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CONFAPI SANITÀ: SOLUZIONE SU PAYBACK INIQUA E INACCETTABILE

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«Non si sta tenendo conto della difficoltà in cui versano le imprese che rischiano di fallire per pagare le inefficienze della pubblica amministrazione», dichiarano in una nota congiunta il Presidente nazionale di Confapi Sanità Michele Colaci e il Presidente di Confapi Sanità Padova Lino Bruni. Si stima in 18 milioni lo sforamento della spesa sanitaria che andrebbe a carico delle imprese padovane.

 

«Nonostante il Governo si stia impegnando a trovare una soluzione alla questione del payback per i dispositivi medici - provvedimento che risale ai precedenti esecutivi - la proposta che è stata presentata in questi giorni è iniqua e inaccettabile». Lo affermano, attraverso una dichiarazione congiunta, il Presidente nazionale di Confapi Sanità Michele Colaci e il Presidente di Confapi Sanità Padova Lino Bruni. «Ringraziamo la Commissione Affari sociali e il Presidente Ugo Cappellacci, per essere stati convocati e ascoltati e per quanto stanno facendo, ma anche in quella sede abbiamo espresso chiaramente il nostro giudizio: non si sta tenendo conto della difficoltà in cui versano le imprese che rischiano di fallire per pagare le inefficienze della pubblica amministrazione. Il Governo si prenda la responsabilità di trovare una soluzione che tuteli non solo le piccole e medie industrie ma tutto il sistema sanitario. Ricordiamo, infatti, che se dovessero fallire le imprese sottoposte al payback negli ospedali non sarebbero più disponibili anche i più semplici dispositivi medici».

Com’è noto, il meccanismo del cosiddetto “payback” in merito alla realizzazione e/o fornitura di dispositivi medici è un meccanismo imposto dal legislatore consistente nella restituzione – da parte delle aziende del comparto sanità – dell’importo pari al 50% delle spese in eccesso effettuate dalle singole Regioni. Nel 2015 (governo Renzi) era stato sancito che una parte dello sfondamento venisse sostenuta dalle ditte venditrici, ma solo nel 2022 (governo Draghi) il decreto Aiuti Bis ha definito le regole per la compartecipazione dei privati allo sforamento. A livello nazionale l’importo del “payback” a carico delle imprese per il periodo 2015-2018 è stato quantificato in 2,2 miliardi, in modo da evitare che gli enti già gravati dagli ingenti costi del Covid entrassero in piano di rientro. Col cosiddetto Decreto Bollette il Governo in carica ha stanziato 1,085 miliardi per il contributo statale sul payback per lo sforamento della spesa sanitaria, coprendone la metà, e ora sembra concedere una proroga di 30 giorni, dal 30 giugno al 31 luglio prossimo, per il pagamento. Ma le imprese del settore rischiano di essere messe in ginocchio, perché si tratta di una soluzione temporanea e non definitiva. E in Veneto, qual è la situazione? Era stata lo stesso l’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin, a spiegare a inizio 2023 che il totale dello sforamento a carico delle aziende arriva intorno ai 231 milioni. Di questi, si stima, circa 18 sarebbero a carico delle imprese padovane.

Confapi Sanità ribadisce quindi la necessità di arrivare a una franchigia di 5 milioni di euro per azienda e, al contempo, di reperire quanto serve a risolvere definitivamente una situazione surreale in cui le imprese sono costrette a pagare per errori altrui. «Ovviamente rinnoviamo al Governo tutta la nostra piena disponibilità a collaborare affinché si arrivi ad una soluzione equa e condivisa», concludono Colaci e Bruni.

 

Nella foto Lino Bruni

 

Diego Zilio

Ufficio Stampa Confapi Padova

stampa@confapi.padova.it

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