Intervista esclusiva di Confapi Padova a Marco Landi, già presidente mondiale di Apple e fondatore dell’Istituto EuropIA, che si sofferma sui temi principali affrontati nell’edizione 2025 del WAIFC di Cannes: «I buoi sono già scappati, ma io credo che possano rientrare». Focus sui consumi: «Serve il nucleare pulito, con l’IA si può innescare un circolo virtuoso».
Inesauribile Marco Landi. In questi giorni è ovviamente in Costa Azzurra, dove ha fatto da padrone di casa nella quarta edizione del World Artificial Intelligence Cannes Festival (WAICF). Ma, giusto per capire, ci è arrivato dopo essere stato a Londra, «a incontrare alcuni produttori di Hollywood in vista del WaiFF, il Word ai Film Festival, che si svolgerà ad aprile e che avrà come presidente di giuria nientemeno che il grande regista francese Claude Lelouch: pensate che abbiamo già ricevuto oltre 200 cortometraggi girati attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale. Una sorta di passo successivo, quasi obbligato, per dar seguito al lavoro e ai temi affrontati in questi giorni al WAICF».
Una vita sempre di corsa, quella dell’uomo che, da presidente mondiale di Apple, ha risollevato l’azienda in un momento di crisi e che oggi è il presidente onorario dell’Istituto EuropIA, organizzazione senza scopo di lucro il cui obiettivo è quello di sensibilizzare ed educare il grande pubblico e gli imprenditori sulle sfide dell’intelligenza artificiale con un approccio etico. Più volte ospite di Confapi Padova, nonostante i mille impegni trova sempre modo di dedicare un po’ del suo tempo agli imprenditori dell’Associazione, presenti negli scorsi giorni a Cannes, ormai riconosciuta capitale mondiale dell’Intelligenza Artificiale, tanto da richiamare per tre giorni oltre 220 espositori e 320 speaker internazionali.
Dottor Landi, il WAICF vuole affermarsi come un punto d’incontro unico per decision-maker, innovatori e leader del settore tecnologico. E, in quest’ottica, era quasi scontato che al centro dell’edizione 2025 del Festival ci fosse l’intelligenza generativa. È così?
«Era inevitabile che fosse così. Siamo alle prese con una sorta di big bang, scatenato da DeepSeek, il nuovo modello di intelligenza lanciato recentemente da una startup cinese. DeepSeek sfida il dominio Usa nell’IA, con un approccio basato su capacità umane e modelli a basso costo che mina il valore di infrastrutture e processori esistenti, tanto da aver portato al crollo delle azioni di Nvidia, con 589 miliardi di perdite nelle azioni. Su questo deve focalizzarsi il dibattito, perché se DeepSeek è riuscita a produrre un approccio alternativo a OpenAI, significa che anche l’Europa ha la possibilità di rientrare nella corsa. E se tutti gli investimenti che sono alle spalle di OpenAI non avranno riscontro, cosa succederà? Esploderà una “bolla”? È evidente che questo deve essere uno dei temi centrali».
Anche nelle nostre chiacchierate, lei spesso ha preso posizione sottolineando come l’Europa sia ai margini del più grande sviluppo tecnologico in atto e spesso più attiva nel produrre regolamentazioni, comunque necessarie, che non vere innovazioni. Ma, se consente la battuta, adesso non ci corre il rischio di preoccuparsi dei buoi quando sono già scappati dalla stalla?
«I buoi sono già scappati da tempo. Ma, se vogliamo usare questa immagine, allora possiamo dire che probabilmente è ancora possibile farli rientrare. Per riuscirci, però, serve che ci sia un’iniziativa europea, mentre l’UE sembra ancora dormire. I problemi esistono, dalla guerra in Ucraina alla minaccia di dazi di Trump a una situazione politica instabile in Francia come in Inghilterra e in Germania, dove si corre il rischio che salga al governo la destra estrema. Ma, se queste sono le inevitabili priorità dell’UE, serve che qualcuno prenda l’iniziativa anche in questo campo, lavorando per mettere assieme le forze. Noi vogliamo mettere assieme i pilastri nella speranza che poi qualcosa possa essere costruito. Fermo restando che c’è un altro tema forte da affrontare, il secondo grosso argomento che vogliamo porre all’attenzione generale in questa edizione».
Vale a dire?
«Quello dei consumi. L’intelligenza artificiale consuma. E tanto. Vedete, si parla tanto di IA etica. Ma prima di tutto deve essere sostenibile. La maggior parte dei data center utilizza sistemi di raffreddamento ad acqua, che hanno un’efficienza tra le 50 e le 1.000 volte superiore ai sistemi di raffreddamento ad aria. E voi sapete che per soli 15 prompt (cioè l’input che l’utente fornisce al modello per ottenere una risposta specifica) serve mezzo litro d’acqua? Ora, considerate quanti sono i miliardi di prompt vengono scritti quotidianamente: vi rendete conto di ciò che questo comporta in termini di consumo?».
L’anno scorso le big tech hanno reso noti i dati relativi al 2022: i colossi tech Google, Microsoft e Meta hanno consumato oltre 2 miliardi di metri cubi di acqua per il raffreddamento dei server e l’utilizzo dell’elettricità, più del doppio di quello che succede in uno Stato europeo di medie dimensioni, come la Danimarca, in un anno.
«Il dibattito va affrontato. E anche questo è al centro del Festival 2025. Noi crediamo necessario puntare sul nucleare, pulito e a basso costo, e come Istituto EuropIA vogliamo presentare uno strumento che servirà all’Intelligenza Artificiale per controllare la fusione. La fusione ha bisogno di dati, l’IA può gestirli».
È una forzatura se diciamo che quello che avete in mente è un circolo virtuoso?
«Assolutamente non lo è, al contrario si tratta di un circolo non solo virtuoso, ma oserei dire virtuosissimo. L’IA ha bisogno di enormi quantità di energia e il nucleare più evoluto può essere la via per averne a disposizione; allo stesso tempo il nucleare ha bisogno dell’IA per essere controllato e indirizzato».
Come gli anni scorsi chiudiamo con uno spunto più leggero: nelle scorse edizioni, gli ospiti del WAICF erano sempre stati accolti da un robot umanoide. Ed è stato così anche nel 2025...
«Ne avevamo due, e finalmente possiamo dire che utilizzano tecnologia italiana. Dopo Stato Uniti, Arabia Saudita e Hong Kong avremo il nostro Paese in prima linea con due robot umanoidi a ricevere i visitatori. RoBee, robot umanoide cognitivo sviluppato da Oversonic Robotics, era anche al taglio del nastro».
Il Palais des Festivals è diventato un gigantesco laboratorio, con oltre 100 esperienze interattive e talk dedicati soprattutto ai talenti che si nascondono tra i visitatori più giovani.
«Nulla è più importante che sensibilizzare e far conoscere all’opinione pubblica l’IA, per capire che non stiamo parlando di una tecnologia, ma di una vera e propria rivoluzione».
Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova