Quali saranno le le priorità per le imprese nel 2024? Ne abbiamo parlato col presidente nazionale di Confapi Cristian Camisa in questa intervista esclusiva in cui, dal ruolo della Confederazione al problema manodopera che manca e va formata, passando per PNRR, Transizione 5.0, Superbonus e questione mandati («chi ha fatto bene deve poter continuare il suo lavoro»), tocca molti dei temi che più stanno a cuore alle imprese.
Sfide. È questa la parola che ricorre più di frequente nell’intervista al Presidente nazionale di Confapi Cristian Camisa, con cui apriamo il 2024. Le sfide, per molti aspetti senza precedenti, che gli imprenditori sono stati chiamati ad affrontare negli ultimi anni e quelle che li attendono nei prossimi mesi.
Presidente Camisa, si è appena chiuso un anno e il 2024 è appena iniziato, cosa vi aspettate?
«La piccola e media industria, nei momenti di crisi, ha sempre dimostrato grande flessibilità e straordinaria capacità di resilienza. Come sappiamo, ci lasciamo alle spalle un anno complicato e difficile ma al contempo intenso e ricco di risultati. Siamo imprenditrici e imprenditori capaci di rischiare e di scommettere sul futuro, capaci di reagire alle difficoltà, siamo pronti ad affrontare le sfide che il nuovo anno ci prospetta. Partendo da questo presupposto, posso dire che nel 2023 abbiamo avuto un primo semestre positivo e poi c’è stato un rallentamento. Ci attendiamo un primo quadrimestre del 2024 ancora incerto e debole. Auspichiamo che nel nuovo anno si attenui la stretta della politica monetaria per permettere alle aziende di tornare a investire e crescere».
Presidente, qual è la priorità su cui intende lavorare?
«Le sfide su cui stiamo lavorando e su cui ci stiamo impegnando concretamente riguardano tanti temi cari al nostro mondo. La carenza di manodopera resta uno dei maggiori problemi per le nostre imprese; sta diventando una vera e propria emergenza che dovrebbe essere al centro dell’azione di governo. Ogni 100 offerte di lavoro ne riusciamo a coprire solo 48. Credo si debba agire su due binari: far sì che le aziende abbiano la possibilità di formare i giovani e spingere sul digitale. Ritengo che la formazione sia l’aspetto fondamentale. Si potrebbe pensare a una sorta di servizio civile di tre o sei mesi per i ragazzi che non proseguono il percorso di studi e non cercano lavoro, i cosiddetti Neet, pagato in parte dallo Stato e in parte dalle aziende stesse. Questo ci consentirebbe di ridurre la disoccupazione giovanile e darebbe alle aziende la possibilità di formare nuova manodopera qualificata. I giovani oggi vedono la piccola e media industria come un settore molto attrattivo».
Tra i temi al centro dell’agenda politica e dell’impegno di Confapi in questo ultimo anno c’è sicuramente il Pnrr, di cui le risorse rappresentano un’occasione importante.
«Abbiamo lavorato con grande impegno sul cambiamento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza affinché seguisse le esigenze della piccola e media industria, mossi dalla convinzione che solo una transizione supportata con politiche e strategie ad hoc sia fondamentale per creare delle opportunità e accrescere la competitività delle nostre industrie. Per quanto riguarda le modifiche, soprattutto l’integrazione del piano Transizione 5.0 all’interno del capitolo sul Repower Eu, vanno sicuramente nella direzione da noi auspicata. Certamente il Pnrr, come era stato concepito all’origine, non era fatto per la piccola e media impresa. Ci auguriamo che venga potenziato lo strumento del credito di imposta, un modello semplice e intuitivo, già conosciuto dai nostri imprenditori».
Tante le sfide su cui sta lavorando, dal Superbonus all’automotive. Altra partita complessa di stringente attualità è quella dell’ex-Ilva?
«Contavamo di ottenere una proroga di due o tre mesi che consentisse una gestione ordinata del Superbonus 110% nella sua parte finale, ad oggi questa istanza purtroppo non è stata accolta. L’urgenza resta la stessa: evitare il fallimento delle aziende e il proliferare di contenziosi. Delle 14 mila imprese edili associate a Confapi il 30% sono in gravi difficoltà per lo stop del Superbonus, parliamo di circa 4.000 imprese.
Per quanto riguarda l’automotive, il mese scorso si è riunito il tavolo istituito dal ministero delle Imprese e del Made in Italy d’intesa con Stellantis: chiediamo garanzie per l’indotto. Le nostre imprese hanno fornito fino ad oggi componentistica a tutta Europa e in questi anni, nonostante tutte le crisi ben note, hanno saputo andare avanti salvando di fatto il sistema Paese. Riteniamo siano necessari progetti chiari e concreti che impediscano quello che di fatto sta già avvenendo: le imprese dell’indotto da un giorno all’altro si vedono ridurre o cancellare commesse da cui dipende la loro stessa sopravvivenza».
In merito all’ex-Ilva?
«Bisogna trovare al più presto una soluzione all''indisponibilità da parte di ArcelorMittal ad assumere impegni finanziari e di investimento sul futuro dell’ex Ilva. L'Italia, che può vantare la seconda manifattura d'Europa, non può assolutamente permettersi di non poter contare sul polo dell'acciaio. La nostra proposta è quella di provare ad aprire ad acciaierie extra UE. I nostri imprenditori dell’indotto stanno vivendo una situazione estremamente complicata e il rischio serio è quello di fallire e perdere così un know-how che ci ha permesso nel corso degli anni di essere un punto di riferimento straordinario per la competitività del nostro sistema industriale. Naturalmente siamo consapevoli delle grandissime difficoltà che il Governo sta vivendo. Mettiamo a disposizione competenze e esperienze di cui disponiamo, in questa fase storica occorre l’impegno da parte di tutti per raggiungere assieme un grande obiettivo: creare il polo dell’acciaio più tecnologico e green europeo che dia una spinta importante alla competitività del sistema Paese».
Presidente, Confapi è sempre più presente sui tavoli istituzionali, quali prospettive per il 2024 anche sul fronte internazionalizzazione?
«Voglio ricordare che siamo rientrati a pieno titolo nel Cese e nel Cnel proprio con l’obiettivo di portare la voce delle nostre imprenditrici e imprenditori presso questi due importanti organismi in Italia e in Europa. Risultati importanti che aprono scenari rilevanti su più fronti. Inoltre Confapi è entrata per la prima volta nella Cabina di regia ristretta per l’internazionalizzazione. L’80% delle imprese associate sono già presenti – in diverse modalità – sui mercati esteri. Stiamo sviluppando sempre più il sostegno offerto alle nostre industrie già all’estero e stiamo aiutando in modo più continuo quelle che devono ancora avviare un percorso di crescita internazionale».
Presidente altro tema del momento, sentito particolarmente a livello territoriale - con una presa di posizione da parte del presidente di Confapi Padova Carlo Valerio - riguarda la proroga dei mandati per i sindaci: in Parlamento si sta lavorando a un accordo tra i partiti di maggioranza per garantire un mandato in più rispetto ai due attuali per i sindaci tra i 5 e i 15 mila abitanti. Tema che potrebbe riguardare tutti gli amministratori locali. Cosa ne pensa?
«Non mi soffermerei sul tema della durata dei mandati, ma piuttosto sulle competenze e le capacità. Per questo ritengo che chi ha fatto bene, debba poter continuare a svolgere il suo lavoro anche per garantire quella stabilità politica ed economica di cui le nostre imprese hanno bisogno. Come detto, siamo stati sempre capaci di reagire alle difficoltà, sempre pronti a rimboccarci le maniche, ma altresì dobbiamo essere messi nelle condizioni di poter programmare il nostro futuro».
Ufficio Stampa Confapi Padova