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2025, L’ANNO CRUCIALE DELL’INDUSTRIA

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La Confapi Padova di oggi e di domani in prima linea con le istituzioni e sempre più stretta al fianco delle imprese. L’Associazione continua il percorso di crescita e di rafforzamento organizzativo per sfide sempre più ambiziose. L’intervista al presidente Marco Trevisan: «Torna vitale il ruolo di corpo intermedio per indirizzare l’agenda politica. Il Veneto modello d’eccellenza da preservare, sogniamo una regione eccellenza europea del business friendly».

 

Il 2025 si apre tra grandi aspettative e molte incertezze: politica, geopolitica, finanza e mercati in subbuglio e, al centro, le imprese. Sono questi i tempi al centro dell’intervista al presidente di Confapi Padova Marco Trevisan, che subito tiene a rimarcare: «La piccola e media industria privata continua a essere il motore e la colonna portante del sistema produttivo e dell’economia del nostro Paese. Sono i numeri ad attestarlo: nel complesso, le micro, piccole e medie imprese costituiscono il 99,9% del totale delle aziende del Veneto, percentuale che rispecchia, peraltro, quella presente in Italia. E, fra queste, sono più di 41 mila le imprese dell’industria manifatturiera, capaci di dare lavoro a oltre 420 mila persone. Sono numeri (di base Istat, ndr) che cito con orgoglio, perché confermano quale sia l’importanza strategica delle PMI per la crescita e la competitività locale e nazionale: il nostro obiettivo è proprio far sì che siano sempre più centrali nell’agenda istituzionale e che possano trovare risposte concrete alle loro istanze».

 

Presidente, si è chiuso un anno e il 2025 è appena iniziato, ancora all’insegna delle crisi geopolitiche che pesano sulle esportazioni delle imprese, comprese le prospettive dei dazi di Trump in Usa. Cosa dobbiamo aspettarci?

«Alle spalle abbiamo un anno caratterizzato da crisi geopolitiche significative che continuano a influenzare negativamente le nostre esportazioni. La guerra in Ucraina, che non accenna a terminare, ha creato tensioni sui mercati energetici e sulle catene di approvvigionamento, aumentando i costi e la volatilità dei prezzi. Inoltre, il conflitto in Medio Oriente aggiunge un ulteriore strato di instabilità, rendendo i mercati internazionali imprevedibili e complicando ulteriormente gli scambi commerciali.

Non dimentichiamo quanto il commercio con l’estero rivesta un ruolo di primo piano, tanto da pesare per il 38% sul totale del Pil del territorio. Le ripercussioni economiche di queste crisi si sentono anche in Italia, specialmente per le PMI padovane del settore manifatturiero, per le quali l’aumento dei costi energetici e delle materie prime ha ridotto i margini di profitto. La situazione in Germania e Francia, entrambi mercati cruciali per le nostre esportazioni, è preoccupante: la Germania, con una produzione industriale in calo, e la Francia, con le sue recenti turbolenze politiche, offrono meno opportunità e aumentano i rischi per le nostre aziende.

Anche il Canada, tradizionalmente un mercato stabile, sta mostrando segni di instabilità economica, il che complica ulteriormente le nostre strategie di internazionalizzazione. Per quanto riguarda i dazi proposti da Trump negli Stati Uniti, considero queste minacce più come una tattica elettorale che come una politica che vedrà una concreta applicazione. Tuttavia, l’incertezza politica negli Stati Uniti potrebbe comunque influenzare negativamente le decisioni di investimento e gli scambi commerciali.

Nonostante queste sfide, il tessuto industriale padovano ha dimostrato una certa resilienza. Le nostre imprese sono strutturate per affrontare le tempeste economiche, grazie a una diversificazione dei mercati e a una tradizione di innovazione e adattamento. Tuttavia, il contesto attuale è meno roseo rispetto a un anno fa. Le PMI dovranno continuare a monitorare attentamente gli sviluppi geopolitici, adottare strategie di mitigazione del rischio e forse esplorare nuovi mercati emergenti per compensare le perdite in quelli tradizionali. Il 2025 sarà un anno in cui la flessibilità e la capacità di adattamento saranno più cruciali che mai».

 

Gli indicatori economici più recenti elaborati da Veneto Congiuntura confermano che la ripresa non c’è ancora, e che anche l’export non tira più come prima. Scende la produzione industriale, che nel terzo trimestre del 2024 ha registrato una variazione destagionalizzata del -0,3% e un -1,9% relativamente a quella manifatturiera. E anche l’indicatore relativo alla raccolta ordini dal mercato estero presenta una dinamica in netta discesa se rapportato con lo stesso periodo dell’anno precedente (-3,4%). Alla luce di questi dati, come si può ripartire?

«L’Italia ha il vantaggio di vivere un momento di stabilità politica che non tutti i paesi possono dire di avere, e questo è un elemento cruciale per la ripresa economica. Inoltre, l’inflazione è sotto controllo: secondo le stime preliminari rilasciate dall’Istat, si mantiene stabile a +1,3%. Nel 2024, la crescita tendenziale dei prezzi al consumo è stata dell’1,0%, una significativa diminuzione rispetto al +5,7% del 2023, suggerendo che l’inflazione non è più un ostacolo insormontabile.

Questa stabilità dei prezzi potrebbe portare le banche centrali a ridurre ulteriormente i tassi di interesse, che erano stati mantenuti alti per contrastare l’inflazione. Una riduzione dei tassi potrebbe stimolare gli investimenti aziendali e incrementare i consumi, creando un circolo virtuoso nell’economia. Tuttavia, per vedere una ripresa tangibile, è necessario che questa politica monetaria più accomodante sia accompagnata da un miglioramento del contesto internazionale e da un deciso cambio di passo nelle politiche comunitarie, ma questo discorso meriterebbe una ben più ampia trattazione.

Le PMI devono quindi puntare su innovazione, diversificazione dei mercati di esportazione e su una maggiore efficienza operativa. Lo sviluppo su nuovi mercati resta sempre una strategia vincente, ma occorre ricordare che abbiamo un mercato unico europeo enorme all’interno del quale crescere, senza barriere. Inoltre, l’adozione di tecnologie avanzate e pratiche di sostenibilità può migliorare la competitività delle nostre aziende, sia in termini di costi che di reputazione.

Se mi consentite una battuta, abbiamo chiuso un anno bisestile dopo che già il 2020 non era stato certo favorevole; quasi quasi comincio a crederci... E, oggi, voglio essere ottimista, confidando che queste condizioni possano innescare la ripresa di cui abbiamo bisogno, anche se non sarà immediata. Dopo due anni di calo nella produzione industriale, ogni segnale positivo è benvenuto».

 

Tra i temi caldi c’è sicuramente quello del caro energia. L’annuncio di Gazprom di interrompere le forniture di gas alla Moldavia a partire dall’inizio di gennaio segnala un aumento del rischio di una grave crisi energetica e umanitaria in Europa.

«L’interruzione delle forniture di gas in Moldavia, combinata con la devastazione delle infrastrutture energetiche in Ucraina e il mancato rinnovo dell’accordo di transito del gas tra Russia e Ucraina, fa presagire un inizio del 2025 estremamente complicato per la sicurezza energetica europea.

La nuova Commissione Europea deve affrontare questa crisi con urgenza. Il caro energia colpisce in maniera sproporzionata i paesi con una maggiore dipendenza storica dal gas russo. Ad esempio mentre in Italia il prezzo del gas si aggira intorno ai 50 €/MWh, in Francia grazie al mix energetico che include una significativa quota di energia nucleare, i costi energetici sono considerevolmente più bassi, arrivando ai circa 30 €/MWh della Germania, creando un profondo divario competitivo. Questo pone il Governo italiano davanti alla necessità improcrastinabile di sostenere le PMI industriali, che non beneficiano delle misure di supporto previste per le aziende energivore. Ma il problema è evidentemente strutturale e richiederebbe visione e investimenti di lungo e lunghissimo periodo. Al momento non pervenuti».

 

Altro tema caldo è quello legato all’automotive e alla crisi tedesca. Che ripercussioni dobbiamo attenderci?

«La crisi dell’industria automobilistica tedesca ha un impatto diretto e indiretto su di noi, specialmente sulla subfornitura meccanica. L'indotto tedesco è vitale per molte nostre aziende, ma vediamo ormai una riduzione degli ordini che si ripercuote a cascata su chi lavora per i fornitori principali.

La mia posizione, in linea con Confapi nazionale, è di spingere per una transizione verso l’elettrico meno radicale, favorendo soluzioni come il bifuel e il biodiesel, dove l’Italia è forte.

Tuttavia, per affrontare seriamente il gap tecnologico che l’industria europea dell’automotive sta vivendo, servono investimenti massicci. Come proposto dall'agenda Draghi, dobbiamo puntare su una strategia industriale che coinvolga ricerca e sviluppo, innovazione nella produzione e formazione per nuove competenze. Senza questi investimenti, rischiamo di perdere competitività non solo rispetto alla Germania ma anche nei confronti dei giganti asiatici, che avanzano rapidamente nel settore delle auto elettriche rischiando di staccarci in maniera irreversibile. Dobbiamo agire ora per una transizione sostenibile e competitiva».

 

Poi ci sono le questioni locali. Ci aspetta un intenso e turbolento periodo di campagna elettorale in vista del termine delle elezioni regionali…

«Il Veneto è spesso citato come una delle regioni italiane più virtuose, eccellendo in classifiche di performance in quasi tutti gli ambiti.

Per gli imprenditori, l’efficienza, la stabilità e il buon governo sono fondamentali. La nostra regione è nota per il suo tessuto imprenditoriale robusto, con un'alta presenza di imprese familiari che necessitano di un ambiente normativo e amministrativo stabile per prosperare. Questo clima di fiducia e prevedibilità è essenziale per stimolare investimenti e innovazione. È auspicabile, quindi, che le scelte che influenzano la vita dei cittadini veneti siano affidate direttamente a loro, piuttosto che essere il risultato di giochi di potere lontani dalle esigenze locali.

Tuttavia, per trasformare il Veneto in un'eccellenza europea del business friendly, capace di attrarre investimenti internazionali e di riportare in Italia la grande industria trainante, c'è ancora molto da fare. La regione deve potenziare la sua attrattività per gli investitori, gli ambiti sono davvero molteplici. Infrastrutture, burocrazia, incentivi ma anche Università, ricerca, qualità della vita… Questo richiede non solo una classe dirigente preparata e motivata da una visione comune ma anche una necessaria maggiore autonomia delegata.

La riforma dell’autonomia differenziata rappresenta, quindi, un'opportunità imperdibile non solo per il Veneto ma per l'intero paese. Assegnando maggiori deleghe a chi ha dimostrato capacità gestionali virtuose, si potrebbe migliorare l'efficienza amministrativa e la responsabilità politica, favorendo un ambiente più favorevole per le imprese. Avvicinando le istituzioni ai cittadini e alle imprese locali, potenziamo la capacità di risposta alle esigenze specifiche del territorio».

 

Veniamo al ruolo di Confapi Padova. Cosa possiamo aspettarci dal 2025?

«Continuiamo a lavorare in ottica di crescita e di consolidamento della nostra comunità imprenditoriale e abbiamo le idee molto chiare su come farlo.

Confapi Padova continuerà nel percorso intrapreso di radicamento oltre la cintura metropolitana, rafforzando la sua radice sul territorio per essere sempre più vicina alle aziende locali che in numero sempre maggiore vi aderiscono. L'evento di fine anno a Campo San Martino, con la partecipazione di 500 ospiti e del Presidente della Regione Zaia, ha dimostrato un forte supporto alla nostra missione, sottolineando l'importanza della capillarizzazione sul territorio, specialmente nell’Alta Padovana.

Confapi continuerà a coltivare lo spirito di Comunità che la anima e la contraddistingue, intensificando i momenti di incontro e ascolto, rafforzando i legami tra le persone prima che tra le imprese. Questo approccio mutualistico è alla base della nostra identità associativa che non intendiamo perdere, bensì implementare.

Dedicheremo maggiore energia alla valorizzazione del ruolo di Confapi quale “corpo intermedio”, tramite essenziale tra imprese e istituzioni, sia pubbliche che private, per facilitare un dialogo costruttivo. Un dialogo che non può essere considerato secondario e non mancheremo pertanto di fare arrivare la voce delle PMI laddove questa è necessaria. Ovviamente, pretenderemo che questa venga ascoltata.

Non mancheremo ovviamente di continuare ad assistere le nostre imprese, intensificando gli sforzi per dare all’Associazione il ruolo di guida per le aziende, offrendo assistenza costante e continuativa. Questo include supporto nella puntuale informazione per comprendere e adattarsi ai cambiamenti economici, normativi, tecnologici e culturali.

Infine servire. Attraverso la partecipata Veneto Più continueremo a garantire con rinnovato vigore la formazione continua e il sostegno agli investimenti delle nostre PMI, consolidando Confapi come partner primario nello sviluppo delle imprese associate.

Tra le nuove iniziative che aspettano Confapi Padova mi permetto di anticiparne una alla quale sono particolarmente legato: lavoreremo sullo sviluppo del “Gruppo Investitori” iniziativa da me promossa prima di assumere la presidenza. Alle PMI serve un mercato di capitali: in un contesto economico dove le aziende sono chiamate a operazioni straordinarie per garantire continuità, trasformazione, competitività e processi aggregativi occorre fare sintesi di strumenti, competenze, buone prassi e servizi innovativi. Noi siamo pronti.

Con una Giunta di Presidenza solida composta di nove componenti di cui quattro vicepresidenti, ci siamo messi al lavoro. Il percorso è ambizioso ma siamo imprenditori, le sfide ci appassionano».

 

Diego Zilio

Ufficio Stampa Confapi Padova

stampa@confapi.padova.it

 

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