CONFAPI: «IL RISCHIO PARADOSSALE È CHE LE PICCOLE INDUSTRIE SI SVUOTINO NON PER MANCANZA DI LAVORO, MA DI LAVORATORI»
Dopo aver dato voce ai propri imprenditori portando il problema all’attenzione dei media, Confapi ha analizzato quali sono i settori in cui il mismatch tra la domanda di forza lavoro delle imprese e l’offerta formativa è più ampio. Il presidente Carlo Valerio: «Le nostre aziende hanno bisogno di giovani che preservino la cultura della manifattura e della trasformazione meccanica».
Quando il lavoro c’è, ma mancano i lavoratori. La realtà è questa: in alcuni settori le imprese hanno difficoltà sia a reperire diplomati che laureati, a Padova come, in diverse misure, nel resto del Paese. Nel territorio provinciale è faticosa una ricerca su due per quanto riguarda un diplomato di indirizzo meccanico. Ma, per le aziende, è a rischio il successo di più di una ricerca di laureati nei campi dell’ingegneria elettronica e dell’informazione (difficoltà di reperimento al 66,2%) e dell’ingegneria industriale (qui si sale addirittura al 72,6%). Dopo aver dato voce ai propri imprenditori, che hanno testimoniato la difficoltà a trovare risorse umane per la propria azienda (le interviste sono disponibili ai link in coda al testo), Confapi, attraverso il proprio centro studi Fabbrica Padova, ha preso in esame i dati emersi dall’ultima indagine Unioncamere-Excelsior relativi alle previsioni occupazionali delle imprese private dell’industria e dei servizi, tarati sul territorio. Ne risulta che, tra i mesi di agosto e ottobre 2017, nelle aziende padovane sono state programmate circa 16.560 entrate (nella regione 86.300 e, complessivamente, in Italia circa 876.000), nel 32% dei casi con contratti stabili, ossia con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato. Ebbene, in provincia in 28 casi su 100 le imprese prevedono di avere difficoltà a trovare i profili desiderati. Una percentuale che sale vertiginosamente in alcuni settori, proprio quelli che, più nello specifico, riguardano il tessuto industriale del territorio.
«Sono dati comuni a tutto il Paese, pur con qualche variazione. Ed è curioso incrociarli con quelli di una recente indagine Eurostat, da cui emerge una sorta di paradosso» evidenzia Davide D’Onofrio, direttore di Confapi Padova. «Da un lato l’Italia è il fanalino di coda in Europa per numero di laureati, perché solo il 25,3% degli italiani tra i 30 e i 34 anni ha un titolo accademico in tasca, rispetto alla media continentale del 38%. Dall’altro, i pochi che riescono a raggiungere il traguardo faticano a trovare un lavoro o lo ottengono non in linea con il proprio curriculum: appena il 53,9% è occupato a tre anni dal titolo (rispetto all’82% della media Ue), mentre la metà dei giovani occupati a 5 anni dal conseguimento del titolo utilizza in misura ridotta o per nulla le conoscenze acquisite nel percorso di studi. In alcuni settori, però, il numero di laureati “sfornati” è assolutamente insufficiente rispetto alle esigenze delle aziende. Un mismatch tra domanda e offerta che assume proporzioni drammatiche proprio nel settore manifatturiero. È chiaro che non si deve generalizzare, né quando si parla dell’offerta formativa universitaria, né se si allarga il ragionamento all’offerta formativa degli istituti professionali: nello specifico, l’Università di Padova è un’assoluta e riconosciuta eccellenza. Allo stesso tempo, tuttavia, viene da chiedersi se le università stanno perdendo il proprio radicamento in una realtà che ha esigenze peculiari, e se ascoltano le esigenze delle imprese in misura adeguata».
Sul tema interviene Carlo Valerio, presidente di Confapi Padova: «Al di là di ogni banalizzazione cui abbiamo dovuto assistere, con il percorso affrontato in queste settimane ascoltando i nostri imprenditori abbiamo voluto porre in evidenza la grande distanza tra la domanda di lavoro e l’offerta di formazione. Un problema che riguarda sia gli istituti professionali, a cui è richiesta una maggiore integrazione con il mondo dell’impresa attraverso percorsi obbligatori di alternanza scuola-lavoro, sia le università, chiamate a formulare corsi parametrati sulla domanda di lavoro. Per essere davvero efficaci, in entrambi i casi sarebbe indispensabile tener conto della specificità delle esigenze del territorio in cui si inseriscono, studiando, dove possibile, collaborazioni strutturali» afferma Valerio. «In Veneto e a Padova in particolare esiste un tessuto di aziende metalmeccaniche solide, che lavorano per conto terzi ed esportano soprattutto in Germania. Aziende che hanno bisogno di giovani che preservino la cultura della manifattura e della trasformazione meccanica. Il rischio paradossale è che le piccole industrie si svuotino non per mancanza di lavoro, ma di lavoratori».
Ecco come i mezzi d'informazione hanno ripreso lo studio di Fabbrica Padova:
IL LAVORO C'E', MA NON SI TROVANO OPERAI - IL GAZZETTINO DI PADOVA (PRIMA PAGINA) 22 SETTEMBRE 2017
E' ALLARME, MANCANO OPERAI MECCANICI - IL GAZZETTINO DI PADOVA 22 SETTEMBRE 2017
LAVORO: CONFAPI PADOVA, UN OPERAIO MECCANICO SU DUE NON SI TROVA - AFFARI ITALIANI 21 SETTEMBRE 2017
LAVORO: CONFAPI PADOVA, UN OPERAIO MECCANICO SU DUE NON SI TROVA - METRO NEWS 21 SETTEMBRE 2017
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Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova
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