E’ la stima di Fabbrica Padova, centro studi dell’Associazione delle piccole e medie industrie: la diminuzione dei flussi commerciali verso l’estero oscillerebbe fra il 10 e il 20%. Il direttore Davide D’Onofrio: «Tornare indietro sarebbe una grave sconfitta politica e un danno economico enorme. Le prese di posizione emotive dopo la tragedia di Bruxelles non tengono conto della realtà dei fatti». Secondo lo scenario peggiore, il danno per le esportazioni potrebbe toccare anche il miliardo di euro l’anno.
Abbandonare il trattato di Schengen? Comporterebbe un conto salatissimo da pagare. Per tutte le economie del continente e, su scala locale, pure per quella del territorio. Un costo che Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, stima prudenzialmente intorno ai 500 milioni l’anno per le imprese della provincia. Ma il danno potrebbe essere anche molto più ingente, arrivando a toccare il miliardo di euro. Alla base del calcolo c’è uno studio di “France Stratégie”, think tank creato nel 2013 dal governo francese, che ha valutato come i Paesi europei potrebbero perdere sino allo 0,8% del Pil dell’area, tra aumento delle tasse doganali (si parla del 3%), diminuzione del flusso degli scambi commerciali (tra il 10 e il 20% circa, a seconda dei Paesi coinvolti) e del danno al turismo, senza contare le conseguenze sul trasporto merci - lunghe code alle frontiere con conseguente aumento dei costi dei beni veicolati su gomma - e i disagi per i lavoratori transfrontalieri.
Fabbrica Padova ha preso in esame la voce che riguarda più direttamente le imprese: l’export. Nel 2015, nel loro complesso, le aziende della provincia hanno esportato nei paesi dell’area euro per 5 miliardi e 347 milioni. Ebbene, secondo lo scenario meno traumatico, una diminuzione del 10% degli scambi commerciali inciderebbe per circa 534 milioni sulle esportazioni del territorio, mentre secondo l’ipotesi peggio il danno supererebbe il miliardo. Ma come si arriva a queste stime? L’aumento dei prezzi per le importazioni causato dalla reintroduzione dei controlli alle frontiere innalza in misura proporzionale il livello generale dei prezzi. Questi rincari incidono sul reddito reale di imprese e famiglie, che quindi consumeranno e investiranno di meno. Di conseguenza, per compensare l’aumento dei prezzi, si innesca la spirale che porta all’aumento dei salari. Ma i costi del lavoro maggiorati indeboliscono la competitività internazionale di un’economia, colpendo le sue esportazioni.
«Le prese di posizione “emotive” di molti rappresentanti della nostra classe politica, stimolate dagli attentati di Bruxelles e, prima, di Parigi, sono pericolose. E lo si capisce bene solo limitandosi a considerare queste cifre, che pure toccano solo in parte il problema complessivo dell’aggravio dei costi, perché non considerano la spesa diretta per il ripristino dei controlli e il danno indiretto che toccherebbe in particolar modo l’indotto turistico» commenta Davide D’Onofrio, direttore di Confapi Padova. «Rinunciare al diritto ormai acquisito della libera circolazione di merci e persone, oltre a rappresentare un gigantesco fallimento politico, avrebbe anche pesanti conseguenze sulle economie nazionali. Senza contar che dire addio a Schengen per timore di attacchi sarebbe il modo più semplice per darla vinta al terrorismo e alla paura. Questo non significa dire che il problema terrorismo non esiste, ma far presente che può essere fronteggiato in altri modi, più mirati ed efficaci della chiusura delle frontiere e, soprattutto, meno dannosi».
Ecco come i media hanno riportato lo studio di Fabbrica Padova:
SCHENGEN: CONFAPI, DA ABOLIZIONE COSTI OLTRE 500 MLN L'ANNO A IMPRESE PADOVA - LIBERO 1 APRILE 2016
SCHENGEN: CONFAPI, DA ABOLIZIONE COSTI OLTRE 500 MLN L'ANNO A IMPRESE PADOVA- ITALY NEWS 1 APRILE 2016
Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova
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