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CONFAPI PADOVA ENTRA NELLA COMMUNITY DI UNISMART, NE PARLIAMO CON IL DIRETTORE GENERALE FABIO POLES

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Partnership tra l’Associazione delle Pmi e la fondazione dell’Ateneo nata per promuovere il trasferimento tecnologico e la formazione post-lauream. In questa intervista Fabio Poles, Direttore generale UniSMART, presenta le opportunità a disposizione delle imprese.

 

“Universa universis patavina libertas”. Ovvero “Tutta intera, per tutti, la libertà nell’Università di Padova”. È il motto del Bo sin dalla sua nascita, nel 1222 ma, otto secoli dopo, non ha perso nulla della sua attualità, tanto da ritagliarsi benissimo anche attorno a UniSMART, la fondazione dell’Ateneo nata per promuovere il trasferimento tecnologico e la formazione post-lauream. Da oggi Confapi Padova è entrata nella sua community. Diventare Partecipante della Fondazione non solo permette di sedere al tavolo con uno dei più grandi e prestigiosi atenei italiani, ma apre a una serie di benefit a concreto supporto delle organizzazioni che vogliono intraprendere percorsi di innovazione dai risultati tangibili.

«Innanzitutto direi di inquadrare il contesto in cui operiamo», spiega il Direttore generale UniSmart Fabio Poles. «La nostra è una delle 25 fondazioni universitarie italiane, ed è ente strumentale dell’Università di Padova. Se teniamo conto del fatto che le università in Italia sono un’ottantina - una sessantina statali e una ventina di private - ne deduciamo che decidere di avere una fondazione è una scelta importante per un ateneo. Il suo compito, di fatto, è supportare quella che viene chiamata la “terza missione” dell’università, al fianco di docenza e ricerca, partendo da un principio: questo enorme patrimonio di conoscenza non può rimanere chiuso nei confini dell’università ma deve andare verso la comunità, lì dove serve. E quindi anche verso le imprese».

Quindi possiamo definirvi un punto di incontro.

«Se mi consentite la battuta, a me piace dire: se qualcosa esiste, all’università di Padova la trovi, se non esiste ancora, è facile che qui ci sia qualcuno che la può inventare. Noi ci occupiamo del trasferimento tecnologico e delle attività post-lauream, con corsi previsti dal Ministero ma anche con corsi ad hoc per le imprese. Per riprendere un’immagine che utilizziamo per descriverci, vogliamo porci come Giano Bifronte. We talk science to scientists and business to businessmen: facciamo da punto d’incontro tra eccellenza universitaria, mondo imprenditoriale e stakeholder privati e pubblici, ponte tra scienziati e imprenditori o manager, dando risposte concrete alle necessità delle organizzazioni private e pubbliche interessate a intraprendere cammini di innovazione».

L’impressione è che si possa fare ancora molto per implementare il dialogo tra ateneo e imprese.

«Rispondo con un’altra battuta: l’università esiste da 800 anni, la fondazione da un anno e mezzo. È chiaro che di strada da fare ce n’è molta, per recuperare il terreno. Posso dirvi che la community in cui è entrata Confapi conta una novantina di aderenti, che noi chiamiamo partecipanti, e che le opportunità a loro disposizione sono numerose».

Di cosa parliamo nello specifico?

«In primis di progetti di ricerca e innovazione sviluppati con le imprese. Se ci sono esigenze specifiche ascoltiamo la domanda e cerchiamo di rispondere attivando gli istituti di ricerca o i laboratori più adatti. Uno dei nostri punti di forza sta nel saper rispondere ai bandi di livello europeo, guidando e supportando aziende ed enti pubblici e privati nella promozione di progettualità, e realizzando percorsi taylor-made. Teniamo poi presente che Padova ha il secondo portafoglio brevetti in Italia dopo il Politecnico di Milano, parliamo di quasi 300 brevetti: tutto ciò offre l’occasione di confrontarsi con gli inventori sulle applicazioni delle invenzioni e sugli ultimi sviluppi tecnologici. E poi abbiamo il vantaggio di poter avere un Key Account Manager, ovvero una figura che fa da entry point, in grado di coordinare tutte le risorse e competenze di Ateneo rispondendo con concretezza e affidabilità alle esigenze delle organizzazioni pubbliche e private, indirizzando al giusto referente chi altrimenti dovrebbe individuare a quale rivolgersi fra 32 dipartimenti, tremila docenti e 150 laboratori. Poi c’è tutta la parte relativa alla formazione, con percorsi che, per certi aspetti, possono essere progettati anche su misura delle imprese. E infine mi piace parlare del coinvolgimento degli studenti attraverso le hackathon, sorta di maratone che vedono le imprese lanciare una domanda e trovare spesso risposte utili. Banalmente, l’impresa chiede: come faccio a fare questa cosa? Gli studenti più brillanti, freschi di studi e creativi producono tutta una serie di proposte. Non posso citarne il nome, ma di recente un’impresa ha potuto sviluppare ben sette idee emerse proprio nel corso di una hackathon».

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Diego Zilio

Ufficio Stampa Confapi Padova

stampa@confapi.padova.it

 

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