Servirà lo “spareggio” del 23 e 24 giugno per avere una guida a Rubano, Selvazzano e Monselice, mentre solo Cadoneghe si sbriga subito fra i comuni con più di 15 mila abitando scegliendo Schiesaro. 8 i paesi mono-lista in provincia, 31 su 52 quelli che hanno riconfermato il primo cittadino uscente, tante le civiche, pochissimi i partiti.
Tre su quattro dei Comuni che potevano andare al ballottaggio - avendo più di 15 mila abitanti - ci andranno. A Rubano, per capire chi succederà all’ex prima cittadina Sabrina Doni servirà lo “spareggio” del 23 e 24 giugno: alla sua erede designata, Chiara Buson, sono mancati due punti per superare il 50% e confermare la guida del centrosinistra, con l’imprenditore Luigi Sposato (è il titolare di Eurinterim) che potrà sfidarla: peseranno i voti di Francesca Dall’Aglio, che aveva lanciato un’alternativa al classico duello centrodestra-centrosinistra.
Come prevedibile, finirà al ballottaggio anche Selvazzano Dentro. A giocarsela saranno Claudio Piron e Mariano Fuschi. Erano tanti i candidati in un Comune dove il centrodestra si è presentato frammentato fin dall'inizio dopo la caduta di Giovanna Rossi (ex sindaca che si è ricandidata con il sostegno di Lega e Udc, ma non di Fratelli d'Italia, che invece aveva contribuito alla sua sfiducia), fermatasi ben sotto al 20% e ora decisiva per l’esito del confronto finale.
Pure Monselice deciderà chi la guiderà il 23 e 24 giugno: al ballottaggio vanno il sindaco uscente Giorgia Bedin, appoggiata dalla Lega, e Luca Callegaro, che è sostenuto da Fratelli d’Italia e Forza Italia. Pochissime le schede di distacco fra i due, qui peseranno i voti del terzo candidato Giannino Scanferla, che pur ha ottenuto una performance importante, vicina al 30% di consensi.
Marco Schiesaro, invece, evita il ballottaggio a vince al primo turno a Cadoneghe, staccando di oltre 15i punti percentuali Paola Venturato, la prima candidata per un eventuale ballottaggio. «Una vittoria storica», commenta Schiesaro, che si riconferma alla guida del Comune.
Curiosità, erano 8 i paesi che avranno una sola possibilità di scelta nella scheda per il voto: aumenta la schiera di Comuni patavini mono-lista, obbligati a un mandato di governo senza opposizione e costretti, già in prima battuta, a dover scongiurare il mancato quorum, che peraltro le leggi hanno abbassato per evitare un boom di commissariamenti (era al 50% più uno, ora è al 40% più uno). E anche su questo aspetto occorre interrogarsi: l’impegno politico non è così diffuso, troppi i sacrifici richiesti e le difficoltà che si presentano agli amministratori una volta eletti. Gli 8 comuni mono-lista? Masi, Piacenza d'Adige, Urbana, Sant'Elena, Candiana, Arre, Villa del Conte e Massanzago: municipalità perlopiù da pochi abitanti, anche se fa specie che – prendendo ad esempio i 6 mila residenti di Massanzago – anche in centri più popolosi non si riesca a trovare un'alternativa.
A livello generale, tolti i quattro grandi Comuni, la corsa elettorale si risolve tra realtà civiche. Rarissimi, infatti, sono i simboli dei partiti: fanno eccezione in maniera evidente i Fratelli d'Italia a Saccolongo (per Gastaldello), Lega e FdI a Fontaniva (Rodeghiero), Rifondazione Comunista ad Anguillara Veneta (Magnarello).
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Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova
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