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BREVE E TRISTE STORIA DELLE CLAUSOLE DI SALVAGUARDIA

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Salvaguardare i conti pubblici, al limite aumentando l’Iva: la minaccia incombe dal 2011

Innanzitutto una premessa doverosa: cosa sono. Con la formula "clausole di salvaguardia" si intendono quelle misure prese per cercare di salvaguardare i vincoli Ue di bilancio dalle spese previste, in sostanza le misure nate per tutelare i saldi di finanza pubblica. Una minaccia che incombe sugli italiani da otto anni. È con la crisi dei conti pubblici del 2011, che avrebbe portato a novembre alla caduta del governo Berlusconi, che occorre tenerle in considerazione. Le clausole, in soldoni, prevedono aumenti automatici di aliquote Iva e delle accise nel caso in cui non si raggiungano una serie di obiettivi del bilancio dello Stato. 

Il governo si impegnò con la legge Finanziaria a coprire 20 miliardi di spese già in bilancio entro il 30 settembre 2012 con un taglio lineare a tutte le agevolazioni fiscali, o in alternativa con un aumento delle aliquote indirette (in primo luogo l’Iva sui beni e servizi, ma anche le accise sui carburanti). La tribolata estate del 2011 (lo spread era salito sino a sfiorare i 400 punti) si chiuse con un cambio al vertice: il governo Monti, subentrato a metà novembre 2011, si impegnò per a disinnescare buona parte di queste clausole, fino a 13,4 miliardi. Rimase però la previsione di un aumento dell’Iva a partire dal primo luglio 2013.

Prima svolta nella storia: con il governo Letta, a ottobre 2013, scatta una delle clausole di salvaguardia e l’Iva ordinaria passa dal 21 al 22%. Non solo: con la legge di Stabilità 2014 si stabilisce una ulteriore clausola di salvaguardia con la quale si prevede che, qualora la spending review non raggiunga gli obiettivi prefissati (3 miliardi di euro per il 2015, 7 miliardi per il 2016 e 10 dal 2017) scatti una diminuzione delle detrazioni e delle agevolazioni.

Nel 2015 il governo Renzi sterilizza la clausola di salvaguardia per l’anno in corso e la riduce di 3 miliardi per gli anni successivi, ma introduce a copertura delle misure della manovra un incremento automatico delle aliquote Iva e delle accise di 12,8 miliardi nel 2016, 19,2 miliardi nel 2017 e 19,6 miliardi nel 2018.19,6 miliardi.

Il resto è storia recente: la riforma della legge di Bilancio vieta le clausole di salvaguardia, ma a disattendere la norma per primo è proprio il governo che vara la legge, targato Renzi. E con la legge di Bilancio 2019 le clausole di salvaguardia tornano in campo con un consistente rilancio con l’obbligo di far saltar fuori 23,1 miliardi entro il 2020. E il rischio che scattino è reso più concreto dalla frenata del Pil.

Diego Zilio

Ufficio Stampa Confapi Padova

stampa@confapi.padova.it

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