Lanfranconi: “Nuovi posti di lavoro non si creano per decreto ma favorendo lo sviluppo dell’economia”
Il Gruppo Giovani Imprenditori Confapi, in collaborazione con Ref Ricerche, ha condotto uno studio sul “Progetto Giovani” e sulle sue principali inefficienze, cui seguiranno alcune proposte di miglioramento. Si riportano l’analisi e le considerazioni del Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori Confapi, Oriano Lanfranconi.
Finalmente anche l’Italia ha deciso di utilizzare una best practice europea, rielaborandola, per rispondere alla peggiore crisi occupazionale a cui questo paese abbia mai assistito. E’ infatti partita dopo tanta concertazione tra tutti i rappresentanti sindacali e associativi il progetto “Garanzia Giovani”, nato e sviluppato come risposta alle esigenze di occupazione delle nuove generazioni tra gli anni ’80 e ’90 in Svezia.
La misura prevede un fondo di 1,5 miliardi di Euro, da spendere nel biennio 2014-2015, per implementare il progetto che mira a garantire un'offerta di lavoro, un contratto di apprendistato, un tirocinio o una nuova opportunità di formazione ai giovani tra i 15 e i 29 anni (anziché fermarsi a 25 anni, come prevede la proposta europea) disoccupati o Neet (Not in Education, Employment or Training) che si iscrivono al portale www.garanziagiovani.gov.it, a Cliclavoro o ai siti regionali, entro 4 mesi da laurea, diploma o stato di disoccupazione.
Saranno coinvolti nuovi soggetti, oltre ai Centri per l’impiego, come agenzie private per il lavoro e imprese.
I problemi di questo progetto, che potrebbero ridurne anche di molto l’efficacia, sono principalmente tre:
1) Il primo, dal lato finanziario, perché non sono i giovani (in forma di sostegno al reddito, ad esempio) che beneficeranno delle risorse comunitarie, ma soprattutto i Centri per l’impiego, sebbene inadeguati.
Ma il punto non superato resta la mancanza di imprese che offrono opportunità occupazionali. I nostri Servizi pubblici per l’impiego sono finanziati con circa 500 milioni di Euro, lo 0,03% del Pil (in Germania 8,8 miliardi, lo 0,34% del Pil; nel Regno Unito 5,5 miliardi, lo 0,34% del Pil; in Francia 5,8 miliardi, lo 0,34% del Pil), e abbiamo un operatore ogni 245 disoccupati.
Nessuna azione è prevista per porre rimedio a questa sotto dotazione di capitale e lavoro, mentre gli intermediari saranno remunerati tramite fondi pubblici per svolgere attività che già svolgono senza compenso, come gli inserimenti lavorativi e i tirocini, senza che sia monitorato come si occupano di queste attività. Per quanto riguarda poi i fondi alle imprese, c’è il rischio che i posti di lavoro creati per ricevere tali risorse (si pensi ai bonus occupazionali per le assunzioni e alla remunerazione dei tirocini), non saranno più economicamente sostenibili quando le risorse del Progetto termineranno.
2) Il secondo problema è di natura organizzativa, poiché viene lasciata grande autonomia alle Regioni. Molto dipenderà da come e dove queste decideranno di investire, se in progetti più o meno fantasiosi, in attività che già compivano oppure in programmi effettivamente innovativi in grado di creare valore aggiunto. Il successo del progetto è poi subordinato all’iniziativa spontanea degli utenti di iscriversi ai Centri per l’impiego, lasciando così fuori un’ampia fetta di popolazione tra quanti, scoraggiati, demotivati nei confronti di tali istituti, non lo faranno: basti pensare che sono meno di 5.000 i ragazzi che dal 1°maggio si sono iscritti al portale www.garanziagiovani.gov.it e circa 2.700 quelli iscritti ai portarli regionali. Speriamo che le Regioni si attivino per dare un importante contributo alla risoluzione del problema della disoccupazione.
3) Il terzo problema riguarda la domanda di lavoro, perché di fatto si promettono posti di lavoro senza che ne siano creati. Dando incentivi all’occupabilità in un contesto di mancata crescita economica si rischia di drogare il mercato: in prospettiva, quindi, possiamo anche aspettarci buoni risultati nel breve periodo, ma quanti, tra i giovani che troveranno un’occupazione, riusciranno a mantenerla e stabilizzarla nel medio-lungo periodo?
“L’impressione è che il lavoro sia “spostato” verso i giovani, indipendentemente dalle reali necessità del mercato occupazionale e, quindi, che vengano “parcheggiati” in una certa occupazione, senza che sia poi garantita loro una posizione occupazionale stabile quando non vi saranno più le risorse della Garanzia Giovani – ha concluso Lanfranconi – Il progetto aumenterà inoltre la probabilità di trovare lavoro soprattutto dove questa è già elevata e non dove è più bassa. Si poteva fare di più? Certo. Come? Magari investendo lo stesso denaro nell’ulteriore sgravio del costo del lavoro per le imprese o magari nell’aumentare le entrate dei lavoratori, in entrambi i casi ci sarebbe stata più saggezza, maggiore merito e meno politica. I posti di lavoro per i giovani non si creano per decreto ma favorendo lo sviluppo economico. Noi come Confapi e come Gruppo Giovani Imprenditori ci mettiamo a disposizione ai diversi livelli per dare il nostro contributo alle iniziative che verranno promosse dalla Garanzia Giovani”.
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