano disparità e confusione. Carlo Valerio: «E’ giunto il momento di rivedere lo Statuto del lavoro, prevedendo tutele generali minime garantite di base, valide per chiunque. Una semplificazione normativa senza precedenti che potrebbe condurre alla vera flessibilità nel mondo del lavoro».
Rinnovo dei Contratti collettivi nazionali, un argomento al centro del dibattito politico ed economico. Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, ha recentemente portato all’attenzione il tema attraverso un proprio rapporto, dal quale emerge come un impiegato che svolge le stesse mansioni possa costare all’azienda oltre 6.000 euro in più all’anno a seconda del Ccnl applicato, ma anche come in busta paga, un magazziniere con compiti identici possa ricevere sino a 2.500 euro in meno netti se lavora nell’artigianato rispetto a uno occupato nel commercio.
Sull’argomento, l’opinione dell’Associazione è chiara e ben espressa dalle parole del presidente Carlo Valerio: «Oggi i Ccnl non regolano il lavoro in quanto tale, ma si basano su elementi “accessori” come il contesto, il settore, le dimensioni dell’azienda, il territorio in cui è situata. E’ nostra ferma opinione che sia giunto il momento di rivedere tutta la materia, passando dal superato quanto ideologizzato Statuto dei Lavoratori a un moderno e sicuramente democratico Statuto del Lavoro, prevedendo tutele e obblighi generali minimi garantiti di base, finalmente validi per chiunque lavori. Una semplificazione normativa senza precedenti che potrebbe condurre alla vera flessibilità nel mondo del lavoro».
Il centro studi di Confapi ha così raccolto anche le autorevoli opinioni di Stefano Dalla Mutta, Presidente dell’Ordine Consulenti del lavoro di Padova, Dante Carolo, Presidente dell’Ordine dei Commercialisti ed Esperti contabili di Padova e Francesco Rossi, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Padova. Scoprendo che la battaglia per la semplificazione normativa è condivisa, più di quanto non si possa pensare. Ecco il loro pensiero sulla questione.
DALLA MUTTA. «Oggi i contratti attivi per l’impresa manifatturiera sono 52: oggettivamente e inequivocabilmente troppi. Così come sono troppi i contratti a livello generale; da un normale prontuario ne ho contati ben 160. Molti sono relativi allo stesso settore, altri sono assolutamente residuali e potrebbero essere accorpati su settori simili. Tutto ciò genera confusione e, soprattutto, disparità di trattamento per i lavoratori dello stesso settore ma con contratti diversi. E invece non può esistere una differenza retributiva per la applicazione di un contratto piuttosto che un altro: a parità di mansioni dovrebbe esserci una parità retributiva. L’assunto sembra perfino banale ma, purtroppo, nella realtà accade il contrario. La troppa concertazione, mascherata quasi sempre con il nobile fine di tutelare i lavoratori, e la “smania di parte sociale” hanno causato una serie incredibile di storture e di disuguaglianze che non appare giustificabile.
Sono perfettamente d’accordo con Confapi, quando ritiene che a essere normato debba essere il lavoro e non le imprese e i lavoratori: chi lo può fare meglio dell’azienda e dei suoi lavoratori che lo vivono giorno dopo giorno?».
CAROLO. «Il numero dei contratti collettivi di lavoro è eccessivo e la medesima considerazione vale anche in altri ambiti rispetto a quello dell’impresa manifatturiera. La moltiplicazione dei contratti troppo spesso avviene anche all’interno dello stesso settore di attività, ed è espressione delle rappresentanze sindacali anziché delle effettive esigenze di regolamentazione. Un sistema più snello rappresenterebbe sicuramente un passo in avanti verso la semplificazione.
Il meccanismo dato dall’aumento delle retribuzioni su base storica, in considerazione del tasso di inflazione che avviene a ogni rinnovo contrattuale, non va nella direzione di premiare il merito, bensì verso un sistema in cui le retribuzioni sono sganciate da ogni parametro legato alla mansione, alla capacità e all’impegno concreto del lavoratore. Ecco perché è necessario iniziare a lavorare per ridurre le tipologie contrattuali per una vera semplificazione e uno snellimento dell’eccessiva burocrazia. Si tratta di riflessioni che la commissione di studio in materia di lavoro e contrattualistica dell’Ordine dei Commercialisti padovano sta portando avanti da tempo».
ROSSI. «A partire dai primi anni ’90 la giurisprudenza ha chiarito come l’art. 2070 del Codice civile si riferisca all’ordinamento corporativo, con la conseguenza che oggi un’impresa può adottare un contratto collettivo che non è riferito all’attività da questa svolta, con il solo limite che la disciplina contrattuale sia conforme ai criteri dell’art. 36 della Costituzione (cosa che si verifica sempre per i contratti nazionali): l’adozione di un contratto diverso rispetto all’attività è tutt’altro che infrequente ed è determinata dalla necessità o volontà di approfittare di alcune regolamentazioni ritenute più favorevoli. Con il che, un numero così elevato di contratti è del tutto inutile.
Le differenze di retribuzioni esistenti a parità di mansioni svolte non sono giustificabili e non hanno senso alcuno. Non solo, ma proprio quelle differenze spesso suggeriscono “migrazioni” da un contratto ad un altro che hanno la sola finalità di pagare meno a parità di prestazioni.
La funzione dell’avvocato è quella di tutelare chi si ritiene leso in un proprio diritto, non quella di approfittare di complessità normative per avere una ragione di esistere. Ben venga quindi ogni semplificazione normativa».
Le interviste integrali a Stefano Dalla Mutta, Dante Carolo e Francesco Rossi si possono leggere a questi link:
http://www.confapi.padova.it/notizie/archivio/gennaio-2016/dalla-mutta-160-contratti-attivi-in-italia-una-follia/
http://www.confapi.padova.it/notizie/archivio/febbraio-2016/carolo-la-moltiplicazione-dei-contratti-un-espressione-delle-rappresentanze-sindacali-e-non-un-effettiva-esigenza/
http://www.confapi.padova.it/notizie/archivio/febbraio-2016/rossi-troppe-imprese-adottano-contratti-diversi-dalla-propria-attivita-solo-per-pagare-meno/
A questo link la sintesi dello studio prodotto sull’argomento da Fabbrica Padova:
http://www.confapi.padova.it/notizie/archivio/dicembre-2015/perche-esistono-52-modi-diversi-di-normare-lo-stesso-lavoro/
Ecco come i media hanno riportato la notizia:
CONTRATTI: CONFAPI PADOVA, 160 CCNL ATTIVIT IN ITALIA UNA FOLLIA - FOCUS.IT 21 FEBBRAIO 2016
CONTRATTI: CONFAPI PADOVA, 160 CCNL ATTIVIT IN ITALIA UNA FOLLIA - ULTIMA-ORA 21 FEBBRAIO 2016
CONTRATTI: CONFAPI PADOVA, 160 CCNL ATTIVIT IN ITALIA UNA FOLLIA - SARDEGNA OGGI 21 FEBBRAIO 2016
CONTRATTI: CONFAPI PADOVA, 160 CCNL ATTIVIT IN ITALIA UNA FOLLIA - ILMETEO.IT 21 FEBBRAIO 2016
CONFAPI: SUI CCNL SI DEVE CAMBIARE PROSPETTIVA - CRONACA DEL VENETO 18 FEBBRAIO 2016
"CONTRATTI? SONO 160, UNA FOLLIA" - IL GAZZETTINO 18 FEBBRAIO 2016
Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova
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