CONFAPI: BASTA SOLUZIONI TAMPONE, IL GOVERNO DEVE DARCI CERTEZZE
Invece che trovare una soluzione con i tagli alla spesa si è scelto di procrastinare di un anno l’aumento dei due punti percentuali previsto dalle clausole di salvaguardia. Il rischio, nel territorio veneto, è quello di un aggravio di circa 3 miliardi di imposte indirette. Carlo Valerio: «La Legge di Stabilità appena presentata prevede l’ennesimo rinvio al domani delle correzioni alla spesa pubblica che si sarebbero dovute fare ieri».
La spada di Damocle dell’aumento dell’Iva continua a pendere sulla testa di imprenditori e consumatori. Se è vero che, come deciso dalla Legge di Stabilità appena promulgata, nel 2016 l’Iva non salirà nemmeno di un decimale, è altrettanto vero che il rialzo non è stato cancellato ma solo procrastinato di dodici mesi. A quanto risulta, infatti, il programma del Governo è quello di coprire i 26 miliardi che è necessario recuperare in base alla clausola di salvaguardia con l’aumento dell’Iva di 3 punti percentuali a partire dal 1° gennaio 2017, sommando i due punti “neutralizzati” quest’anno e il punto percentuale già previsto per quella data.
Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, già nel corso dell’ultimo anno aveva calcolato quanto il possibile aumento avrebbe pesato sul territorio veneto e padovano. E ora ha semplicemente rivisto i conti in base alle ultime disposizioni, sommando l’aggravio del 2016 a quello già programmato per l’anno successivo: si arriva a un carico di imposte indirette di circa 3 miliardi di euro sull’economia regionale e circa 617 milioni su quella della provincia. Queste le conseguenze di un aumento di 3 punti percentuali dell’Iva. Una stima a cui Fabbrica Padova è arrivata calcolando quanto incida il Pil del territorio sul Prodotto interno lordo del Paese.
«Bene per il rinvio, male per la mancata cancellazione. La Legge di Stabilità 2016 appena presentata prevede, ahinoi, l’ennesimo rinvio al domani delle correzioni alla spesa pubblica che si sarebbero dovute fare ieri» commenta Carlo Valerio, presidente di Confapi Padova. «Abbiamo più volte evidenziato come un aumento dell’Iva avrebbe conseguenze potenzialmente letali sulla nostra economia, portando a un aumento dei prezzi che nuocerebbe ai consumi, riducendo di conseguenza i ricavi. Oggi più che mai gli imprenditori per poter tornare a investire avrebbero bisogno di risposte certe e sicurezze, e invece l’impressione è che il governo si limiti alle promesse senza che a queste corrispondano sufficienti e necessarie riduzioni di spesa».
«Un punto dovrebbe essere chiaro a chi ci governa: le incertezze frenano qualsiasi investimento. Su Ires, Irap e Imu chi può essere sicuro di quanto si pagherà domani?» prosegue Valerio nella sua analisi. «Come Confapi abbiamo sempre riconosciuto i meriti delle scelte adottate dal Governo quando era il caso di farlo ma allo stesso tempo, senza prese di posizioni aprioristiche e preconcetti dettati dall’ideologia, non possiamo non evidenziare anche ciò che non va nella manovra. Vale per la scelta di detassare gli immobili a uso abitativo, quando sarebbe stato invece necessario detassare i capannoni industriali. E vale per il rinvio dell’aumento dell’Iva. Da imprenditori ci aspettavamo misure diverse».
Ampio risalto da Gazzettino e Padovaoggi allo studio di Fabbrica Padova:
IVA, UNA MINACCIA DA 600 MILIONI - IL GAZZETTINO 22 OTTOBRE 2015
Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova
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