Sono arrivati da Przemyśl in Italia a scaglioni: assieme a donne, anziani e bambini anche tre gatti e un cane. La prima missione umanitaria di Confapi Padova, organizzata in collaborazione con un grande network di solidarietà territoriale (in primis la Croce Verde) si è conclusa nelle scorse ore. Il presidente Carlo Valerio: «Tanti imprenditori e privati cittadini si sono messi a disposizione, ma UE e Istituzioni devono fare di più per coordinare gli aiuti». Il direttore Davide D’Onofrio: «Stiamo vivendo una crisi che riguarda tutti, nessuno può chiamarsene fuori».
Sono partiti prima dell’alba di venerdì 18 marzo dalla nuova sede dell’Associazione di via Salboro con destinazione Przemyśl, in Polonia, punto di incontro per tante organizzazioni umanitarie al confine con l’Ucraina. Erano 21 volontari, a bordo di 9 mezzi (un pullman, 7 minivan e un’ambulanza messa a disposizione dalla Croce Verde di Padova grazie al suo presidente Andrea Franco). Sono rientrati a scaglioni nelle scorse ore, dopo aver consegnato viveri, medicinali, prodotti sanitari, vestiti e scarpe, portando in salvo, in Italia, diverse decine di persone. È il bilancio della missione in soccorso dei profughi ucraini organizzata da Confapi Padova coordinandosi con Prefettura e autorità locali, e raccogliendo la collaborazione dell’associazione Hopeful Giving di Padova e della Comunità Papa Giovanni XXIII di Cittadella.
I primi rifugiati sono ripartiti già di sabato 19 marzo da Medyka, sul confine tra Polonia e Ucraina, con l’autobus e due van, per giungere - guidati dal presidente Carlo Valerio - a Monselice, dove c’è l’hub approntato dalla Prefettura per loro, per lo più in transito. A coordinare gli altri volontari è rimasto il direttore Davide D’Onofrio: assieme, nelle ore successive hanno potuto prestare assistenza a numerose altre famiglie. Non a uomini con l’età per combattere, perché al fronte, ma a donne, anziani, portatori di disabilità e bambini. Tra loro la più piccola è Sofiya, di appena 6 sei mesi. E così, altri 4 van sono partiti domenica mattina, il 20 marzo, da Korczowa. Infine l’ultimo van e l’ambulanza sono rientrati nel primo pomeriggio dalla stazione di Cracovia, lì dove centinaia di persone stazionano in attesa di raggiungere le più disparate destinazioni in tutta Europa. Ad accompagnare le persone anche tre gatti e un cane.
«È una crisi che riguarda tutti e in questi casi si risponde con la solidarietà», spiega il direttore di Confapi Padova Davide D’Onofrio, che ha coordinato la spedizione assieme al presidente Carlo Valerio. «Aiutare tutti è ovviamente impossibile, ma abbiamo fatto quanto potevamo per accompagnare fuori dagli hub di prima accoglienza il maggior numero di persone. Nello specifico chi cerca riparo nel nord Italia. Il nostro obiettivo era quello di portare aiuti, soccorrere gli sfollati, raccogliere fondi e testimoniare il dramma umanitario in una logica di sensibilizzazione. Tutto quello che abbiamo portato lo abbiamo raccolto grazie alla solidarietà di imprenditori e privati cittadini e attraverso i centri organizzati da volontari e autorità locali, che ringraziamo. Ma sono davvero tante le persone da ringraziare: la loro solidarietà e la capacità di fare squadra che hanno dimostrato ci ha colpito».
«Siamo stati letteralmente travolti dalla disponibilità di tantissime persone, prima ancora che rendessimo pubblica l’iniziativa. Non possiamo che essere orgogliosi della nostra Comunità, coesa e solidale, pronta a rimboccarsi le maniche e fare la propria parte. Questa prima missione ci ha permesso di capire meglio come comportarci per le prossime iniziative, ma anche di constatare come la comunità internazionale debba fare di più per questa causa: l’impegno dei volontari è prezioso e indispensabile, ma i volontari non possono sostituirsi alle istituzioni che ancora latitano, prima fra tutte l’Unione Europea», rimarca il presidente Valerio. «È evidente, e abbiamo potuto rendercene conto con i nostri occhi, che tutti questi sforzi non possono essere lasciati solo ai volontari: la situazione che abbiamo trovato non è molto diversa da quella di troppi altri luoghi nel mondo, di cui non si parla. Non è molto differente da quella di Lampedusa, o di Lesbo o Samos in Grecia, e di altre coste lungo il Mediterraneo. L’Unione Europea non può continuare a tenere gli occhi chiusi su quanto accade lungo i suoi confini, lasciando i paesi di frontiera - in questo caso la Polonia - soli nella gestione dell’emergenza umanitaria».
Per condurre la sua missione e per le future azioni di supporto, Confapi Padova ha attivato un conto corrente dedicato, che ha già raccolto quasi 28 mila euro in pochi giorni. Le somme raccolte verranno unicamente utilizzate a copertura dei costi vivi o al sostegno di iniziative concrete che Confapi Padova rendiconterà in forma pubblica, euro per euro, attraverso il proprio sito.
Nella cartella condivisa a questo link alcune foto scattate nel corso della missione
Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova