Industria e banca, ognuno faccia la sua parte. E’ stato questo l’invito emerso dalla tavola rotonda che, nel corso dell’Assemblea generale di Confapi Industria, ha visto confrontarsi da una parte Federico Ghizzoni e dall’altra Maurizio Casasco, rispettivamente Ceo di Unicredit e presidente nazionale di Confapi. La questione dell’accesso al credito e delle necessità del mondo bancario e di quello imprenditoriale ha tenuto banco nel corso del dibattito svoltosi nella Sala dei Teatini e intitolato non a caso Industria, Europa e banche.
Un continuo botta e risposta si è svolto davanti al folto pubblico e ha visto innanzitutto intervenire Ghizzoni, che ha delineato un momento «di difficoltà per il sistema bancario»: «Le banche hanno avuto grandi problemi negli ultimi mesi – ha spiegato il Ceo di Unicredit -, un accumulo di regole ha stravolto letteralmente il modo di fare banca: il credito non è più un’attività redditizia per gli istituti».
A emergere è una sorta di cul de sac: Casasco da parte sua ha fatto notare come i compiti delle imprese siano rimasti praticamente gli stessi. «Gli imprenditori fanno gli imprenditori come prima, ma le banche hanno dati negli anni passati finanziamenti senza grandi attenzione con i conseguenti problemi che sono oggi sotto gli occhi di tutti e che coinvolgono anche aziende virtuose – ha spiegato il presidente nazionale di Confapindustria – la soluzione sarebbe che la banca valutasse il progetto industriale e la storia di un’azienda».
E’ possibile? La risposta di Ghizzoni è chiara: il Ceo di Unicredit mette sul piatto la necessità di «analizzare l’ambiente e la filiera nella quale si trova a operare l’impresa che chiede credito, ma anche capire come interagisca e come lavori con i clienti e con i fornitori». Il Ceo di Unicredit ha citato un nuovo strumento per le piccole e medie industrie in salute, che permetta in modo automatico l’erogazione del credito: di fatto la banca profila in anticipo le aziende e quelle che hanno certe caratteristiche non hanno nemmeno bisogno di istituire pratiche.
L’argomento finisce subito sotto i riflettori ed è apprezzato da Confapi Industria nell’ottica di una semplificazione delle procedure. Ma la questione è anche altra e Casasco non la tace: c’è la preoccupazione per un credito che è sceso quest’anno del 20% e quella relativa alla riforma delle banche popolari e del credito cooperativo. «Serve considerare l’aspetto qualitativo delle piccole e medie industrie – ha spiegato – il direttore della banca deve ritornare ad avere un ruolo nella concessione del credito perché è quello che conosce l’imprenditore, la propria storia e come lavora: capiamo che le pure analisi dei rating siano necessarie ma non devono diventare l’unico strumento di valutazione dell’impresa. L’abbassamento delle tasse resta fondamentale e lo è anche la necessità che il governo lavori per ragionare sugli aspetti dimensionali delle nostre aziende: le regole non possono essere le medesime per le grandi industrie e per le piccole e medie».
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