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ALLARME FMI: L’ITALIA FATTORE DI RISCHIO GLOBALE. Valerio: «È la fotografia di una realtà in peggioramento»

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Le cause? Domanda interna debole e alto rendimento dei titoli di Stato

«L’allarme Fmi sul rischio Italia? Un fatto negativo, purtroppo, ma inevitabile, dato che la stessa Banca d’Italia ha ridotto il tasso di crescita allo 0,6%. Ciò vuol dire, che non si tratta di complotto di cattivi finanziari internazionali nei confronti del nostro paese, ma la fotografia di una condizione economica in peggioramento». Così il presidente di Confapi Padova Carlo Valerio commenta all’agenzia Adnkronos le reazioni all’allarme lanciato dal Fondo Monetario Internazionale sull’Italia, in un lancio molto ripresa dai mezzi di comunicazione.

E il presidente di Confapi Padova spiega che: «Le misure previste dalla manovra per lo sviluppo del Paese sono fantasiose, demagogiche e non orientate alla crescita, perché sia il reddito di cittadinanza che Quota 100 hanno tolto risorse per lo sviluppo. Guardano al passato, a chi è già garantito» commenta, «e non al futuro, ai giovani. E Quota 100 non porterà ad alcun turn over con l’ingresso di giovani al posto di chi andrà in pensione: anche questo è una misura demagogica. Quindi, bisogna cambiare decisamente registro», conclude deciso.

Ma perché dopo Bankitalia, anche il Fondo monetario internazionale ha rivisto al ribasso le previsioni sulla crescita economica attesa per l’Italia nel 2019? L’aggiornamento del World Economic Outlook, diffuso a Davos, stima per il Paese un Pil in crescita dello 0,6%, con un taglio di 0,4 punti rispetto al dato comunicato lo scorso ottobre. Confermata invece per il 2020 una crescita dello 0,9%. Alla base della revisione al ribasso, spiega il Fondo, la domanda interna più debole “per via delle preoccupazioni sui titoli pubblici e sui rischi finanziari” e l’aumento dei costi di finanziamento, con un livello di rendimenti di titoli di Stato che resta “elevato” anche se “è sceso dal picco toccato a metà ottobre dopo l'accordo sul bilancio raggiunto con la Commissione europea. Si tratta peraltro di un andamento - continua il WEO - che contrasta con quello dei rendimenti dei principali titoli di stato, con un calo particolarmente forte per quelli di Germania, Usa e Regno Unito”.

Il Fondo Monetario Internazionale conferma per il 2018 una crescita mondiale del 3,7% ma taglia le stime per l’anno in corso a +3,5% per via anche degli “effetti negativi dell’aumento dei dazi" deciso da Usa e Cina. Nell'aggiornamento del World Economic Outlook il Fondo evidenzia fra i motivi del rallentamento - già emerso nell'ultimo trimestre 2018 - anche il peso della situazione in Italia, l'andamento del settore automobilistico in Germania e una contrazione dell'attività economica in Turchia più forte del previsto. E, guardando all’orizzonte di breve termine, per l’Fmi “i rischi alla crescita globale sono orientati al ribasso”, con “l’escalation delle tensioni commerciali che resta una fonte primaria” di problemi. Fra le minacce anche una Brexit senza accordo e un rallentamento della Cina più forte del previsto.

Ecco alcuni degli articoli usciti con il lancio dell'AdnKronos:

FMI: VALERIO (CONFAPI PADOVA), "FOTOGRAFIA REALTA' IN PEGGIORAMENTO" - LIBERO QUOTIDIANO 22 GENNAIO 2019

FMI: VALERIO (CONFAPI PADOVA), "FOTOGRAFIA REALTA' IN PEGGIORAMENTO" - IL DUBBIO, 22 GENNAIO 2019

FMI: VALERIO (CONFAPI PADOVA), "FOTOGRAFIA REALTA' IN PEGGIORAMENTO" - PADOVANEWS, 22 GENNAIO 2019

FMI: VALERIO (CONFAPI PADOVA), "FOTOGRAFIA REALTA' IN PEGGIORAMENTO" - CATANIA OGGI 22 GENNAIO 2019

Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova
stampa@confapi.padova.it

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