Il Documento di Economia e Finanza (DEF) è il perno centrale del ciclo di programmazione economico-finanziaria e di bilancio. Esso rappresenta l’occasione per guardare al passato ma soprattutto per immaginare il futuro delle politiche economiche e di bilancio del Paese in chiave europea.
Il quadro previsionale del DEF deve essere poi adeguato all’evolversi del quadro economico finanziario in corso d’anno mediante la Nota di aggiornamento, che deve essere trasmessa alle Camere entro il successivo 20 settembre.
Ciò al fine di consentire che la decisione annuale di bilancio, che si avvia con la presentazione, entro il 15 ottobre, dei Disegni di Legge di Stabilità e di Bilancio, sia predisposta sulla base di un quadro economico il più possibile aggiornato.
Il DEF rappresenta il più importante documento di programmazione della politica economica nazionale, che delinea, in una prospettiva di medio-lungo termine, gli impegni, sul piano del consolidamento delle finanze pubbliche, e gli indirizzi, sul versante delle diverse politiche pubbliche, adottati dall’Italia per il rispetto del Patto di Stabilità e Crescita europeo.
Lo scorso 10 aprile il Consiglio dei Ministri ha approvato il DEF 2015, dal quale si evincono dei segnali positivi per l’economia del nostro Paese.
Il programma di stabilità per il triennio riporta infatti le nuove stime sulla pressione fiscale, in discesa già da quest’anno grazie all’impegno per la disattivazione delle clausole di salvaguardia e al calcolo del bonus da 80 euro, inteso come sgravio fiscale e non come prestazione sociale.
Il Governo calcola che nel 2015 il peso del fisco rispetto al Pil scenderà al 42,9%, per poi ridursi ulteriormente al 42,6% nel 2016 fino ad arrivare al di sotto del 42% nel 2018. La discesa è dovuta in gran parte alla neutralizzazione degli aumenti di Iva e accise previsti dalla legge di stabilità di quest’anno, oltre che dalla clausola lasciata in eredità dal governo precedente che avrebbe portato ad un taglio automatico e generalizzato delle detrazioni fiscali.
Sarà decisiva l’introduzione della tassa unica sulla casa e i margini che verranno dati ai Comuni sul prelievo. Ad oggi mancano i fondi per confermare anche nel 2016 la decontribuzione, ovvero lo sgravio a favore di chi assume a tempo indeterminato.
Via l’Imu e la Tasi per sostituirle con una unica «local tax». Nei piani del governo c’è una forte spinta alla semplificazione: la local tax assorbirà tutti i tributi comunali sugli immobili.
Il Pil è dato in aumento dello 0,7% rispetto alla precedente stima dello 0,6%, dell’1,4% nel 2016 e dell’1,5% nel 2017. Il deficit nominale scenderà al 2,6% del Pil nel 2015 e, rispettivamente, all’1,8% e allo 0,8% nei due anni successivi. Il pareggio strutturale di bilancio dovrebbe raggiungersi nel 2017 mentre l’azzeramento del rapporto deficit-Pil nominale con il pieno rispetto della regola del debito si avrà nel 2018.
Sempre secondo le stime del Governo, il rapporto debito/Pil si attesterà al 132,5% quest’anno per poi scendere al 130,9% nel 2016, al 127,4% nel 2017 e al 123,4% nel 2018.
Infine viene stimato entro la fine dell’anno un deficit lievemente inferiore a quello programmato. Da qui deriva un avanzo per il 2015 definito “tesoretto” di 1,5 miliardi circa, che potrebbe essere utilizzato o per rafforzare l’attivazione delle riforme strutturali già avviate o una sorta di piano anti povertà.
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