In fondo, è stato un po’ come ritornare a casa. Massimo Bitonci, esponente di primo piano della Lega, già sindaco di Padova e di Cittadella, era stato sottosegretario al Ministero dell’Economia nel primo Governo Conte. Oggi ha assunto la stessa carica nel MIMIT, il Ministero delle imprese e del made in Italy (l’ex MISE). In questa intervista esclusiva per Confapi Padova spiega come si muoverà il Governo Meloni nei prossimi mesi, tra Legge di Bilancio, Decreto Aiuti Quater, Superbonus e Flat Tax.
Onorevole Bitonci, prima una curiosità. Ai vertici del MIMIT ci sono due padovani, lei e il Ministro Adolfo Urso, esponente di Fratelli d’Italia: com’è partita quest’inedita collaborazione?
«Esco proprio adesso da una riunione con il ministro Urso per l’attribuzione delle deleghe. Tra noi i rapporti sono ottimi anche per la sua capacità di fare squadra. Ovviamente lavoriamo in prospettiva nazionale ma mi sento di dire che ci sarà un occhio di riguardo per il Veneto».
Quali sono le priorità del vostro programma?
«Stiamo lavorando sulla Legge di Bilancio, di concerto col Ministero dell’Economia. In agenda ci sono temi delicatissimi come il Fondo di garanzia per le Pmi e gli incentivi ai contratti di sviluppo e per infrastrutture di ricarica, tivù digitale e finanziamenti per la Difesa, fino a toccare Industria e Formazione 4.0, da riproporre, così come saranno riproposte la Nuova Sabatini, cioè l’incentivo per facilitare l’accesso al credito delle imprese per gli investimenti in macchinari, attrezzature, impianti, hardware, software e tecnologie digitali, e il Fondo impresa femminile. Tutti argomenti che entrano nella redazione della Legge di Bilancio, quanto mai delicata in questo momento di crisi energetica, perché al centro di tutto ci sono i rinnovi degli aiuti a imprese e famiglie, già presenti nel Decreto Aiuti Quater, mirati a contrastare i rincari energetici».
Che ammonta a 9,1 miliardi.
«Tutti, lo ribadisco, destinati a famiglie e imprese. Li recupereremo grazie alle migliori stime previsionali sul Pil relative al quarto trimestre 2022, con un incremento dello 0,5%, che si aggiunge alle maggiori entrate fiscali legate all’aumento dell’inflazione. Nel complesso nella prossima Legge di Bilancio ammonteranno a 21 miliardi di euro le risorse sul tavolo per far fronte al caro bollette: tra le misure in programma nel Documento programmatico di economia e finanza ci sono il rinnovo del credito di imposta sull’energia alle imprese, il taglio degli oneri in bolletta, l'Iva al 5% sul gas e lo sconto sui carburanti fino a dicembre. Stiamo poi lavorando a strumenti deflattivi come la rottamazione fiscale e lo stralcio delle cartelle anteriori al 2015».
L’economia italiana continua a stupire in positivo con i dati relativi al terzo trimestre dell’anno in corso, ma le previsioni sul 2023 oscillano tra la stagnazione e la recessione. E rimane incerta la politica monetaria, perché non sappiamo in quale misura e per quanto tempo la strada della restrizione, confermata dalla Fed, sarà seguita dalla Bce. Questo come influisce sulla Legge di Bilancio?
«La notizia positiva che arriva dagli Stati Uniti è legata al raffreddamento dell’inflazione. Di fatto, sino a oggi la politica aggressiva di aumento dei tassi della Fed è sempre stata seguita anche dalla Bce - a mio avviso commettendo un errore, perché parliamo di due tipi di inflazione diverse: in America è dovuta a un aumento della domanda, in Europa è legata all’offerta e per questo ritengo che andrebbe svincolata dai tassi. L’aumento dei tassi fa sì che sia necessario tener conto di 4 miliardi di spesa aggiuntiva per lo Stato dovuti all’incidenza dei soli interessi. Questo, però, comporta maggiori oneri non solo per lo Stato ma per tutti, con problemi evidenti di credit crunch: l’impegno del Governo è quello di cercare di aiutare imprese e famiglie sul piano della liquidità. C’è poi il tema dell’adeguamento delle pensioni del 7,3%, già firmato dal ministro Giorgetti, cosa che non si faceva da decenni, con un costo di circa 3 miliardi per il 2023 e 7 miliardi per il 2024. È ottimo per i pensionati - che finalmente dal 1° gennaio 2023 godranno di un adeguamento indicizzato all’inflazione, con aumenti che oscilleranno da circa 38 euro al mese per le pensioni minime a 52 euro netti per quelle da mille euro e che cresceranno di 100 euro per quelle da 2 mila euro lordi - ma che, anche questo, si ribalta sul bilancio statale».
Lei, anche se non tutti lo ricordano, è il padre flat tax al 15% per chi ha un fatturato fino a 65 mila euro. Oggi si parla di un suo innalzamento a 85 mila euro. Cosa risponde a chi sostiene che possa favorire l’evasione fiscale?
«Rispondo che il regime forfettario per gli autonomi ha attratto ben 2,1 milioni di partite Iva e che i 2/3 di tutte le nuove aperture di partita Iva sono attribuibili a questa flat tax per microimprese individuali. Col Governo stiamo valutando se innalzare la soglia a 85 mila euro introducendo due aliquote, una al 15% e una al 20%, e questo proprio per evitare quelle pratiche elusive a cui potrebbe essere invogliato chi rimane sotto alla soglia dei 65 mila euro anche se potrebbe superarla. Il tutto mantenendo un regime semplificato. Stiamo anche studiando una flat incrementale, con la possibilità di pagare un’aliquota sui maggiori redditi degli ultimi tre anni, una misura positiva per recuperare denaro e introdurlo nell’economia».
Altro tema caldissimo è il Superbonus, che porterete al 90%. Confapi Aniem chiede di prolungare fino al 31 dicembre 2022 la detrazione del Superbonus 110 per quegli interventi per i quali risultino già formalizzate le comunicazioni di inizio lavori.
«Credo che una soluzione andrà trovata a livello parlamentare. Il decreto sarà in fase di conversione e ci sarà la possibilità di spostare più avanti la Cilas - ovvero la Comunicazione Inizio Lavori Asseverata Semplificata - per i condomini, andando oltre alla scadenza attuale del 25 novembre. Detto questo, tengo a ricordare che dal giorno dopo l’agevolazione passa al 90%, non è che scompaia. E per le case unifamiliari la proroga al 90% fino a marzo del prossimo anno sarà legata al reddito del quoziente familiare, un’introduzione che rivendichiamo come positiva».
Sempre Confapi Aniem rimarca come l’inesigibilità di crediti ingenti metta fortemente a rischio la sopravvivenza delle nostre aziende. Il congelamento dei crediti investe circa 40.000 imprese e oltre 150.000 lavoratori in Italia e coinvolge non solo il mondo dell’edilizia, ma tutta la filiera che è intervenuta nei lavori e nelle forniture.
«Sono dell’idea che una soluzione per i cassetti fiscali e i crediti vada trovata quanto prima, facilitando la possibilità di allargare e cedere i crediti. Io, però, per quanto qualcuno si arrabbi quando tocco questo tema, terrei a spiegare perché abbiamo agito così, rivedendo la misura: il bonus è stato assolutamente positivo per il settore dell’edilizia ma i costi non previsti per lo Stato ammontano a ben 38 miliardi. Capite bene che è evidente la stortura insita in tutto ciò, legata al fatto che fosse appunto al 110% e che dentro ci fosse, ad esempio, anche la possibilità di eseguire lavori sulla seconda casa. Nel proporre misure del genere occorre sempre tenere presente il principio del “contrasto di interesse”, instaurando un meccanismo di controllo su quanto viene speso. È un principio fondamentale in ogni tipo di norma fiscale, tanto più che strumenti per incentivare il settore erano già presenti. In ultimo, consideriamo che a drogare il mercato più del 110% è stato il bonus facciate, su cui non esisteva alcun tipo di limitazione e che è finito per costare molto più del previsto, arrivando a distorsioni come quelle che ci sono state, per cui dopo pochi mesi non si trovavano nemmeno più le impalcature per iniziare i lavori».
Un’ultima battuta, doverosa, dobbiamo farla tornando a Padova, soffermandoci sulla questione Stadio Euganeo, per i cui lavori in curva sono stati iscritti nel registro degli indagati, per concussione, anche il sindaco Giordani e l’assessore allo sport Bonavina. Il tema stadio era stato a suo tempo al centro della campagna elettorale nella città del Santo.
«Non entro nei dettagli delle accuse e attendo che la giustizia faccia il suo corso, dico solo che resto dell’idea che Padova abbia perso una grande occasione non investendo sul Plebiscito, stadio che oggi viene utilizzato soltanto dal rugby e che poteva essere ideale per il calcio. E guardate, io sono un appassionato rugbista, ma nonostante questo penso anche che quell’impianto andrebbe utilizzato tutto l’anno: poteva diventare un gioiellino da 7.500 posti ampliabili a 12.500, ristrutturato come avevamo iniziato a fare con la mia amministrazione. Sarebbe stata la soluzione migliore tanto per il Calcio Padova quanto per Petrarca e Valsugana Rugby. Il recente test-match tra Italia e Samoa, con 8 mila presenze tra il pubblico, ha dimostrato che non ci sarebbero stati quei problemi di traffico che tanti temevano per il deflusso dall’impianto».
Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova