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GIORDANI: «SU OSPEDALE E CENTRO CONGRESSI PADOVA HA GIÀ PERSO TROPPO TEMPO»

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«Il Calcio Padova al Plebiscito è una stupidaggine colossale. E da sindaco creerò un ufficio per intercettare i bandi»

Candidandosi ha detto di volersi ispirare al modello che ha portato a Milano all’elezione di Giuseppe Sala, e di voler unire i voti del Partito Democratico a quelli del Centro. Sergio Giordani è presidente, amministratore delegato e cofondatore di Trops S.p.A., società che controlla una rete di negozi di abbigliamento sportivo a livello nazionale (marchio principale Non Solo Sport). È stato Consigliere Delegato di Aspiag Service (società della grande distribuzione conosciuta con il marchio Despar). Inoltre è presidente di Padova Container Service S.r.l. ed è stato al vertice di Interporto Padova S.p.A. sino alla sua candidatura a sindaco. In tanti lo conoscono perché è stato presidente del Calcio Padova negli anni della Serie A, dal ’94 al ’96. 63 anni, è sposato con Lucia e padre di due figli, Paola e Antonio. Ecco le sue risposte alle domande che Confapi Padova ha posto ai candidati sindaco.

1) Nuovo polo ospedaliero padovano: quale è la sua idea a riguardo?

«È sicuramente una delle priorità che bisogna affrontare. Ho già detto come la penso: Padova ha bisogno di un Polo Ospedaliero di eccellenza e su questo non c'è discussione. Dove? Io parto da un dato di fatto: in questi anni abbiamo già speso 150 milioni sull’Ospedale esistente ed altri 25 sono già stati giustamente stanziati per la nuova Pediatria. Stiamo già realizzando il “Nuovo su Vecchio”. In prima battuta mi verrebbe da dire teniamolo li: ma molti tecnici mi dicono che la sanità del futuro ha bisogno di strutture organizzate diversamente. Quando sarò Sindaco riunirò tutti i soggetti interessati, quindi anche Università e Regione, attorno a un tavolo, per ragionare, al di là di posizioni ideologiche e politiche, sulla soluzione migliore. Decideremo assieme e poi partiremo subito con le procedure per la realizzazione. Sono 15 anni che se ne parla, non possiamo aspettare ancora, ma abbiamo il dovere di fare una scelta che non sia condizionata da pregiudizi ideologici. Su un’opera di questa importanza non si può dire “siccome tu la volevi fare là allora io adesso la sposto qua per dimostrare che sono più bravo di te”.  È da pazzi».

2) Centro Congressi in Fiera: quale è la sua posizione?

«Padova non ha oggi un Centro Congressi degno di questo nome. Eppure la presenza di una Università a livello internazionale così come di aziende di eccellenza, unita alle attrattive turistiche del territorio, potrebbe portare in città una attività congressuale di alto livello, che, non dimentichiamolo, ha una ricaduta importante anche per l’economia. Quindi la costruzione va completata al più presto e bisogna decidere anche chi e come si assumerà la gestione della struttura. Bisogna farlo ora, perché i grandi congressi si pianificano con oltre un anno di anticipo».

3) Stadio: Plebiscito o Euganeo nel futuro del Calcio Padova?

«Qui non ci sono dubbi: trasformare il Plebiscito nello stadio del Calcio Padova è una stupidaggine colossale, oltretutto costosa. Sono soldi sprecati. Il perché è presto detto: innanzitutto il Calcio Padova uno stadio lo ha già. Non è bellissimo, è vero, bisogna studiare una soluzione per avvicinare il pubblico al campo, ma su questa struttura sono già stati spesi molti soldi per adeguarla alle norme necessarie a disputare i campionati, nei quali speriamo il Padova torni a giocare prestissimo.  Il Plebiscito è in una zona inadatta, con problemi di traffico e parcheggio e poi chiunque sappia solo un poco di sport sa benissimo che un prato, specie in inverno, dove si gioca a rugby, non è poi in condizioni sufficienti per giocare un incontro di calcio. Quindi, il Plebiscito rimane il tempio del rugby, l’Euganeo quello del calcio, con l’impegno a trovare una soluzione per portare i tifosi più vicini ai giocatori.  E i soldi risparmiati, parliamo di 6-7 milioni di euro, non di briciole, li utilizzerò nel riqualificare il quadrante Arcella-San Carlo-Pontevigodarzere».

4) Come rilanciare la Zona Industriale di Padova?

«L’economia è cambiata, in questi ultimi anni, a una velocità impensabile. È inevitabile che questo si rifletta anche su un’area come la ZIP. Nessuno di noi ha la bacchetta magica, ma alcune cose possono essere fatte. Bisogna puntare sull’innovazione e sulla sinergia tra le imprese a partecipazione pubblica insediate in zona. Interporto e Maap già adesso si configurano come un hub dei servizi logistici e distributivi che ha una dimensione internazionale. Interporto offre all’economia non solo padovana la possibilità di muovere merci verso tutti i principali porti italiani ed europei, al Maap si riforniscono quotidianamente operatori anche da Croazia, Slovenia e Austria. Insomma una vocazione l’area la ha già. Dobbiamo razionalizzare le risorse e rendere appetibile l’insediamento di aziende d’eccellenza italiane e straniere». 

5) Ci dica la prima misura che prenderà, se diventerà sindaco, per rilanciare l’economia del territorio.

«Quando sarò sindaco creerò in Comune un ufficio, a servizio di tutti gli assessorati, che avrà un solo compito: lavorare per intercettare tutti i bandi europei e nazionali, tutte le opportunità offerte per ottenere i finanziamenti ai progetti che elaboreremo.  Non è una cosa banale.  Per partecipare e vincere un bando europeo servono professionalità specifiche, un grandissimo impegno e una continua attività di monitoraggio dei vari passaggi. Ne ho avuto la prova, quando, come presidente di Interporto Padova, ho seguito la procedura che ha portato ad ottenere non uno, ma ben due finanziamenti per la realizzazione delle gru a portale elettriche: in tutto oltre 4,5 milioni di euro a fondo perduto. Non ci saremmo riusciti senza un gruppo di specialisti che ha seguito tutto l’iter. Sono convinto che questo ufficio potrà fare molto bene: da un lato segnalare a ogni assessorato le opportunità di finanziamenti italiani ed europei man mano che si presentano, dall’altro verificare con loro a quali partecipare, con che progetti, e seguirne poi l’iter. Concretezza quindi, prima di tutto.  Non è possibile infatti perdere milioni di euro, come è accaduto con il bando nazionale per la riqualificazione delle periferie, dove abbiamo presentato progetti per il Castello dei Carraresi e delle Mura, certamente importanti ma che nulla avevano a che fare con l’oggetto del bando stesso. Soldi che in questi giorni sono andati ad altri comuni (18 milioni a Vicenza ad esempio) e che noi abbiamo letteralmente gettato nel cestino, essendo arrivati al 107° posto in graduatoria. Sembra ora chi il Governo ampli i finanziamenti a 110 posizioni, per fortuna. Ma ci vorrà tempo».

6) Si impegna a scongiurare l’ulteriore aggravio di imposte locali sulle attività produttive?

«In qualche maniera mi ricollego alla risposta precedente. Le imposte servono all’amministrazione a erogare servizi e a finanziare i progetti. L’idea è quella di non gravare ulteriormente sui cittadini tutti e naturalmente sulle attività produttive. La strada è quella di recuperare risorse razionalizzando le attività, e quando dico razionalizzando non vuol dire tagliare, vuol dire fare meglio le cose con le risorse che uno ha a disposizione, e di accedere appunto a tutte le fonti di finanziamento che Europa, Stato e Regione mettono a disposizione. Poi vorrei fare una analisi sulla possibilità di alleggerire invece la pressione fiscale per le attività che operano in aree disagiate».

7) C’è spazio per altre grandi opere a Padova?

«Dipende cosa intendiamo per grandi opere. Io intendo opere che servono ai cittadini e alla città. La “grandezza” di un’opera si misura sulla sua effettiva utilità e sui benefici che assicura alla comunità. Per un quartiere, anche la sistemazione di una piazza, o dei marciapiedi è una grande opera. Ma non voglio eludere la vostra domanda. E quindi se devo pensare a una opera che mi piacerebbe vedere realizzata è l’Auditorium, da fare però in centro per realizzare un grande polo culturale in Piazza Eremitani. Bisogna dire le cose come stanno: un Auditorium può essere utilizzato come sala congressi, il contrario no. E il centro congressi in Fiera non ha e non può avere le caratteristiche necessarie a un Auditorium. Non lo dico io, lo dicono i tecnici».

8) Il numero degli imprenditori extracomunitari nel territorio padovano, nel 2016 per la prima volta ha sfondato il tetto degli 8000. La posizione di Confapi è quella dell’integrazione nel rispetto delle regole. La sua?

«Potrei rispondere con due parole: perfettamente d’accordo. Ma voglio motivare meglio il mio pensiero. Parto da una considerazione. Il fenomeno migratorio in corso è epocale e ha dimensioni globali. Potremmo ragionare per ore sulle ragioni. Preferisco essere pragmatico e dire che non possiamo pensare di bloccarlo o ignorarlo. Allora bisogna governarlo con intelligenza. Chi arriva in Italia deve essere accolto con umanità e rispetto. Non dimentichiamo che praticamente ogni famiglia veneta ha avuto un emigrato in passato per ragioni economiche. Però chi arriva qui e vuole far parte della nostra società deve rispettare le regole. Noi dobbiamo aiutarlo nell’integrazione, vuol dire imparare l’italiano, capire la nostra società.  Ho parlato con molti di loro. Vogliono lavorare, pensano ad un futuro. All’Arcella qualche giorno fa ho incontrato un uomo che è arrivato dall’Eritrea oramai parecchi anni fa. Ha aperto una piccola ditta che si occupa di pulizie, ha due figli che vanno al liceo e all’università, chiede le stesse cose di tutti gli abitanti dell’Arcella, sicurezza, tranquillità, un futuro.  Le persone perbene non si distinguono dal colore della pelle o dal paese di provenienza, ma dal loro comportamento. Quindi se nel rispetto delle regole gli stranieri avviano delle attività commerciali e imprenditoriali io ne sono felice.  Chi è fuori dalle regole, italiano o straniero deve essere punito».

9) Università: è abbastanza integrata con la Città o si può fare meglio?

«L’Università è una grande risorsa che io vedo ben integrata nella nostra città. Ma naturalmente si può fare meglio.  Come? Facendo squadra e mettendo ancora più in rete le conoscenze e le opportunità. Faccio un esempio concreto che viene dal mondo della logistica che ho frequentato in questi ultimi anni. Da un incontro tra operatori del settore e Università è emersa la possibilità di studiare e sperimentare l’uso di droni per particolari attività di magazzino. Le imprese hanno manifestato un bisogno, l’Università ha detto ci metto la ricerca. Ecco questo è un esempio concreto che si può declinare in ogni ambito, perfino in quelli umanistici.  E poi penso al ruolo ancora maggiore che l’Università può avere per la crescita culturale di tutti i cittadini, con una grande attività di divulgazione. Quello che ad esempio è stato già fatto con l’ampliamento dell’Orto Botanico e il percorso didattico e divulgativo tra le biodiversità è eccezionale».

10) Quali costi sono previsti per la sua campagna elettorale? Come la finanzierà?

«Non è possibile adesso dare una idea dei costi, anche perché continuano ad arrivare contributi piccoli e grandi da tanti cittadini - approfitto anzi per ringraziarli della fiducia - e in ogni caso moltissime attività sono svolte da volontari a titolo gratuito. Naturalmente come prevede la legge renderemo pubblici con la massima trasparenza i contributi ricevuti».

LEGGI L'INTERVISTA A LUIGI SPOSATO: «UNA FLAT TAX

PER ATTIRARE A PADOVA AZIENDE DA TUTTO IL MONDO»

 

Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova
stampa@confapi.padova.it

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