E' quanto è stato perso nei tre mesi seguiti all'8 marzo
Otto marzo 2020, domenica mattina. La provincia di Padova si sveglia scoprendosi zona rossa. È l'effetto del decreto urgente annunciato la sera prima dal premier Conte. Gli esercenti iniziano ad abbassare le serrande, gli imprenditori sistemano le ultime commesse prima di chiudere. Tre mesi dopo, alla tragica serie di lutti si aggiungono le macerie economiche. Secondo una stima di Confapi, basata sugli ultimi report della Commissione Europea e di Bankitalia, il territorio padovano ha visto sfumare nel Pil del 2020 qualcosa come 749 milioni di euro. Ecco come il Gazzettino di Padova, nel servizio a cura del giornalista Gabriele Pipia, ha fatto il punto della situazione attraverso i dati forniti da Fabbrica Padova e sentendo il direttore di Confapi Davide D'Onofrio.
PADOVA. Otto marzo 2020, domenica mattina. La provincia di Padova, già travolta dall'emergenza Coronavirus, si sveglia scoprendosi zona rossa. È l'effetto del decreto urgente annunciato la sera prima dal premier Conte. Gli esercenti iniziano ad abbassare le serrande, gli imprenditori sistemano le ultime commesse prima di chiudere. Otto giugno 2020, tre mesi dopo. Alla tragica serie di lutti si aggiungono le macerie economiche. Secondo una stima di Confapi, basata sugli ultimi report della Commissione Europea e di Bankitalia, il territorio padovano ha visto sfumare nel Pil del 2020 qualcosa come 749 milioni di euro. Il Veneto addirittura 3,8 miliardi.
LE PREVISIONI
La stima, effettuata dal centro studi Fabbrica Padova, per conto della Confederazione della piccola e media industria privata, interessa tutte le categorie. Se prima del Covid la crescita attesa per l'Italia era attorno all'1%, ora si calcola una perdita superiore al 9%. A gennaio gli imprenditori si lamentavano per le previsioni di crescita troppo fiacche. «Bei tempi» dicono invece adesso gli stessi capitani d'azienda. E a tutto ciò si aggiungono anche le stime delle diverse associazioni di categoria, spesso e volentieri ancora più pessimiste.
I NODI
Confapi sta ultimando la propria indagine congiunturale. Emerge che il 75% delle aziende denuncia un calo del fatturato nel primo trimestre e una tendenza al peggioramento nel secondo trimestre e in prospettiva. Gli ordini sono stati smaltiti ma ora i grandi timori sono legati al calo della domanda. «Prima del Coronavirus parlavamo di tassi di crescita, per quanto bassi, mentre ora cerchiamo di capire a quanto si attesta la decrescita - riflette scuotendo la testa il direttore Davide D'Onofrio -. Il problema per un Paese di esportatori come il nostro riguarda filiere industriali che sono per natura internazionali. È il momento di iniziare a parlare di come se ne esce. Torniamo a parlare di investimenti privati e pubblici. Gli investimenti generano lavoro».
L'ESPORTAZIONE
C'è una sola strada, secondo Confapi: puntare forte sull'export. A Padova l'anno scorso valeva 10 miliardi ma ora tutti i principali mercati delle aziende padovane registrano un calo dell'importazione. La Germania è al -2,9%, la Francia al -11,8%, Gli Stati Uniti al -12,9% e il Regno Unito al -9,9%. «Tutti i Paese industrializzati sono stati colpiti dal Covid, chi più e chi meno, e questo si riflette sul calo delle importazioni da parte di Paesi come il nostro. Ora - prosegue il direttore - serve un piano complessivo oltre alle singole misure singole assistenziali che finiscono per scontentare tutti perché la coperta è inevitabilmente corta. Si esce da questa situazione ricordando che il nostro mercato interno è quello europeo, un mercato con mezzo miliardo di consumatori. Non servono politiche protezionistiche di scarso respiro».
IL SOSTEGNO
Intanto la Commercio di Padova nell'ultimo assestamento del Bilancio di previsione 2020 ha stanziato 6,5 milioni di euro che saranno distribuiti alle imprese colpite dall'emergenza Covid. «Vogliamo continuare ad essere un punto di riferimento per loro» assicura il presidente Antonio Santocono.
Per quasi tutte le imprese i costi sono lievitati a causa delle misure di sicurezza da adottare per evitare contagi. Seguire ogni norma legata a sanificazioni e distanziamenti non è facile ma è doveroso. Gli uomini dello Spisal dell'Ulss 6 continuano a controllare ogni tipo di ufficio, cantiere, fabbrica o magazzino. Il conto aggiornato ad una settimana fa parla di 1.207 imprese passate al setaccio in tutta la provincia di Padova per un totale complessivo di 37.380 lavoratori. Lente d'ingrandimento puntata su distanziamenti, utilizzo delle misure di protezione e igienizzazione dei locali. Ripresa sì, ma in sicurezza.
Gabriele Pipia
LEGGI L'ARTICOLO: L'EPIDEMIA BRUCIA 749 MILIONI - IL GAZZETTINO DI PADOVA (PRIMA PAGINA E SERVIZIO NTERNO), 8 GIUGNO 2020
Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova