L’opuscolo è datato 1924 ed è corredato da un saggio su Angelo Beolco e il suo tempo, a firma del giornalista Francesco Jori. Palazzo S. Stefano ha ospitato la sua presentazione.
Un piccolo gioiello di cento anni fa. L’opuscolo è datato 1924 ed è un breve e interessantissimo saggio su Angelo Beolco e la sua famiglia. Ma, diversamente dalla consuetudine, lo pseudonimo di Angelo Beolco questa volta è scritto con due zeta: Ruzzante. Un dettaglio che colpisce subito l’attenzione di un omonimo, Ferruccio, che cent’anni più tardi dà alle stampe la riedizione di quel libriccino. “Il Paradiso Terrestre – Chive, nel Pavan (Qui nel Padovano)”, Edizioni Studioverde in co-edizione con Mediagraf.
Si tratta di un breve saggio su Angelo Beolco e la sua famiglia realizzato da un farmacista padovano, Guido Boldrin, colto studioso del Ruzante, autore egli stesso nei panni di un “villano” ruzantiano. La riedizione del volume, nell’occasione del centenario della prima stampa considerata introvabile, è inoltre corredata da un saggio su Angelo Beolco e il suo tempo, a firma del giornalista Francesco Jori. A chiusura del testo, il contributo di Giuseppe Maggioni, nato nel 1924 a Venezia e residente a Padova, farmacista e studioso di storia della farmacia.
È Ferruccio Ruzzante a raccontare l’inizio di questo progetto: «Da un catalogo di libri vecchi e antichi trattanti svariati argomenti, mittente una libreria antiquaria toscana, mi balza all’occhio un titolo: “Angelo Beolco detto il Ruzzante” di Guido Boldrin. Forse mi colpisce al primo sguardo perché anch’io mi chiamo Ruzzante, oppure, molto più probabilmente, per la stranezza del titolo: Ruzzante scritto con due zeta invece che una, come è storicamente provato e come si firmava il Beolco stesso. Mi appresto subito ad acquistarlo e scopro così un piccolo gioiello di cento anni fa. L’opuscolo è infatti datato 1924 ed è un breve ma validissimo saggio su Angelo Beolco e la sua famiglia realizzato da uno stravagante farmacista padovano, tale Guido Boldrin, coltissimo studioso del Ruzante ma soprattutto appassionato emulo, autore e attore egli stesso nei panni di un “boaro” ruzantiano».
Commenta Daniele Canella, vicepresidente vicario della Provincia di Padova, che ha ospitato la presentazione dell’opera: «A cent’anni esatti dalla sua edizione, questo progetto rende di nuovo ampia diffusione a un volume che unisce l’aspetto teatrale a quello culturale tipico di una padovanità apprezzata e celebrata anche di recente, con tutto quello che essa racconta, ossia l’identità storica del nostro territorio. Il Ruzante e Boldrin ci danno, attraverso queste pagine, l’opportunità di riflettere su come siano cambiati i tempi e mettono in risalto anche le variazioni linguistiche, vere e proprie sentinelle dei valori e dell’identità del popolo che le utilizzano.
«Per l’opportunità di avere nuovamente a disposizione questo libro, un ringraziamento va rivolto a Ferruccio Ruzzante che ha avuto l’intuizione di rieditarlo, e a tutti gli enti pubblici e privati che hanno partecipato e collaborato all’iniziativa – aggiunge Canella -. Sarà inoltre interessante seguire tutta l’attività che sarà organizzata da oggi in poi e che è legata alla presentazione del libro nel territorio, a partire proprio da appuntamenti che si caratterizzano per mantenere un forte legame con il passato: il primo evento sarà al Comune di Pernumia dove nacque il Ruzante, per poi continuare a Conselve durante la fiera di Sant’Agostino a fine agosto e ad Arsego all’interno delle iniziative dell’Antica fiera che si svolge nel mese di ottobre».
Aggiunge Vincenzo Gottardo, consigliere provinciale delegato alla Cultura: «Questo progetto, nato da un insieme di curiose coincidenze, ha riportato alla luce un manualetto prezioso che ci permetterà di apprezzare ancora una volta l’opera di Angelo Beolco. Grazie agli studi appassionati di Guido Boldrin e all’azione coraggiosa e congiunta di Ferruccio Ruzzante insieme a molteplici espressioni del nostro territorio, ora avremo nuovamente fra le mani queste pagine. Penso di interpretare il pensiero di molti appassionati di teatro, non soltanto padovani, che saranno felici dell’iniziativa. E per dire quanto il Ruzante sia apprezzato e amato a distanza di cinque secoli, è sufficiente guardare a una ventina d’anni fa: era il 1997 quando Dario Fo vinse il Premio Nobel per la letteratura. Nel suo discorso a Stoccolma, definì Beolco il più grande autore di teatro che l’Europa abbia avuto nel Rinascimento prima ancora dell’avvento di Shakespeare […], il mio più grande maestro insieme a Molière».
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