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«L'ALTRA VERSIONE» DELLA RAPPRESENTANZA DELLA REPUBBLICA POPOLARE DI DONETSK A VERONA

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L'intervista che segue non rappresenta minimamente la posizione di Confapi Padova sull'invasione ucraina, ma abbiamo voluto riportarla per completezza d'informazione, in modo da dar conto di tutte le posizioni.

 

Il punto di vista controcorrente di Palmarino Zoccatelli (DNR Verona): «L’Ucraina doveva essere riconosciuta come territorio neutrale»

 

«Guardate che la versione che riporta la maggior parte dei media sente una campana sola. Le cose non stanno proprio come vengono dipinte». A parlare è Palmarino Zoccatelli, responsabile dell’Ufficio di Rappresentanza della Repubblica Popolare di Donetsk (DNR) a Verona.

E come vengono dipinte?

«L’unica versione che passa è quella che vede i russi come aggressori e gli ucraini come vittime. In realtà le popolazioni dei territori di Crimea e Donbass sono storicamente russe, e fu Krusciov a far sì che la Crimea venisse annessa all’Ucraina, ma quando comunque era ancora in piedi l’Unione Sovietica. Non dimentichiamo poi che l’Ucraina è uno Stato che esiste di fatto solo dal 1919, dopo la fine della seconda guerra mondiale, mettendo assieme varie regioni dalla storia molto diversa. Ma la guerra in quell’area è in corso già da tempo, ovvero dal 2014, e cioè dal colpo di Stato di piazza Maidan».

Colpo di Stato?

«Un colpo di Stato orchestrato e finanziato dagli Stati Uniti in funzione antirussa, e che ha portato a decine di migliaia di vittime civili nella popolazione russofona in quelle regioni. Solo che i riflettori si accendono soltanto adesso, dopo che si è mosso Putin».

Vi aspettavate che si arrivasse all’invasione?

«Noi ce l’aspettavamo già dal 2015, quando ci fu l’intervento in Crimea, dove la Russia aveva le proprie basi navali. Questo è il passo successivo, ma io dico: finalmente».

Finalmente? Stiamo parlando di bombardamenti e morti.

«Il riconoscimento delle Repubbliche Popolari di Donetsk e di Lugansk da parte della Federazione Russa ha evitato un genocidio delle popolazioni russofone del Donbass. Lo stanno perpetrando le fanatiche milizie nazionaliste ucraine, che si rifanno al loro “eroe” filo nazista Stephan Bandera e che nelle proprie bandiere hanno disegnata la svastica. Ecco, a otto anni da Piazza Maidan, le vittime sono le popolazioni russofone che vogliono difendere la propria terra dall’aggressione ucraina. Parlo per testimonianza diretta: io sono state in quelle zone almeno sette o otto volte e ogni volta il rumore dei colpi di cannone proveniente dalle postazioni ucraine era quotidiano».

Ci racconta come nasce il rapporto della vostra associazione con la realtà del Donbass?

«Io fino al 2015 non conoscevo nulla di quella zona. Tutto è nato per caso mentre ero a una rievocazione storica a Verona, con un banchetto che esponeva la bandiera gialloblù della mia città. Una signora nata in quelle regioni, notando i nostri colori, venne a chiederci se per caso stavamo promuovendo gli interessi dell’Ucraina. E iniziò a spiegarci quanto il suo popolo stesse soffrendo proprio a causa dei battaglioni ucraini. Da lì ci siamo interessati della situazione e abbiamo cominciato a organizzare missioni e conferenze per documentare quanto stava succedendo, fino ad aprire un ufficio di rappresentanza a Verona».

Che ripercussioni avranno, secondo lei, le sanzioni che Stati Uniti e UE stanno approntando?

«Danneggeranno soprattutto noi, che abbiamo rapporti commerciali con la Russia. Non danneggiano gli Stati Uniti, né la stessa Russia, che in questi anni si è preparata per essere autosufficiente e produrre quanto, in precedenza, importava. L’Italia è molto amata in Russia per la sua storia, la sua cultura e la sua arte, ma al momento politicamente è un vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro».

Domandona conclusiva: si è fatto un’idea di come andrà a finire questa storia?

«Putin vuole riprendersi interamente il Donbass arrivando a far sì che le Repubbliche Popolari di Donetsk e di Lugansk siano riconosciute come entità statuali indipendenti. Punta, cioè, a riportare tutta la parte russofona sotto l’influenza della Federazione. Dopodiché non so se vorrà andare fino in fondo, provando a imporre un cambio di governo a Kiev, ma questo non può prevederlo nessuno. Secondo me, per evitare che si arrivasse a questo punto, sarebbe stato necessario arrivare a un accordo che garantisse la neutralità dell’Ucraina. Oggi la questione che pone la Russia è semplice: come può accettare di installare basi Nato, con i missili, a cinque minuti dal proprio confine?».

 

Ufficio Stampa Confapi Padova

stampa@confapi.padova.it

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