Cambia il regolamento che riguarda le cosiddette white list, ovvero gli elenchi dei fornitori, prestatori di servizi ed esecutori non soggetti a tentativo di infiltrazione mafiosa. D’ora in poi, chi vorrà ottenere contratti e subappalti nei settori considerati a maggiore rischio di inquinamento da parte della criminalità dovrà risultare iscritto negli elenchi delle prefetture.
Il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri rende l’iscrizione alle white list vincolante, eliminando le ambiguità esistenti nel regolamento del 2013 con cui sono stati istituiti gli albi delle imprese “pulite”.
L’aggiornamento normativo impatta principalmente sulle tantissime imprese che operano nei nove settori considerati a maggior rischio infiltrazione dalla legge Anticorruzione, ossia le attività legate a trasporti (materiali in discarica e smaltimento rifiuti), movimento terra, ciclo del cemento e del bitume (confezionamento, fornitura e trasporto), fornitura di ferro, noleggi, autotrasporti per conto terzi, guardiania dei cantieri.
Il provvedimento chiarisce, infatti, definitivamente che le aziende operanti in questi settori non potranno ottenere appalti pubblici o subaffidamenti senza iscrizione. Il decreto prova anche a raccordare le white list con la banca dati unica antimafia istituita a gennaio 2016, seppur col rischio di qualche sovrapposizione. Potrebbe, infatti, verificarsi che un’impresa abbia richiesto l’iscrizione alle white list, ma non risulti ancora tracciata dalla banca dati. In questo caso, si attiverebbero le procedure ordinarie previste dal codice antimafia, ossia controlli sull’impresa, da concludere entro un massimo di 30 giorni (45 nei casi più complessi). Allo scadere del termine, la stazione appaltante potrà concludere il contratto, con la facoltà di revocarlo (fatte salve le opere già eseguite) nel caso di esito negativo dei controlli.
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