L'autorevole analisi dell'indagine congiunturale di Fabbrica Padova di Amedeo Pugliese, Professore di Economia Aziendale - Università degli Studi di Padova
di Amedeo Pugliese
(Professore di Economia Aziendale
Università degli Studi di Padova)
I risultati dell’indagine statistica congiunturale del centro studi e ricerche ‘Fabbrica Padova’ di Confapi Padova sul terzo trimestre 2020 fotografano l’andamento reale delle attività imprenditoriali in un periodo che si sperava essere di ‘ripresa’. Al contempo offrono una preview sul futuro prossimo e l’evoluzione della crisi.
La progressiva riapertura delle attività imprenditoriali a inizio giugno e il netto declino nella curva dei contagi avevano alimentato le speranze di un ciclo economico a ‘V’: vale a dire con rapidissima discesa in un periodo molto breve – che si è verificata – e una rapida risalita nel periodo immediatamente successivo. Purtroppo, la risalita rapida non si è manifestata con la forza auspicata. Il dato fa il paio con l’evoluzione della pandemia a cui stiamo assistendo in questo periodo: l’emergenza sanitaria non si può considerare esaurita e ci saranno ripercussioni prevedibili sulle attività economiche.
Il questionario e le risposte dagli imprenditori consentono di cogliere tre aspetti principali legati alla congiuntura attuale: (i) l’andamento economico-finanziario nel terzo trimestre 2020; (ii) la risposta organizzativa delle imprese e, (iii) le aspettative e il giudizio degli imprenditori rispetto agli interventi a sostegno della ripresa.
Gli effetti su redditività e posizione finanziaria
Il dato di maggiore interesse è quello relativo all’andamento del fatturato: per il 61% delle imprese si stima un calo nei ricavi rispetto allo stesso periodo del 2019. L’auspicata ripresa verticale nell’andamento a ‘V’ non pare confermata dalle attese degli imprenditori. Il calo del terzo trimestre avrà ripercussioni a cascata sull’intero esercizio 2020: il 76% delle imprese prevede una flessione complessiva del fatturato – in gran parte con una flessione del 25%.
La dinamica di flessione nei ricavi va letta congiuntamente con le aspettative di vendite future: nel 69% dei casi le imprese stimano un calo nel portafoglio ordini per il 2020, segno che il rallentamento sta assumendo dimensioni strutturali anziché essere breve e transitorio come sperato.
La contrazione dei ricavi ha ripercussioni anche sulla posizione finanziaria delle imprese che nel 26% dei casi hanno indicato di aver diluito nel tempo il pagamento dei propri fornitori. Più preoccupante, sul medio termine, il dato sui ritardi nei pagamenti alle imprese da parte dei clienti – che emerge elemento comune a quasi tutte le imprese (80%). Ciò nonostante un intervento forte del Governo volto disinnescare il corto circuito dei mancati pagamenti attraverso una facilitazione nell’accesso al credito per le imprese.
La risposta organizzativa alla crisi
L’indagine offre una serie di elementi che consentono di comprendere in che modo le imprese hanno risposto alla crisi sotto il profilo organizzativo e dei processi. I dati segnalano una forte eterogeneità: in alcuni casi non c’è stato un adeguamento rispetto alle mutate condizioni di mobilità, i limiti ai contatti e le nuove esigenze gestionali. Il dato più importante e confortante è quello relativo alla forza lavoro: il 50% delle imprese proseguirà con un piano di nuove assunzioni nel 2020, mentre solo 18% dei casi ci saranno licenziamenti o mancati rinnovi contrattuali. Il ricorso sistematico agli ammortizzatori sociali (81% delle imprese ne ha usufruito) ha limitato gli effetti negativi sull’occupazione.
Di tenore differente la risposta in termini di organizzazione della forza lavoro: il 78% delle imprese non utilizza o ha avuto esperienze negative con forme di smart-working e nel 73% dei casi la gestione dei turni è rimasta invariata. Significativo che i 2/3 delle imprese non svolge attività diagnostica tra i propri collaboratori.
Gli interventi a sostegno della ripresa
A fronte di una situazione economica complessa e che rischia di protrarsi per un periodo più lungo rispetto a quello atteso, è significativo il dato relativo al ciò che le imprese ritengono essere la principale minaccia alla competitività: l’attuale emergenza epidemiologica appare un fattore secondario e quasi irrilevante (solo nel 13% dei casi viene indicato come il rischio maggiore) mentre la pressione fiscale e la burocrazia asfissiante (81%) continuano a rappresentare la preoccupazione principale degli imprenditori.
Altro aspetto molto significativo - in un periodo in cui l’intervento pubblico a supporto delle imprese è fondamentale per puntellare il sistema produttivo-imprenditoriale – è la forte insoddisfazione da parte degli imprenditori che giudicano negativamente l’articolato composto di interventi governativi (DL Cura-Italia, Rilancio, Semplificazione e Agosto): il 73% li ritiene insoddisfacenti e poco tempestivi; al contempo ritengono importante (60%) il ricorso a fondi esterni (Recovery-Fund e MES) per iniettare liquidità nel sistema economico.
Nel complesso, l’indagine statistica congiunturale di Fabbrica Padova offre una serie di spunti importanti per ‘quantificare’ la gravità della crisi in un trimestre relativamente privo di restrizioni alla mobilità delle persone e alle attività delle imprese. L’attesa di una ripresa rapida e consolidata non si è concretizzata e comincia a profilarsi una differenziazione tra imprenditori che riconoscono la crisi, rispondono e utilizzano gli strumenti disponibili per trasformarsi, e le imprese che preferiscono attendere un ritorno alla normalità che al momento appare incerto e lontano.