Come hanno chiuso il 2015 le piccole e medie imprese del sistema CONFAPI? E cosa si aspettano per il semestre in corso? Sono queste le domande a cui le imprese hanno contribuito a dare una risposta nell'indagine congiunturale promossa dalla Confederazione.
Dall’indagine emerge che, nel II semestre 2015, vi è stato un aumento dei livelli di produzione, di ordini e del fatturato rispetto al primo semestre del 2015. La situazione corrente registra un saldo positivo: il numero di imprese che indicano un miglioramento del business aziendale (33,7%) è maggiore rispetto a quel gruppo di imprese che invece registrano un peggioramento (22,28%). La produzione segna un saldo positivo del +5,86%, gli ordini del +2,04% e il fatturato si assesta intorno al +7,14%.
Peggiora il saldo della domanda domestica: -6,32% a fronte di un -4,80% del semestre precedente.
La domanda estera migliora rispetto al primo semestre del 2015 presentando dei saldi migliori rispetto al mercato interno. Si registra infatti un notevole incremento dei saldi sui mercati UE e migliorano anche i saldi dei mercati extra UE. Questo andamento è confermato sia sugli ordini che sui livelli di fatturato: in entrambi i casi si nota, inoltre, che sono in particolare i Paesi dell’Unione Europea quelli dove la domanda è più forte. Dalla localizzazione dei mercati di vendita, le imprese intervistate hanno resa esplicita la particolare debolezza del mercato italiano rispetto a quello estero. E’ così oramai da alcuni semestri. Il 29,31% delle imprese intervistate dichiara di aver registrato una diminuzione degli ordini in Italia.
Per quanto riguarda l’occupazione, nel secondo semestre del 2015, abbiamo un netto miglioramento rispetto alla rilevazione precedente, il saldo passa da uno un + 0,44% del I semestre del 2015 ad un +8.75% del secondo semestre. Il 20,2% delle imprese che hanno effettuato nuove assunzioni nel corso del II semestre 2015, prevalentemente ha utilizzato come tipologia contrattuale il contratto a tempo indeterminato (51,43%), a fronte di un 40% degli intervistati che ha applicato un contratto a tempo determinato. Poco utilizzato il contratto di apprendistato, solo il 5,71%.
I dati sono senza dubbio migliori rispetto a quelli delle passate rilevazioni. Gli sgravi contributi messi in atto con il Jobs Act hanno incentivato le imprese ad assumere, questa affermazione è confermata dal 74,29% degli imprenditori che ha beneficiato degli sgravi contributi. Solo con una riconferma e un miglioramento per i semestri a venire si potrà essere certi che queste assunzioni siano state fatte in modo strutturale dovute ad un’effettiva ripresa delle attività produttive.
Un segnale positivo emerge dalla percentuale di imprese che ha investito nel corso del semestre, 35,47%. Vi è un aumento sia degli investimenti materiali, probabilmente dovuti agli sgravi fiscali messi in atto dal Governo nel corso dell’ultimo anno, sia di quelli immateriali. Una percentuale considerevole di imprese ha aumentato gli investimenti legati alla ricerca (+12,5%) e alla certificazione (+5,4%), una parentesi positiva che delinea la volontà degli imprenditori di migliorarsi e di essere maggiormente competitivi.
Sul versante dell’accesso al credito l’indicazione è di un leggero peggioramento. Le aziende lamentano maggiore difficoltà nell’ottenimento di crediti bancari e diminuisce notevolmente il ricorso all’autofinanziamento (+1.14%).
Guardando le aspettative per il semestre in corso diminuisce la fiducia degli imprenditori. Gli imprenditori sembrano essere prudenti nelle loro valutazioni. Probabilmente l’instabilità economica internazionale di questi primi mesi del 2016 ha creato un clima di incertezza. La situazione attesa dei prossimi mesi è trainata dal fatturato extra UE (+7,14%). Le difficoltà sono legate ancora alla domanda domestica, che rimane depressa. Le imprese internazionali soffrono di meno, molto probabilmente perché si agganciano a una più solida ripresa. Nelle precedenti indagini, le imprese che avevano beneficiato di saldi positivi erano quelle con una maggiore operatività nei Paesi esteri. Anche le previsioni occupazionali sono incerte: il 76% delle imprese prevede di non aumentare né diminuire la forza lavoro. Solo il 10,80% degli intervistati ha in previsioni per il I semestre 2016 nuove assunzioni a fronte di un 13,24% che ha intenzione di ridurre gli organici aziendali. Il saldo previsionale del livello di occupazione è pertanto negativo: -2,43%. Se questo dato venisse confermato, si tornerebbe ai valori di inizio 2015.
"Non bisogna essere degli economisti per capire che negli ultimi mesi il quadro generale dell’economia italiana sembra abbia subito dei leggeri mutamenti. Il contesto internazionale ci dice che le prospettive sono in miglioramento nei Paesi avanzati, ma la debolezza delle economie emergenti frena l’espansione degli scambi globali. Le proiezioni dell’attività mondiale prefigurano per l’anno in corso e per il prossimo una modesta accelerazione rispetto al 2015; all’inizio del 2016 sono tuttavia emerse nuove e significative tensioni sui mercati dell’Est asiatico accompagnati da timori sulla crescita dell’economia" commenta il direttore generale di Confapi Massimo Maria Amorosini.
"Nell’area dell’euro la crescita prosegue ma resta fragile. L’indebolimento della domanda estera e la discesa dei corsi petroliferi hanno contribuito all’insorgere di nuovi rischi al ribasso per l’inflazione e la crescita. In Italia la ripresa prosegue gradualmente ma senza slanci repentini. Le esportazioni dopo aver sostenuto l’attività negli ultimi anni risentono della debolezza dei mercati extraeuropei. Sul tema lavoro poi nel corso del 2015 vediamo poi che il numero di occupati è cresciuto, soprattutto tra i giovani ed è proseguita la ricomposizione delle assunzioni verso forme contrattuali stabili incentivate anche dal Jobs Act.
Il tasso di disoccupazione è sceso all’11,4 per cento nel bimestre ottobre-novembre 2015, il livello più basso dalla fine del 2012, anche per effetto della riduzione della disoccupazione giovanile, che rimane tuttavia su livelli storicamente elevati".
"In conclusione possiamo dire che la complessità della attuale fase macroeconomica si riflette sulle risposte delle imprese intervistate: convivono infatti segnali di difficoltà con elementi più confortanti. Sul primo versante, le imprese segnalano nel secondo semestre del 2015 un miglioramento dei principali indicatori aziendali ma allo stesso tempo sul dato previsionale restano caute e sembrerebbe che si faccia un passo indietro. Il quadro che viene delineato potremmo definirlo di maturazione e consolidamento della fase ciclica che, dallo scorso semestre, sembra aver invertito la rotta. I benefici sembrano essere diffusi uniformemente. Si assiste già da due rilevazioni ad un marcato miglioramento dei principali indicatori aziendali.
Il nostro Paese si è distinto negli anni passati per una spiccata capacità di diffusione delle best practice; questo meccanismo basato in parte sul modello distrettuale in parte su un’innata capacità imprenditoriale, è stato messo in crisi dall’asprezza della competizione globale nel periodo di forte crisi economica. I segnali che emergono da questa indagine, in termini di dinamismo, di movimento del capitale industriale, di generalità dei miglioramenti in particolare legati alle imprese di dimensione più piccola, suggeriscono che, forse, questo meccanismo virtuoso si sta riproponendo, con modalità differenti, modalità che è necessario comprendere e rafforzare".
"Non mancano però aspetti critici. Primo fra tutti è la debolezza della domanda domestica. E’ il saldo peggiore in assoluto. La domanda è supportata prevalentemente dai mercati UE che aumentano notevolmente rispetto alla precedente rilevazione e migliorano anche i saldi degli ordini dei mercati extra UE. I saldi sia correnti che attesi riferiti al fatturato presentano livelli e dinamiche radicalmente differenti tra mercato nazionale e mercati esteri. Questo elemento era già presente nella passata edizione. Restano significativi i rischi associati al contesto internazionale, tornati in evidenza nelle ultime settimane. Si auspica che nei prossimi mesi venga mantenuta in Italia e nell’area dell’euro la fiducia di famiglie e imprese e che proseguano con determinazione politiche di sostegno al rilancio dell’economia del Paese soprattutto per le imprese di media e piccola dimensione che sono i veri giganti della nostra economia" conclude Amorosini.
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