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CASASCO: «ACCELERARE LA RIFORMA DEL FISCO E DEL MERCATO DEL LAVORO E LA MESSA A TERRA DEL PNRR»

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Il presidente nazionale Maurizio Casasco all’inaugurazione della nuova sede di Confapi Padova: «Le nostre imprese mostrano vitalità e coraggio, ma vanno sostenute. Padova? Un esempio. E sul salario minimo vi dico che…».

 

Lo stato di salute delle piccole e medie imprese, tra rincari ed effetti della pandemia e della guerra. Ma anche la particolare situazione che sta vivendo oggi l’economia nazionale, tra recessione e inflazione, arrivando a toccare un tema caldo come la questione del salario minimo. A Padova come ospite d’onore per l’inaugurazione della nuova sede di Confapi, il presidente nazionale Maurizio Casasco ci ha rilasciato un’intervista in esclusiva, toccando questi e altri punti.

Presidente, grazie per la sua presenza all’inaugurazione della nuova sede di Confapi Padova. Una “casa” ancora più ampia, moderna e funzionale, voluta per essere ancora più vicini alle esigenze delle imprese.

«Grazie a voi per l’invito. Ho potuto constatare di persona l’incessante lavoro che fate per supportare, in un momento storico così complicato, le nostre aziende in un territorio da sempre vocato all’impresa.

Non posso non fare i complimenti al presidente Carlo Valerio, prezioso partner anche nella nostra Giunta nazionale, al Direttore Davide D’Onofrio e a tutto lo staff dell’organizzazione che potrà godere di spazi più adatti per svolgere al meglio il proprio lavoro. So anche che il Presidente Valerio ha curato personalmente l’intero design degli uffici e quindi doppi complimenti».

Come stanno, oggi, le piccole e medie imprese italiane?

«È sotto gli occhi di tutti che stavamo intravedendo la luce in fondo al tunnel con il superamento della fase critica della pandemia quando è arrivata la guerra alle nostre porte. A vecchi fardelli che minavano già la nostra attività e competitività se ne sono aggiunti di nuovi a fronte di orizzonti futuri che non sono per nulla prevedibili. Ma anche in questi momenti così complessi, il nostro sistema sta mostrando vitalità e coraggio e senso di responsabilità nel portare avanti il lavoro quotidiano, per far crescere i territori e il Paese».

Anni complicati, questi, alla guida della Confederazione. Siamo passati da una pandemia a un conflitto bellico, che ha acuito problemi già presenti - a partire dai rincari di energia e materie prime. Quali sono le prospettive per i prossimi mesi e come aiutare le imprese a fronteggiare questa drammatica situazione?

«Già prima di quanto sta accadendo in Ucraina, avevamo denunciato per primi che i prezzi delle materie prime e dell’energia erano saliti alle stelle con contraccolpi pesanti per il sistema produttivo e per l’intero Paese. Oggi la situazione si è aggravata all’interno di un panorama scoraggiante nel quale l’Italia rischia, a causa di un debito pubblico gigantesco e di scelte sbagliate che si sono succedute nel tempo, di pagare un prezzo altissimo. Come imprenditori stiamo continuando a fare il nostro dovere, combattendo su vari fronti e cercando di non subire mai gli eventi, ma continuando a scrivere la storia di nostro pugno, quella dei piccoli e medi industriali che, dal Dopoguerra ad oggi, hanno continuato ad essere la colonna portante del nostro sistema economico e produttivo. È necessario quindi continuare a dare sostegno alle imprese con misure tampone per porre un freno alle situazioni emergenziali, ma al contempo guardare in prospettiva futura, pianificando e attuando quelle riforme strutturali non più differibili che possano rafforzare e far ripartire con rinnovato slancio la nostra economia».

Per la prima volta negli ultimi decenni, ci troviamo di fronte a una situazione di recessione e di contemporanea inflazione. Come uscirne?

«Anzitutto con l’accelerazione della riforma del fisco e del mercato del lavoro, che sono strategiche per il mondo che rappresentiamo. Occorre poi realizzare la messa a terra dei progetti del Pnrr, rivedendone parametri e misure e puntando su fonti rinnovabili e altre soluzioni di approvvigionamento energetico e delle materie prime capaci di renderci più indipendenti, di completare la transizione green e di efficientare il nostro sistema produttivo.

Bisogna poi varare un piano industriale che valorizzi gli asset del Paese, l’apertura di nuovi mercati esteri, il reshoring di attività e produzioni che si sono poi rilevate essenziali anche nell’affrontare momenti di crisi come quella pandemica».

Da Padova è partita la riflessione sul ruolo dell’industria metalmeccanica e sulla necessità di rivedere la nomenclatura del lavoro. E sempre Padova è stata fra le prime associazioni a sollevare il tema degli stipendi, con la disponibilità ad alzarli, ma solo se ci sarà il taglio del cuneo fiscale. In Europa, per contro, si torna a parlare di salario minimo. Qual è la posizione di Confapi sul tema?

«È necessario distinguere perché, nella direttiva europea, è fatta salva la possibilità degli stati membri di scegliere tra due opzioni: o fissare il salario minimo legale o prevedere la tutela sui salari attraverso la contrattazione collettiva.

Noi abbiamo i contratti collettivi nazionali di lavoro che da sempre sottoscriviamo con Cgil, Cisl, Uil e che garantiscono le necessarie protezioni sociali e della dignità del lavoro in linea con la situazione reale del nostro Paese.

Negli ultimi dieci anni i contratti collettivi si sono moltiplicati: da 551 che erano nel 2012 sono passati a 992 nel 2021. In pratica, sono cresciuti di 441, pari all’80 per cento. Di questi, la maggior parte sonno considerati dal Cnel “pirata” e solo 25 risultano sottoscritti dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative. È evidente che serve una legge che definisca i criteri con cui si misura la rappresentanza dei sindacati per avere contratti erga omnes che garantiscono una retribuzione al di sopra del salario minimo garantito».

Grazie Presidente. Infine, le chiediamo un messaggio per gli imprenditori padovani e veneti.

«Indubbiamente il momento è difficile e i rincari da autunno in poi incideranno, in particolare per il gas. Ma è altrettanto evidente che il messaggio che voglio dare è positivo per realtà come quelle veneta e di Padova in particolare, specie nel settore manifatturiero: i dati congiunturali sono migliori di quanto ci potevamo prospettare fino a qualche mese fa. Gli imprenditori privati sono degli eroi, anche se vorremmo essere un po’ meno eroi e magari un po’ più aiutati dal Governo, partendo da un deciso taglio dell’Iva e da un intervento altrettanto deciso sul cuneo fiscale. Solo così gli eroi potranno rimanere tali, senza soccombere».

 

Diego Zilio

Ufficio Stampa Confapi Padova

stampa@confapi.padova.it

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