CONFAPI PADOVA: «MISURA SIMBOLO DI UN GOVERNO
CHE NON HA A CUORE LA COMPETITIVITÀ DELLE SUE IMPRESE»
Con l’articolo 95 il Decreto Rilancio ha dirottato su Invitalia le risorse inizialmente destinate agli investimenti in materia di sicurezza e aggiornamento tecnologico delle imprese: una cinquantina di milioni di euro in meno per le Pmi del Veneto, una decina per quelle padovane. Il presidente Carlo Valerio: «Mancano una strategia e una visione del futuro. Chi è al governo dà l’idea di non sapere come funziona il mondo delle imprese».
«Avevamo bisogno che le tasse fossero spostate di 8 mesi e sono state rinviate di appena 3, peraltro con un intervento solo parziale sull’Irap. Avevamo chiesto meno burocrazia e più semplificazione, e invece sono aumentate. Avevamo chiesto liquidità attraverso i crediti d’imposta che sono già stati maturati come diritto e non è arrivata. E, tra i 266 articoli, ce n’è uno che proprio non ci va giù: il numero 95, che cancella il Bando Isi Inail destinando le sue risorse a Invitalia. Lo citiamo perché è una decisione che assume valenza paradigmatica: mostra come questo governo non abbia una strategia, una visione del futuro. Peggio: non solo non abbia idea di come funziona il mondo delle imprese, ma proprio non sappia cos’è il lavoro, forse per scarsa frequentazione…». Carlo Valerio, presidente di Confapi Padova, commenta così il Decreto Rilancio, da pochi giorni finalmente pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Focalizzando l’attenzione, in particolare, sull’articolo che cancella quel Bando Isi Inail che, nelle sue nove edizioni di vita, si è rivelato uno strumento essenziale di supporto alle imprese che decidono di investire in interventi e macchinari in un’ottica di aggiornamento tecnologico e di sicurezza per i propri dipendenti, stanziando nel complesso 2,4 miliardi e consentendo di finanziare la realizzazione di quasi 32 mila progetti.
Ebbene, l’articolo 95 del Decreto Rilancio prevede che tutte le sue risorse siano dirottate alle misure di sostegno alle imprese per la riduzione del rischio da contagio Covid-19 nei luoghi di lavoro, revocando l’edizione 2020 e annullando anche quella a decorrenza nel 2021. Di fatto, quelle risorse saranno destinate all’acquisto di dispositivi che sono già finanziati attraverso altri articoli del Decreto Rilancio, da provvedimenti regionali e con norme specifiche già presenti nel Decreto Cura Italia. «I soldi dei bandi Inail erano soldi risparmiati dai lavoratori e dalle aziende, erano vite e salute dei lavoratori salvate dalle migliorie ai mezzi del lavoro», rimarca Valerio. «Più le aziende erano ben equipaggiate, minori diventavano i costi per l’Inail che poteva finanziare queste migliorie! Troppo bello, troppo semplice, troppo efficace, troppo virtuoso, quindi: cancellato».
«Queste risorse saranno tolte e non sostituite da altri strumenti di sostegno. Ora, la prima considerazione da fare è che risulta illogico preservare i dipendenti dal rischio Covid-19 ma continuare a esporli al rischio di infortuni sul lavoro, venendo a mancare gli investimenti che aiuterebbe a prevenirli», aggiunge Davide D’Onofrio, direttore di Confapi Padova. «A tal proposito è bene ricordare che gli infortuni sul lavoro e delle patologie connesse sono in costante aumento: nel 2019 le denunce presentate all’Inail sono state 641.638, 915 in più rispetto alle 640.723 del 2018 (+0,1%). Ma c’è almeno un’altra conseguenza diretta: la revoca del Bando Isi Inail porterà alla potenziale perdita di occupazione nei settori che producono e offrono servizi e macchinari finanziati attraverso il Bando stesso».
Ma di che cifre parliamo? Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, ma messo in fila i dati. Da un punto di vista macroeconomico si ha un crollo di investimenti lineari per l’intero importo del bando (250 milioni di euro per il 2020, di cui circa 21 destinati alle imprese del Veneto), ma si arriva a 403 milioni considerando il finanziamento dei progetti di cui all’articolo 11, comma 5, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81. A questa somma occorre però aggiungere circa 217 milioni della quota di cofinanziamento privato degli investimenti (come sappiamo, il Bando Isi Inail copre infatti fino al 65% delle spese ammissibili totali) e si arriva così a 620 milioni di euro (circa 52 dei quali avrebbero coinvolto aziende venete, con una decina di milioni per quelle del territorio padovano). A questi si deve aggiungere l’indotto e il moltiplicatore fiscale sugli investimenti.
«Ne consegue che la revoca amplificherà la spirale recessiva già in atto causa Covid-19», riprende l’analisi il presidente Valerio. «Non è tutto: il Bando Isi inail è stato pubblicato a dicembre 2019, molte aziende hanno già approntato piani di investimento, richiesto finanziamenti attraverso gli istituti di credito e pagato i consulenti per l’elaborazione delle pratiche di finanziamento. La retroattività di tale revoca può generare ulteriori, gravi problemi finanziari e configurare problematiche legali. Perciò ci chiediamo: se il governo continua a distrarre e ridurre questi fondi cosa rimane per gli investimenti di medio e lungo termine? Cosa resta per l’innovazione? Non dovrebbe, al contrario, iniziare a lavorare anche per rilanciare la competitività dell’economia italiana nel mondo e dare una visione più stabile e meno incerta sul futuro?».
Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova