Il presidente di Confapi a Repubblica: "Liquidità sia immediata e senza burocrazia, noi pronti a pagare test Covid-19 per riaprire subito. Noi a lavoro per proposte concrete che possano rompere gli schemi"
In questo momento di emergenza per il Covid-19 "è necessario innescare una circolarità virtuosa tra Stato, aziende ed economia, che sarà fondamentale per la sopravvivenza Paese". E' quanto sostiene all'Adnkronos Maurizio Casasco, presidente di Confapi, che indica la necessità per l'Italia di ritrovare un "allineamento tra l'emergenza sanitaria e quella economica e sociale". Serve, spiega, "poter gradualmente riaprire le imprese garantendo, in accordo con le parti sociali che è fondamentale, la sicurezza in azienda. Noi - ricorda - da primi e unici abbiamo proposto che le nostre imprese paghino i test rapidi e i tamponi per garantire la salute e riaprire".
Poi, continua il presidente di Confapi, "lo Stato a queste aziende deve dare una liquidità immediata. Nel decreto approvato dal governo c'è troppa burocrazia, mentre i soldi vanno erogati in pochi giorni. Bisogna intervenire sui principi contabili Ifrs9, perché non si può fare la valutazione creditizia sulle attese di bilancio, mentre andrebbe fatta sugli esercizi precedenti, così da erogare subito i prestiti". Prestiti che, continua Casasco, "dovrebbero essere in parte a fondo perduto e collegati al mantenimento occupazionale, senza burocrazia e con la restituzione" di queste somme "minimo a 10, anche 15 anni e non a 6 anni come previsto adesso. Altrimenti, - avverte Casasco - considerando che il 2020 e il 2021 saranno paralizzati, le piccole imprese non reggeranno a questa esposizione" creditizia.
Solo così, sostiene Casasco, "si potranno riaprire le fabbriche in sicurezza. Se non succederà, non avremo produzione, non potremo pagare le tasse e quindi lo Stato incasserà di meno. Non potremo pagare i lavoratori e con la cassa integrazione ci sarà un ulteriore costo per lo Stato. Le famiglie avranno meno soldi per i consumi e quindi meno entrate. Inoltre - continua - perderemo clienti e fornitori".
Casasco indica poi un secondo "allineamento", quello che l'Italia dovrà avere con il resto dell'Europa. Pur salutando con favore le nuove norme sulla golden power in settori strategici, il presidente di Confapi ricorda come "in Francia e in Germania ci siano già aziende aperte" e da Berlino "hanno già annunciato che dal 18 aprile riapriranno tutte le imprese. Quindi è necessario ipotizzare date certe, chiaramente in funzione del dato epidemiologico, per far sì che il mercato internazionale di clienti e fornitori non intraprenda altre strade. Quindi - insiste il presidente di Confapi - all'eurogruppo oltre a discutere di soluzioni finanziarie, si dovrà discutere dei termini di apertura e chiusura delle imprese a livello europeo".
E sempre guardando all'Europa, Casasco lancia un avvertimento sul Meccanismo europeo di stabilità: "Dobbiamo innescare queste circolarità virtuose, che sono fondamentali. Diversamente ci consegnamo con mani e piedi legati al Mes, che ha regole stringenti e sarebbe come presentarsi in un tribunale pre-fallimentare assieme alla Grecia. In Europa c'è una battaglia storica da fare e non è solo economica".
Inoltre, avverte ancora Casasco, c'è la questione della fiscalità differente in Europa, per cui "nell'est europeo grazie ai finanziamenti della Ue è possibile avere un cuneo fiscale più basso. Con questa prospettiva le nostre aziende o chiuderanno oppure andranno a delocalizzare là".
Per giungere a queste proposte, Casasco spiega che Confapi ha utilizzato diversi documenti ed effettuato analisi dettagliate. "Abbiamo analizzato un documento della Ragioneria dello Stato che dal 1 gennaio al 29 febbraio indicava partite debitorie per 652 miliardi e partite creditorie per 152 miliardi. C'è uno sbilancio di 500 miliardi in due mesi e senza lockdown. Inoltre, Bankitalia al 31 gennaio quantificava il debito a 2450 miliardi al netto delle disponibilità di liquidità, che sono circa 100 miliardi. C'è poi il Qe pari a 250 miliardi mese. Quindi, complessivamente, siamo a circa 3.000 miliardi. Il debito si deve rapportare al Pil e avremo per il 2020 un rapporto che andrà almeno al 2 e mezzo".
A questi dati, continua Casasco, si aggiungono quelli Istat sull'occupazione. "Di 23 milioni di lavoratori, 14 sono a tempo indeterminato. Lasciando questi invariati, anche se non sarà così, ci sono altri 3 milioni di precari e 5,5 di indipendenti che sicuramente rischieranno e scenderanno rispettivamente di almeno 2 milioni i primi e 1,5 milioni i secondi. Così la disoccupazione salirà almeno al 16%".
Sono "numeri non facili e capiamo le difficoltà del governo. Confapi sta portando il proprio contributo al Paese e sta studiando con i propri consulenti strategici e in particolar modo con lo studio Grande Stevens alcune soluzioni e proposte concrete che possono essere prese in considerazione per rompere gli schemi", conclude il presidente Casasco.
Fonte: Repubblica.it
Ufficio Stampa Confapi Padova