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LA PROVINCIA CONTRO RENZI: SIAMO A RISCHIO DEFAULT

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Carlo Valerio: «No al muro contro muro: il cammino delle riforme non può fermarsi. Ma serve chiarezza»

La Provincia di Padova rischia il default. E il presidente Enoch Soranzo firma una diffida contro il governo e informa Procura e Corte dei conti chiedendo, sostanzialmente, di modificare la legge di stabilità, perché il pericolo è quello di chiudere con un disavanzo di quasi 16 milioni per quest’anno, di circa 24,7 milioni nel 2016 e di ben 34,7 milioni nel 2017.

SORANZO ATTACCA. «Ciò che forse in molti non hanno chiaro» ha motivato il presidente Soranzo, «è che la Legge di Stabilità va ben oltre il taglio di trasferimenti cui finora gli enti locali erano abituati. È previsto che siano le Province e le Città metropolitane a finanziare lo Stato versando 1 miliardo di euro per il 2015, 2 miliardi per il 2016 e 3 miliardi per il 2017. Anzi, se gli enti non vi provvederanno entro il 30 di aprile di ogni anno, l’Agenzia delle Entrate effettuerà una sorta di azione di recupero crediti nei confronti dell’amministrazione locale inadempiente prelevando forzosamente l’imposta sulle assicurazioni Rca e, in caso di insufficienza, intervenendo anche sul gettito d’imposta provinciale. Questa manovra ci espone quindi verso i creditori, i fornitori, gli appaltatori e verso il rispetto delle leggi, compreso il vincolo del patto di stabilità». In base a una prima stima, la Provincia di Padova dovrà versare alle casse dello Stato 26.863.000 euro per il 2015, 38.454.000 euro per il 2016, 50.046.000 euro per il 2017 e per gli  anni successivi. Il conto è presto fatto: a fronte di entrate correnti che per quest’anno sono previste in 99.200.000 euro, la Provincia tra spese, ammortamenti e il contributo da erogare allo Stato avrà un passivo di 15.800.000 euro. Lo squilibrio salirà a 24.700.000 euro nel 2016 e a 34.700.00034.700.000 euro nel 2017.

PERSONALE DA ASSORBIRE. Il tutto, fanno notare a Palazzo S. Stefano, dopo che la riforma Delrio ha obbligato a un taglio dei costi del personale del 50%: si tratta di oltre 400 dipendenti che dovranno essere ridotti a circa 200 e riassorbiti da Regione, comuni e tribunali. Dal 1 aprile inizierà quindi la ricognizione dei posti disponibili nelle amministrazioni statali. Nel frattempo però ci sono servizi importanti, come l’assistenza ai disabili o la manutenzione delle strade, che rischiano di restare senza alcuna copertura finanziaria a partire da marzo.

CONFAPI: MA SI DEVE ANDARE AVANTI CON LE RIFORME. «Da ben prima che lo dicesse il Governo Renzi sosteniamo la necessità di andare avanti con le riforme, snellendo e accorpando enti pubblici che spesso si sono rivelati solo centri di potere che pesano sulle tasche del contribuente. Oggi, opporsi a questa linea, significa voler tornare indietro e assumere una posizione assolutamente anacronistica. Per questo anche dalla Provincia, trasformata in ente di secondo livello, oggi ci aspetteremmo proposte e possibili soluzioni, e non uno sterile un atteggiamento di muro contro muro» commenta Carlo Valerio, presidente di Confapi Padova. «Detto questo è anche chiaro che le ragioni non stanno tutte da una parte sola. Nel proseguire verso le riforme serve chiarezza e occorre avere predisposto un disegno preciso, cosa che evidentemente è mancata al progetto relativo alle province voluto dal Governo. Ancora una volta la politica degli annunci a effetto non è seguita da misure conseguenti, oggi più che mai impellenti, perché tagliare inefficienze e potentati del settore pubblico è necessario e urgente».

Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova
stampa@confapi.padova.it

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