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DRAGHI: PER IL RILANCIO DELL’UE SERVONO 800 MILIARDI (IL DOPPIO DEL PIANO MARSHALL)

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L’ex premier e governatore della BCE ha consegnato nelle mani di Ursula von der Leyen il rapporto sulla competitività. Ve lo presentiamo integralmente. «L’Europa deve temere per la propria sopravvivenza. Il divario con gli Usa, oggi, deriva dall’incapacità dell’Ue di capitalizzare sulla rivoluzione digitale negli anni Novanta».

 

Mario Draghi, ex presidente del Consiglio e della BCE, ha presentato a Bruxelles il suo rapporto di 400 pagine sulla competitività, contenente circa 170 proposte. L’obiettivo? Dare all’Unione Europea un nuovo impulso, superando i freni strutturali che l’hanno fatta arretrare rispetto a Stati Uniti e Cina. «L’unico modo per diventare più produttivi è che l’Europa cambi radicalmente», si legge nel documento. Durante la conferenza stampa con Ursula von der Leyen, Draghi ha sottolineato: «La mia analisi arriva in un momento difficile». Il rapporto parla di «un cambiamento radicale, che deve essere urgente e concreto». Tuttavia, Draghi ricorda che «non partiamo da zero. Abbiamo la speranza di realizzare tutto ciò che proponiamo». E ancora: senza riforme per cambiare rotta, 800 miliardi di investimenti all’anno, e pure l’addio al tabù del debito comune (che subito ha riportato i tedeschi sugli scudi), l’Ue rischia «una lenta agonia». E di diventare irrilevante in un mondo dominato dalla competizione tra Cina e Stati Uniti. «Per la prima volta dalla Guerra Fredda, l’Europa deve veramente temere per la propria sopravvivenza». Certo, i punti di forza a livello nazionale non mancano, ma per Draghi vanno coordinati «convertiti in industrie competitive sulla scena mondiale». Basti pensare all’innovazione: «il divario con gli Usa, oggi, deriva dall’incapacità dell’Ue di capitalizzare sulla rivoluzione digitale negli anni Novanta». Errori da non ripetere adesso in vari ambiti, dalle telecomunicazioni, dove serve più consolidamento, alla difesa, per comprare armi “made in Europe” (tra i 10 settori strategici su cui si sofferma il report).

«Abbiamo detto molte volte che la crescita nell’UE sta rallentando da molto tempo, ma lo abbiamo ignorato. Fino a due anni fa non avremmo mai avuto una conversazione del genere perché le cose andavano bene. Ma ora non possiamo più ignorarlo: le condizioni sono cambiate», ha aggiunto Draghi. Ha sottolineato che l’attenzione sulla competitività e produttività deve essere ancora più importante poiché l’Europa, per la prima volta, «non potrà contare sull’aumento della popolazione» per far crescere la sua economia, vista la curva demografica prevista. «Dal 2040», infatti, «ci saranno 2 milioni di lavoratori in meno nell’UE ogni anno».

Il rapporto si basa su tre pilastri. L’innovazione è uno di questi. Dare spazio a questo settore «è la chiave del futuro». Al momento, nell’UE, «c’è uno stallo», ci sono «troppe barriere», sottolinea Draghi, e per questo «serve un cambiamento». Un altro pilastro è la decarbonizzazione, definita dall’ex presidente del Consiglio come una grande «opportunità per la crescita». In questo contesto, è necessario «migliorare l’approvvigionamento e l’offerta di energia pulita» e serve «un piano congiunto» a livello europeo. Anche perché «la concorrenza della Cina minaccia l’industria green europea». Il terzo ambito d’azione riguarda l’obiettivo di «aumentare la sicurezza e ridurre le dipendenze».
Nella prefazione del rapporto, si spiega che “si è aperto un ampio divario nel PIL tra l’UE e gli Stati Uniti, guidato principalmente da un rallentamento più pronunciato della crescita della produttività in Europa». E, «su base pro capite, il reddito disponibile reale è cresciuto quasi del doppio negli Stati Uniti rispetto all’UE dal 2000. L’era della rapida crescita del commercio mondiale sembra essere passata», si legge ancora nel documento, «con le aziende dell’UE che affrontano sia una maggiore concorrenza dall’estero che un minore accesso ai mercati esteri».

L’Europa inoltre «ha improvvisamente perso il suo più importante fornitore di energia, la Russia. Nel frattempo, la stabilità geopolitica sta diminuendo e le nostre dipendenze si sono rivelate delle vulnerabilità. Il cambiamento tecnologico sta accelerando rapidamente. L’Europa ha in gran parte mancato la rivoluzione digitale guidata da Internet e i guadagni di produttività che ha portato». E se l’Europa non diventerà più produttiva, «saremo costretti a scegliere. Non saremo in grado di diventare, allo stesso tempo, leader nelle nuove tecnologie, un faro di responsabilità climatica e un attore indipendente sulla scena mondiale. Non saremo in grado di finanziare il nostro modello sociale. Dovremo ridimensionare alcune, se non tutte, le nostre ambizioni. Questa è una sfida esistenziale».

 

SCARICA IL RAPPORTO “THE FUTURE OF EUROPEAN COMPETITIVENESS”

 

Ufficio Stampa Confapi Padova
stampa@confapi.padova.it

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