Confapi: «Siamo a disposizione delle nostre aziende, ma non è da qui che passa il rilancio»
Sono circa 70 mila le imprese grandi e piccole del Padovano pronte a fare richiesta del contributo a fondo perduto previsto dal Dl Rilancio. Il 15 giugno il portale dell’Agenzia delle Entrate, alla sua sezione relativa a "Fatture e Corrispettivi", ha aperto una nuova sezione per accogliere le domande delle imprese. Ci sono 60 giorni per la presentazione della domanda (la scadenza sarà infatti il 13 agosto prossimo) come pure la definizione di un plafond specifico e consistente (6, 2 miliardi di euro) tale da garantire a tutti l’accesso allo strumento. Si partirà da un minimo di 2 mila euro per chi ha un fatturato bassissimo fino ad arrivare a un massimo di 40 mila per le imprese che nel corso del 2019 hanno fatturato 5 milioni. Secondo il ministro Patuanelli, i soldi a fondo perduto potranno essere richiesti dalle aziende con fatturato annuo da 0 a 5 milioni di euro che abbiano subito un calo del fatturato di almeno il 33% rispetto a quello dello scorso anno.
Il contributo a fondo perduto a favore delle imprese e delle partite Iva danneggiate dal lockdown è previsto dall’articolo 25 del DL Rilancio. Con il provvedimento è stato rilasciato il modello per la richiesta, che potrà essere inviato – dal 15 giugno al 24 agosto, anche avvalendosi di un intermediario – mediante il canale telematico Entratel, oppure mediante un’apposita procedura web che l’Agenzia delle Entrate attiverà all’interno del portale Fatture e Corrispettivi del sito www.agenziaentrate.gov.it. Il testo delle disposizioni e la guida sono disponibili nell’area riservata del sito Confapi.org.
«Confapi Padova è a disposizione per sostenere i propri associati nella presentazione della domanda», afferma il direttore Davide D’Onofrio. «I dati che abbiamo a disposizione grazie alla recente indagine congiunturale del nostro centro studi Fabbrica Padova confermano che 8 aziende su 10 del settore manifatturiero hanno i requisiti per presentarla. Detto questo, non possiamo non sottolineare come una misura del genere rappresenti un sasso lanciato nello stagno: quelle in ballo sono cifre insufficienti per un investimento produttivo o per garantire lo stipendio a un collaboratore, possono aiutare un negoziante nel pagamento delle tasse, ma incidono pochissimo per un’impresa manifatturiera. La ripartenza del nostro tessuto economico passa attraverso misure che favoriscano gli investimenti e rilancino la competitività, non da contributi di questo genere».
Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova