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«IN ITALIA LE LEGGI SI SCRIVONO CON LA MATITA, E COSÌ DALLA SERA ALLA MATTINA CI SONO 130 MILA LAVORATORI A RISCHIO»

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Intervista a Giovanni Prearo, Dg di Prearo Costruzioni, sulla questione Superbonus: «Prima andava risolto il problema di crediti incagliati e poi si doveva disciplinare il settore. Si è fatto l’esatto contrario».

 

Superbonus, lo stop alle cessioni dei crediti e agli sconti in fattura apre il problema dei miliardi bloccati, con migliaia di imprese a rischio. Si parla di 5 mila aziende interessate solo in Veneto, in cui sono 1.400 i milioni congelati nei cassetti fiscali. Sul tema abbiamo intervistato Giovanni Prearo, Direttore Generale della Prearo Costruzioni di Codevigo, storica azienda padovana, punto di riferimento nel settore.

«Gli enti pubblici stavano cercando di risolvere la piaga dei crediti incagliati derivanti dai bonus edilizi, che coinvolge tanto le imprese quanto le famiglie. Con questo decreto, piombato sul settore dalla sera alla mattina, il Governo li ha bloccati di colpo, senza aver prima individuato una soluzione strutturale», rimarca Prearo. «Ebbene, un Governo che agisce così fa qualcosa di poco serio, perché prima doveva occuparsi del problema, e poi, soltanto poi, doveva intervenire sul settore. Qui si è fatto l’esatto contrario, senza fare nulla per affrontare la questione dei crediti, nota da un anno e mezzo e che ormai ha assunto dimensioni mastodontiche».

Vi aspettavate questa accelerazione da parte del Governo, arrivata con un’integrazione all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri del 16 febbraio?

«Io di sicuro no, ma mi pare di capire che nessuno nel settore attendesse qualcosa del genere».

Lunedì 20 febbraio c’è stato l’incontro a Palazzo Chigi con le associazioni di categoria interessate, tra cui Confapi, che ha avanzato le proprie proposte col presidente Camisa. Pare di capire che il Governo confermerà lo stop alla cessione dei bonus edilizi, ma aprendo all’utilizzo degli F24 per sbloccare i vecchi crediti incagliati che secondo il Tesoro sono superiori alle previsioni e ammontano a 19 miliardi. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti annuncia anche la possibilità di valutare piccole deroghe per garantire ancora lo sconto in fattura alle famiglie meno abbienti, agli incapienti e ai comuni del cratere del terremoto. E, in ogni caso, se ne riparlerà in un tavolo tecnico insieme alle associazioni delle aziende.

«Lo so che c’è stato un primo tavolo tecnico e che ce ne saranno altri, ma siamo al punto di prima: prima incontri associazioni ed esperti e poi decidi. A cosa serve sentirle dopo che è già stato pubblicato il decreto in Gazzetta Ufficiale? Per carità, magari nei prossimi 60 giorni saranno individuate casi specifici non previsti nel decreto, o almeno lo auspichiamo, così come auspichiamo che ci siano delucidazioni ulteriori. Ma, allo stesso tempo, ci troviamo anche a sperare che al provvedimento non venga aggiunta una valenza retroattiva, e lo dico perché, viste le ultime novità, non escludo nemmeno che la situazione possa peggiorare ulteriormente».

Ma è proprio vero che il settore sarà messo ginocchio?

«Vi do alcuni numeri che rendono l’idea. Attualmente sono 15 i miliardi di euro legati ai bonus edilizi incagliati. Si parla più o meno di 90 mila cantieri in tutta Italia e 25 mila imprese coinvolte. A rischio, in Italia, ci sono 130 mila lavoratori. Questo è il quadro».

Voi, come Prearo Costruzioni, siete colpiti direttamente?

«C’è un cantiere avviato con questo sistema, con tanto di contratti firmati, e relativi appalti e forniture. Speriamo non ci siano dietrofront a riguardo, ma ormai ci si può aspettare di tutto, se il modo di agire è questo. Detto questo, c’è un altro aspetto da trattare: a tutto ciò è strettamente connesso un altro problema, che precede tutti gli altri, legato alla qualificazione delle imprese del settore».

Ovvero?

«Di fatto lo Stato si è accorto di un sacco di aspetti legati al Superbonus che non funzionavano. Ed è successo perché tanti soggetti che prima si occupavano di tutt’altro hanno fiutato l’affare gettandosi nel settore e spesso improvvisandosi come general contractor (le figure che, su incarico dei committenti, gestiscono i rapporti con le imprese e con i Caf o i professionisti che rilasciano il visto di conformità ai fini dell’opzione per il cosiddetto sconto in fattura o per la cessione del credito corrispondente alla detrazione spettante al committente, ndr). Come hanno aperto la propria agenzia faranno altrettanto presto a chiudere. E quando chiuderanno, hai voglia a far rispettare i contratti firmati! Ne consegue che, come al solito, a rimetterci sarà chi esegue il proprio lavoro onestamente. Ma se le leggi vengono scritte con la matita e poi cancellate di colpo, può succedere anche questo. Specie per un settore come il nostro, che non ha barriere all’ingresso e in cui in troppi agiscono senza un codice etico. Sono proprio certe operazioni poco consone ad aver messo sul chi va là il Governo».

Su questo aspetto, però, come si interviene?

«Agendo sulla normativa per l’accesso alla professione, come avviene per molti altri settori. Vedete, per operare nell’edilizia occorre rispettare mille regole, legate alla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, alla conoscenza delle norme fiscali per redigere i bilanci e gestire conti correnti e finanze, fino alle capacità che servono per leggere un contratto d’appalto o di fornitura e alla formazione necessaria per essere sempre aggiornati sulle nuove tecnologie. Avete idea di cosa c’è dietro a un cantiere, anche senza considerare la conoscenza delle norme burocratiche necessarie per il suo semplice avvio? Bene, c’è chi, di queste mille regole, non ne rispetta nemmeno una, sperando di non essere beccato. Figure che danneggiano chi, invece, svolge il proprio lavoro onestamente».

Tornando direttamente alla questione Superbonus, crede che una delle conseguenze sarà che nei prossimi mesi non apriranno più nuovi cantieri?

«Io credo che le operazioni “sane” ci saranno comunque, ma certo ci sarà uno shock nel settore, dovuto, semplicemente, anche a ragioni di natura psicologica, perché chi deve fare investimenti prenderà un maggior numero di precauzioni, preoccupandosi di più e rallentando i tempi. Dopodiché penso anche che chi è bravo e onesto continuerà a lavorare. Detto questo, torno ad augurarmi che ci sia una marcia indietro da parte del Governo».

 

Diego Zilio

Ufficio Stampa Confapi Padova

stampa@confapi.padova.it

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