Proporre un momento di riflessione sui cambiamenti tecnologici e sociali che trainano l’evoluzione del modo di fare impresa e competere delle nostre PMI, provando a immaginare quale futuro attende gli imprenditori. È stato questo l’obiettivo di “Business (R)evolution”, la tavola rotonda che si è svolta lo scorso 15 dicembre nell’ambito dei festeggiamenti per i venticinque anni di Confapi Padova, organizzata in collaborazione con Finix Technology Solutions e Nvidia. Era il primo degli eventi legati all’anniversario e, di fatto, è stato l’apertura di un ciclo di appuntamenti in programma nei prossimi mesi per celebrarlo.
«Una sfida improba ma affasciante, quella che abbiamo voluto affrontare», ha sottolineato il direttore Davide D’Onofrio introducendo i lavori. «Lo scopo è stato quello di offrire ai nostri imprenditori un utile momento di confronto, provando a delineare e a comprendere in quale direzione stiamo procedendo. E tenendo bene a mente le opportunità che ci aspettano, perché ogni sei mesi si apre, di fatto, un nuovo ciclo tecnologico».
A moderare il dibattito Luca Barbieri, giornalista ed esperto di innovazione: «I dati dimostrano che il manifatturiero italiano è uscito dalla pandemia rafforzato, grazie al grande piano di Industria 4.0, tant’è che si parla di una crescita del Pil a doppia cifra per l’Italia tra il 2021 e il 2022, con un exploit migliore anche di quello della Germania. Fondamentale, in questo senso, la grande opera di digitalizzazione degli impianti, l’introduzione della robotica e l’efficientemente del sistema produttivo. Il passo in avanti è notevole, ma questo ne comporta un altro, che non tutti ancora hanno compiuto: ora infatti occorre adeguare le procedure adottate in azienda e i propri modelli di business, e capire che non si vende più soltanto il prodotto ma anche il servizio. Per cui oggi occorre capire come il digitale possa aiutare piccole e grandi imprese a vendere sui mercati internazionali e soprattutto a gestire produzione e forza lavoro in modo più intelligente».
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Nicola Possagnolo, imprenditore digitale - Forbes Italy most influential Under 30, ha aperto i lavori spiegando: «Il 2023 si apre con grandissime opportunità per le aziende per promuoversi online e lo dico perché proprio nel 2022 tantissime nuove tendenze hanno preso piede, dall’IA al vocal assistant, e per questo il consiglio che do alle aziende è quello di aggredire questi nuovi trend, perché le possibilità per le imprese sono immense: si trovano davanti a un pubblico sì sempre più preparato, ma avendo a disposizione canali sempre più nuovi. E badate che non è troppo tardi per farlo, se non ci si è già mossi in questa direzione. In particolare, poi, monitorare i trend del proprio mercato di riferimento risulta una scelta vincente in quanto permette di individuare tempestivamente le opportunità a disposizione. Ma per poter definire il mercato occorre porsi dei quesiti, come la categoria di prodotto in cui si posiziona il cliente, qual è il pubblico di destinazione e quali problemi hanno e devono risolvere».
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Antonio Parbonetti, Prorettore Università di Padova, ha sottolineato come «stiamo vivendo una grande trasformazione, tecnologica e digitale, e servono nuove competenze. Tema delicato, questo delle nuove competenze, anche per via dello stesso declino demografico in Italia e dell'invecchiamento della popolazione, ma che va affrontato perché è centrale. Allo stesso tempo servono anche infrastrutture nuove, che devono essere progettate per dare un supporto alle piccole e medie imprese, che ancora sono in ritardo rispetto alle grandi».
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Fondamentale, nell’analizzare le strategie di vendita online, la distinzione tra l’ecommerce - che supporta solo un singolo venditore, il proprietario del negozio - e il marketplace, che permette a più venditori di offrire prodotti attraverso la stessa vetrina, quello che, per capirci, fa Amazon. Un tema affrontato da Eleonora Calvi Parisetti, Co-Founder Growers & CEO Marketplace Mentor: «Arriviamo da un biennio che ha dato forte impulso al digitale: fondamentale in questo passaggio sono stati i market place, nostri negozi di fiducia, ma digitali. Ma ancora dobbiamo “abituarci” a questi strumenti e soprattutto devono abituarsi le aziende, che devono trovare una collocazione all’interno di queste nuove possibilità».
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Giovanni Landi, Vicepresidente Institut EuropIA, ha portato nel confronto un bilancio del percorso svolto con la business school dell’Associazione negli scorsi mesi: «Insieme a Confapi Padova abbiamo da poco concluso un corso di alta formazione dedicato al “Management dell’Intelligenza Artificiale nelle PMI”, inserito nelle attività di S.Pa.D.A.. Il passo successivo sono gli audit gratuiti riservati ai soci: l’obiettivo è determinare lo stato di avanzamento della singola azienda nell’evoluzione digitale, suggerendo poi i percorsi di Intelligenza Artificiale adattati alla singola realtà. Un modo per trasformare la teoria del corso in implementazioni pratiche, pragmatiche e indirizzate alle Pmi. Poi potremo estendere questa pratica anche ad altri associati di Confapi che lo vorranno. Questo intendo dire quando parlo di apprendimento anche per noi dell’Istituto, perché vediamo come rapidamente si possa passare dalle parole ai fatti senza per questo seguire sirene di marketing anche troppo presenti in questo settore».
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Silvio Antonio Varagnolo ha poi portato in esame l’esperienza diretta di JAKALA Civitas, di cui è Amministratore & Shareholder. La MarTech Company Jakala approda al settore pubblico in un momento di grande dinamismo per il nostro Paese e prevede oltre 500 assunzioni in tutta Italia entro il 2025: «La sfida è far convivere elementi contrapposti: portare il meglio dell’esperienza del privato nel public sector. Aspiriamo a ottenere un impatto sociale tangibile, creando valore per il cittadino che si rivolge ai servizi di un Comune, di una Città Metropolitana, di una Provincia o di una Regione e che ha diritto a efficienza, velocità, certezza del risultato, chiarezza, semplicità: benessere per tutti noi. Analisi dei dati, Machine Learning e AI, Geo-Intelligence, sviluppo di infrastrutture tecnologiche, ottimizzazione di campagne media e digitalizzazione dei servizi verso il cittadino e il paziente saranno i pilastri dell’offerta».
C’è poi il tema della sicurezza informativa. Una recente indagine Bva Doxa, commissionata da Aruba tra le aziende italiane, ha evidenziato come il 27% delle piccole e medie imprese del Belpaese non possieda un backup, dato che sale fino al 43% tra le sole piccole imprese. Mauro Conti, Presidente del corso di Laurea Magistrale in Cybersecurity Università di Padova, ha sottolineato come «più o meno un terzo delle aziende è a rischio “down” per completa assenza di backup. E proprio la mancanza di consapevolezza del pericolo che corrono è il problema principale da affrontare. Mi riferisco soprattutto all’eventualità di un attacco di ransomware (i programmi informatici “malevoli” in grado di infettare un dispositivo digitale, ndr), che possono bloccare le aziende rendendole non operative. Cosa può fare, allora, l’azienda per tutelarsi? Il primo passo è appunto quello di prendere consapevolezza del problema. E invece a livello nazionale l’Italia investe tra lo 0,4 e lo 0,7% del Pil in sicurezza informatica, 4 o 5 volte meno dei Paesi che possiamo considerare come suoi diretti concorrenti».
Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova