Si chiude il mandato al vertice nazionale. Morello Ritter: «Metterò la mia esperienza al servizio del nuovo presidente Adinolfi»
Si è chiuso in questi giorni il mandato triennale del padovano Jonathan Morello Ritter, già presidente dei Giovani Imprenditori di Confapi Veneto, alla guida nazionale degli imprenditori under 40. A lui, che rimane nella Giunta nazionale della Confederazione, succede Luca Adinolfi, 31 anni, già al suo fianco sin qui con il ruolo di vicepresidente. In questa intervista Morello Ritter traccia il bilancio del lavoro svolto, con lo sguardo rivolto al futuro. E un obiettivo: «Rilanciare l’attività in Veneto».
Qual è il bilancio del suo mandato?
«In questi anni abbiamo intrapreso un percorso di rinnovamento, che ha puntato a far sì che i giovani imprenditori avessero un ruolo diverso nell’agenda di governo, tanto a livello europeo quanto a livello nazionale. Penso al confronto avuto lo scorso febbraio con il presidente dell’Europarlamento David Sassoli, su Green New deal e svolta tecnologica. Agli incontri avuti al Ministero dello Sviluppo Economico sui temi delle politiche legate alla trasformazione tecnologia 4.0, sostenendo il mondo dei giovani e delle start up. E alla battaglia legata ai ritardi dei pagamenti delle grandi imprese nei confronti delle piccole, che ha avuto un riscontro positivo nel momento in cui il Decreto Semplificazioni ha dichiarato “iniqui” i pagamenti oltre i 60 giorni. Uno dei passaggi più significativi del percorso compiuto si è poi avuto con la nascita della prima Accademia nazionale delle Pmi, con la firma sul protocollo d’intesa fra CRUI e Confapi apposta assieme a Gaetano Manfredi, ministro dell'Università e della ricerca. Un modo per lavorare sulle competenze, quelle vere e concrete, che servono all'imprenditore per competere in un mercato globale».
Quali sfide attendono ora chi le succederà?
«Innanzitutto parto col dire che in questi tre anni abbiamo lavorato in piena armonia con Luca Adinolfi, che è sempre stato al mio fianco. Ho così supportato la sua candidatura alla mia successione, sicuro che saprà portare nuove idee, innestandole in una visione comune. Le difficoltà, è chiaro, sono numerose. E molte dipendono dalle scelte che ha fatto chi ci governa, perché oggi oltre al Decreto Ristoro servirebbe un Decreto “Sviluppo” in grado di aiutare le piccole imprese - che hanno caratteristiche e tutele diverse dalle grandi - a investire. Perché, se è positivo aver ridotto la contribuzione per le assunzioni di Under 35 per tre anni, stante il tasso di disoccupazione giovanile, allo stesso tempo c’è un problema che rimane e che è sempre lo stesso. Questo: se non ci sono imprese non c’è lavoro. Se le imprese chiudono, si perde il lavoro. E se le imprese non aprono è uguale, soprattutto quelle di giovani. In Italia nei primi 9 mesi del 2020 hanno aperto la metà delle imprese giovanili rispetto al 2015. Parliamo di circa 60.000 aziende in meno e di 280.000 posti di lavoro mancati. Sin qui invece siamo andati avanti a sussidi a pioggia, con misure come il Decreto Dignità che sono un disincentivo al lavoro, e con poco spazio alle riforme di cui ci sarebbe bisogno. Soprattutto oggi, con gli imprenditori bloccati dall’impossibilità di accedere ai finanziamenti e al credito bancario. Il sistema Italia oggi non aiuta a rimboccarsi le maniche, piuttosto punta sull’assistenzialismo. E invece è doveroso sostenere chi è in difficoltà, ma bisogna anche aiutare le persone a ripartire».
E la situazione nel suo territorio qual è?
«Lavoreremo per rilanciare il ruolo dei giovani imprenditori di Confapi Veneto. Vedete, gli imprenditori di questa regione hanno un grande pregio: quello di continuare a lavorare a testa bassa, sempre. È un grosso merito ma è anche un limite, perché l’imprenditore veneto deve alzare la testa e imparare a guardare lontano. La sfida è quella di darsi una visione, che consenta di far fronte ai problemi che affliggono le pmi venete già da prima della pandemia. Intanto, lo sappiamo, c’è un problema di accesso ai capitali: sappiamo dai dati che molte nostre aziende nascono piccole e rimangono tali, sono imprese sottocapitalizzate, con difficoltà di accesso al credito, difficoltà che gli accordi di Basilea hanno accentuato perché tarati per le grandi aziende. E poi c’è il problema di trovare personale adeguato alle necessità produttive. In un caso su 4 la persona da assumere è di difficile reperimento e, in alcuni settori, anche in un caso su 2. Più qualificata è la posizione ricercata, più difficile è trovarla sul mercato, sia che si tratti di manager sia che si tratti di operai specializzati. Per le pmi permane, poi, il grande nemico di un costo del lavoro troppo elevato. Ostacoli enormi all’attività imprenditoriale. Ma proprio il dinamismo e l’imprinting eco-tecnologico dei giovani possono consentire all’Italia di operare una svolta oggi non più rimandabile».
Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova