ARMA, UNIVERSITÀ E IMPRESE INSIEME CONTRO LE MAFIE:
«UN MALE RADICATO NEL NORD EST. DA ESTIRPARE»
Confapi al convegno nell’Aula Magna del Bo. «Prevenire e formare parole chiave nella lotta contro i clan»
Il presidente di Confapi Padova Carlo Valerio è stato fra i relatori del convegno “Economia delle mafie e territorio”, organizzato dal Comando della Legione Carabinieri del Veneto e dall’Università degli Studi di Padova nell’Aula Magna del Bo: «Come Confapi abbiamo inserito nella nostra business school, S.Pa.D.A, alcuni moduli di approfondimento sul tema della legalità e sulla prevenzione rispetto al rischio di infiltrazioni criminali nella nostra economia». Insieme al presidente Valerio, la dott.sa Sara Zoppellaro, psicologa e docente per S.Pa.D.A. su legalità e business ethics.
L’incontro, organizzato per affrontare il tema della presenza delle organizzazioni di tipo mafioso nel territorio veneto, ha messo a confronto forze dell’ordine, magistratura, studiosi, operatori economici e ordini professionali. L’evento è stato realizzato a fronte dei numerosi casi di infiltrazione di stampo mafioso portati alla luce in Veneto e nel Nord Italia negli ultimi mesi, a cui hanno fatto da contraltare alcune maxi operazioni delle forze dell’ordine tra cui l’Operazione Camaleonte che a marzo ha portato all’arresto di più di trenta persone. Particolare attenzione è stata rivolta alla fondamentale collaborazione da parte della popolazione, non solo nel segnalare ma anche nel saper cogliere i segnali dell'infiltrazione della malavita, una realtà ormai estremamente radicata nel tessuto economico veneto. Non un fenomeno passeggero dunque, ma un male che necessita di essere estirpato alla radice.
«L’indispensabile lavoro delle Forze dell’ordine e della magistratura è concentrato soprattutto sul “dopo”: prima viene commesso un reato, poi si interviene per trovare chi l’ha commesso. Ma, come ha ricordato il Generale La Gala, la lotta per difendere la legalità è complessa, deve iniziare prima e richiede la partecipazione di tutti. Ed è qui che possono e devono intervenire le associazioni di categoria come la nostra, in particolare se parliamo di infiltrazioni mafiose nel territorio», ha sottolineato il presidente Valerio. «Proprio perché siamo radicati nel tessuto economico, abbiamo la possibilità di capire se i nostri imprenditori sono potenzialmente esposti a situazioni di rischio e dobbiamo aiutarli se hanno paura a denunciare anomalie. Il nostro compito deve essere soprattutto quello di prevenire, agire prima che l’imprenditore ceda e si faccia prendere dalla tentazione di ricorrere a scorciatoie illegali, fornendo gli strumenti per riconoscere il pericolo ed evitarlo. Mentre gli enti pubblici, come Comuni, Province, Regioni hanno l’obbligo di far svolgere ore formative su questi temi ai propri dipendenti, per i privati questo obbligo non esiste. È anche per ovviare a questa mancanza che, come Confapi, abbiamo voluto che all’interno di “S.pa.da”, la nostra scuola di alta formazione dedicata a imprenditori e manager, da poco ripartita, fosse inserito uno specifico modulo di approfondimento sulle mafie».
Al seminario hanno partecipato il comandante interregionale dei carabinieri, Generale Enzo Bernardini, e il comandante della Legione Carabinieri Veneto, Generale Giuseppe La Gala, oltre al rettore Rosario Rizzuto che ha aperto la cerimonia con i saluti. Presenti anche i procuratori Antonio Mura e Bruno Cherchi, che ha aperto il suo intervento sottolineando: «Più che di infiltrazioni dobbiamo parlare di un vero radicamento delle mafie nel territorio». Con loro anche l’assessore ai lavori pubblici, infrastrutture e trasporti del Veneto, Elisa De Berti.
Ma qual è il sistema usato per incunearsi negli angoli bui dell’imprenditoria locale? Le forze dell’ordine hanno potuto ricostruirlo nel dettaglio: si comincia con un aiuto economico, un sostegno a cui viene però applicato un tasso d’interesse che arriva al 300%. A quel punto la falla c'è, per allargarla si prova con le minacce e, se non funziona, si passa alla violenza fisica. In poco tempo membri del clan vengono piazzati all’interno dell’impresa, con ruoli di dipendente ma anche di dirigente o amministratore, giungendo a rivoltare l’assetto societario delle ditte in cui la cosca si era inserita e a estromettere i legittimi proprietari. Messa sotto controllo l’azienda, la si poteva utilizzare per riciclare denaro sporco – in gran parte frutto di spaccio – ma anche per produrre fatturazioni false che permettevano di accantonare i soldi dell’Iva mai versati all’erario.
Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova
stampa@confapi.padova.it
Confapi al convegno nell’Aula Magna del Bo. «Prevenire e formare parole chiave nella lotta contro i clan»
Il presidente di Confapi Padova Carlo Valerio è stato fra i relatori del convegno “Economia delle mafie e territorio”, organizzato dal Comando della Legione Carabinieri del Veneto e dall’Università degli Studi di Padova nell’Aula Magna del Bo: «Come Confapi abbiamo inserito nella nostra business school, S.Pa.D.A, alcuni moduli di approfondimento sul tema della legalità e sulla prevenzione rispetto al rischio di infiltrazioni criminali nella nostra economia». Insieme al presidente Valerio, la dottoresa Sara Zoppellaro, psicologa e docente per S.Pa.D.A. su legalità e business ethics. Ecco cosa è emerso dall'incontro.
L’incontro, organizzato per affrontare il tema della presenza delle organizzazioni di tipo mafioso nel territorio veneto, ha messo a confronto forze dell’ordine, magistratura, studiosi, operatori economici e ordini professionali. L’evento è stato realizzato a fronte dei numerosi casi di infiltrazione di stampo mafioso portati alla luce in Veneto e nel Nord Italia negli ultimi mesi, a cui hanno fatto da contraltare alcune maxi operazioni delle forze dell’ordine tra cui l’Operazione Camaleonte che a marzo ha portato all’arresto di più di trenta persone. Particolare attenzione è stata rivolta alla fondamentale collaborazione da parte della popolazione, non solo nel segnalare ma anche nel saper cogliere i segnali dell'infiltrazione della malavita, una realtà ormai estremamente radicata nel tessuto economico veneto. Non un fenomeno passeggero dunque, ma un male che necessita di essere estirpato alla radice.
«L’indispensabile lavoro delle Forze dell’ordine e della magistratura è concentrato soprattutto sul “dopo”: prima viene commesso un reato, poi si interviene per trovare chi l’ha commesso. Ma, come ha ricordato il Generale La Gala, la lotta per difendere la legalità è complessa, deve iniziare prima e richiede la partecipazione di tutti. Ed è qui che possono e devono intervenire le associazioni di categoria come la nostra, in particolare se parliamo di infiltrazioni mafiose nel territorio», ha sottolineato il presidente Valerio. «Proprio perché siamo radicati nel tessuto economico, abbiamo la possibilità di capire se i nostri imprenditori sono potenzialmente esposti a situazioni di rischio e dobbiamo aiutarli se hanno paura a denunciare anomalie. Il nostro compito deve essere soprattutto quello di prevenire, agire prima che l’imprenditore ceda e si faccia prendere dalla tentazione di ricorrere a scorciatoie illegali, fornendo gli strumenti per riconoscere il pericolo ed evitarlo. Mentre gli enti pubblici, come Comuni, Province, Regioni hanno l’obbligo di far svolgere ore formative su questi temi ai propri dipendenti, per i privati questo obbligo non esiste. È anche per ovviare a questa mancanza che, come Confapi, abbiamo voluto che all’interno di “S.pa.da”, la nostra scuola di alta formazione dedicata a imprenditori e manager, da poco ripartita, fosse inserito uno specifico modulo di approfondimento sulle mafie».
Al seminario hanno partecipato il comandante interregionale dei carabinieri, Generale Enzo Bernardini, e il comandante della Legione Carabinieri Veneto, Generale Giuseppe La Gala, oltre al rettore Rosario Rizzuto che ha aperto la cerimonia con i saluti. Presenti anche i procuratori Antonio Mura e Bruno Cherchi, che ha aperto il suo intervento sottolineando: «Più che di infiltrazioni dobbiamo parlare di un vero radicamento delle mafie nel territorio». Con loro anche l’assessore ai lavori pubblici, infrastrutture e trasporti del Veneto, Elisa De Berti.
Ma qual è il sistema usato per incunearsi negli angoli bui dell’imprenditoria locale? Le forze dell’ordine hanno potuto ricostruirlo nel dettaglio: si comincia con un aiuto economico, un sostegno a cui viene però applicato un tasso d’interesse che arriva al 300%. A quel punto la falla c'è, per allargarla si prova con le minacce e, se non funziona, si passa alla violenza fisica. In poco tempo membri del clan vengono piazzati all’interno dell’impresa, con ruoli di dipendente ma anche di dirigente o amministratore, giungendo a rivoltare l’assetto societario delle ditte in cui la cosca si era inserita e a estromettere i legittimi proprietari. Messa sotto controllo l’azienda, la si poteva utilizzare per riciclare denaro sporco – in gran parte frutto di spaccio – ma anche per produrre fatturazioni false che permettevano di accantonare i soldi dell’Iva mai versati all’erario.
Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova
stampa@confapi.padova.it