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ELEZIONI EUROPEE, LA GUIDA: COME SI VOTA E IN CHE MODO SONO ASSEGNATI I SEGGI

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L'8 e il 9 giugno si eleggono i 76 membri italiani del Parlamento europeo. Si potrà barrare solo la lista o esprimere fino a tre preferenze, rispettando la parità di genere e quindi indicando candidati di sesso diverso. Ma come saranno assegnati effettivamente i seggi? Il meccanismo è complicato, abbiamo provato a fare chiarezza.

 

Si vota con il sistema delle preferenze. La scheda elettorale è una sola e occorrerà tracciare un segno sul simbolo della lista che si intende votare. Si può, ma non è obbligatorio, esprimere fino a tre preferenze, scrivendo nome e cognome, solo il cognome o un altro termine indicato sulla lista. Nel caso in cui si volessero due o tre preferenze, non potranno essere tutte dello stesso sesso (pertanto andranno indicati un uomo e una donna, un uomo e due donne o una donna e due uomini).

Se non si esprimono preferenze, il voto non andrà automaticamente al capolista. Verrà conteggiato solo per il calcolo dei seggi da assegnare alla lista scelta e non verrà assegnato a nessun candidato.

Non è possibile il voto disgiunto: non si potrà barrare il simbolo di una lista ed esprimere preferenze su candidati di altre liste. Se lo si farà, la scheda sarà considerata nulla.

Vengono eletti, per ogni lista e in rapporto al numero di seggi ottenuti, i candidati con il maggior numero di preferenze. In caso di parità, si guarda l’ordine di lista.

Ma la fase più complicata è proprio quella legata a come vengono assegnati i seggi. Una volta effettuato lo scrutinio e confermati i risultati, l’assegnazione prevede, infatti, due fasi: nella prima si calcolano quanti seggi spettano a ciascuna lista a livello nazionale, mentre nella seconda si determinano i seggi ottenuti da ogni partito a livello delle singole circoscrizioni.

Nella prima fase si considerano solo le liste che hanno superato la soglia di sbarramento del 4% dei voti a livello nazionale. Si divide il totale dei voti ottenuti da tutte queste liste per il numero dei seggi da assegnare, ossia 76, ottenendo così il cosiddetto “quoziente elettorale nazionale”. In seguito si divide il numero di voti ottenuti a livello nazionale da ciascuna lista per questo quoziente, ottenendo un numero di solito non intero. La parte intera di questo numero rappresenta il numero di seggi “pieni” che spettano a quella lista sulla base dei voti ricevuti. I seggi che rimangono sono distribuiti alle liste che hanno i resti più alti, ossia il maggior numero di voti “avanzati” dalla precedente divisione. In questo modo si determina il numero di seggi spettanti a livello nazionale a ciascuna lista che abbia superato lo sbarramento.

Nella seconda fase i seggi ottenuti da ciascuna lista sono distribuiti tra le cinque circoscrizioni: ogni lista, lo ricordiamo, ottiene un numero di seggi in ciascuna circoscrizione in proporzione ai voti ottenuti. In sostanza si somma il totale dei voti di lista in tutte le circoscrizioni e lo si divide per il numero di seggi spettanti alla lista, ottenendo il cosiddetto “quoziente di lista”. Quindi si divide il totale dei voti della lista in ciascuna circoscrizione per questo quoziente, ottenendo anche in questo caso un numero non intero. La parte intera corrisponde ai seggi assegnati alla lista in quella circoscrizione, mentre gli eventuali seggi non ancora attribuiti sono assegnati alle circoscrizioni in cui la lista presenta i resti più alti.

Una volta deliberati i seggi ottenuti da ogni lista in ciascuna circoscrizione, sono proclamati eletti i candidati che hanno ottenuto il maggior numero di preferenze. In caso di parità di preferenze, prevale il candidato che precede nell’ordine gli altri nella lista.

 

Diego Zilio

Ufficio Stampa Confapi Padova

stampa@confapi.padova.it

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