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IL VIROLOGO CRISANTI: «SI RIPARTIRÀ CON UN RISCHIO CALCOLATO»

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Il virologo che ha elaborato il modello Veneto: «Con la Fase 2 emergeranno nuovi focolai. Protezioni, sanificazione e tamponi le parole chiave»

«Emergeranno sicuramente nuovi focolai e occorre prepararsi. I fondamentali? Protezioni, sanificazione, tamponi. E la capacità di reazione immediata che abbiamo messo a punto». A parlare è il professor Andrea Crisanti, direttore di microbiologia dell’Azienda ospedaliera universitaria di Padova, l’uomo che ha collaborato con il presidente Zaia nell’elaborare il modello Veneto di contrasto al Covid-19.

Professore, come immagina la Fase 2 dell’emergenza?

«Credo che la ripartenza preveda un rischio calcolato in funzione di tre fattori: i casi che ci sono ogni giorno, la nostra capacità di diminuire i contagi e quella di fare diagnosi, fondamentale per limitare la diffusione del virus. Nella Fase 2 ci saranno molte più occasioni di trasmissione: venendo meno le misure di contenimento, nuovi focolai emergeranno sicuramente».

Da settimane si sta discutendo sulle date della Fase 2 e su quali attività saranno interessate. L’ipotesi più probabile è che prima possano riaprire le industrie in grado di garantire determinate sicurezze (e molte lo hanno già fatto), solo poi toccherà a negozi, ristoranti e bar.

«Non sono io a dovermi esprimere su questo tema: dico, però, che ci deve essere la giusta combinazione tra le esigenze del mondo imprenditoriale e il rischio che ci siano ripercussioni per la salute pubblica. Di sicuro non dobbiamo ripetere esperienze come quelle di Bergamo, dove, appunto, la salute pubblica è stata messa in secondo piano rispetto alle esigenze economiche. Dobbiamo, tuttavia, essere preparati perché le riaperture comportano un rischio di ripresa del fenomeno. Le mascherine, se indossate da tutti, fanno effetto, lo posso assicurare. Noi abbiamo documentato casi di persone in ospedale, poi risultate positive, che avevano indossato la mascherina, e non si è infettato nessuno. Per quanto riguarda sanificazioni e distanziamento sociale i risultati si ottengono applicando norme tutto sommato abbastanza semplici».

Il modello Vo’ è replicabile su larga scala?

«Su larga scala non potremo fare tamponi a tutti, ma i dati sull’incidenza del virus dimostrano che è possibile bloccare il contagio per settimane e settimane. A Vo’ registravamo un’incidenza sul 3% della popolazione, un’enormità. Ma, dopo l’inizio dell’epidemia, non c’è più stato un caso. La ricetta per spegnere i focolai ce l’abbiamo: si tratta di circoscrivere rapidamente l’area, fare tamponi a tutti subito, isolare i positivi, ripetere l’operazione dopo 7-8 giorni per agguantare i casi che dovessero essere sfuggiti alla prima osservazione. Ma bisogna essere preparati, avere la capacità di fare esami. Stesso discorso vale per le fabbriche. In questa fase il tampone servirà molto di più perché non avremo più il distanziamento sociale, il confinamento e il blocco della trasmissione e quindi ci saranno molte più opportunità di diffusione».

Per quanto tempo dovremo prevedere precauzioni?

«Questo nessuno può dirlo. Se il virus è sensibile alla temperatura potrebbe essere per poco tempo, ma non è detto che a ottobre e novembre non si ripresenti. Se invece continuerà a manifestarsi anche nella stagione estiva le misure dovranno essere mantenute».

Diego Zilio

Ufficio Stampa Confapi Padova

stampa@confapi.padova.it

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