Intervista a Flavio Rodeghiero, membro di Giunta di Confapi Padova, dopo le dimissioni da presidente del Dmo: «Ho fatto il mio lavoro. E sul nuovo governo dico che...».
In un Paese in cui le dimissioni sono cosa rara Flavio Rodeghiero è andato controcorrente, lasciando la guida del consorzio Dmo (Destination Management Organization) di Padova, con cui ha seguito negli ultimi 3 anni lo sviluppo del turismo congressuale in città. In questa intervista spiega i perché della sua decisione, ma parla anche del nascituro governo Conte bis, non senza risparmiare un paio di stilettate ai suoi ex colleghi parlamentari.
Dottor Rodeghiero, perché le dimissioni?
«Perché credo di aver portato a termine il mio compito di civil servant e ritengo concluso il mio mandato. Nel 2017 mi era stato affidato un consorzio in perdita economica e con una sola dipendente. Ho accettato l’incarico di presidente a titolo completamente gratuito e ho lavorato per rimetterlo in moto: ora lascio una macchina in attivo e in grado di correre da sola. Il bilancio è tornato positivo, le aziende affiliate sono salite dalle 30 che erano alle 55 attuali e il personale è cresciuto e conta su altre due persone, più due stagisti e diversi consulenti. Ora saranno gli enti che l’hanno in gestione a decidere cosa fare di questa struttura».
Come immagina il futuro del Dmo?
«Può essere uno strumento interessante in funzione dell’Ogd (Organizzazioni di Gestione della Destinazione, ndr) previsto dalla Regione o una struttura che conserva una sua autonomia. Come sapete il consorzio sin qui è stato controllato da Camera di commercio, Comune e Provincia, ma, da quanto so, Comune e Provincia vogliono farsi da parte: l’ente camerale deciderà in piena libertà il suo futuro. La questione, se permettete, è però di più ampio respiro e riguarda il modo in cui Padova pensa allo sviluppo turistico, perché da questo punto di vista è in forte ritardo, come lo è il territorio circostante».
I numeri del turismo sono in crescita.
«Ma i numeri da soli non bastano a definire lo stato di salute. Padova non ha un piano strategico per la promozione del turismo, non ha un logo di promozione turistica, non ha una pianificazione che consente di sviluppare un afflusso che oggi è concentrato sui grandi poli di attrazione, come la Cappella degli Scrovegni e il Santo, ma non contempla altre realtà. Il turismo è in crescita ovunque, certo, ma oggi occorre “scegliere” il turista a cui si mira. Occorre puntare a quello “di qualità”, arrivando, in un certo senso, a selezionarlo. Quello che occorre incentivare è il turismo d’eccellenza: non dimentichiamo, ad esempio, che il turista congressuale è quello che rende di più in termini di indotto, perché in media spende il doppio rispetto al turista “normale”. E lo stesso Centro Congressi prossimo all’apertura, per una sua maggiore sostenibilità economica, dovrà contare su una progettazione degli eventi a lunghissima scadenza, che ancora non c’è. Il Dmo può essere, lo ripeto, uno strumento utile e da valorizzare, ma prima bisogna avere chiaro a quel modello turistico si punta. E, personalmente, in attesa che vengano prese decisioni, avendo svolto il mio lavoro, ho scelto di occuparmi di altro e fare esperienze diverse, nello specifico dedicandomi al ruolo di consulente in un importante istituto internazionale».
Lei è stato membro della Camera dei Deputati dal 1994 al 2006 con la Lega Nord ricoprendo, fra le altre, la carica di capogruppo nelle Commissioni Cultura e Politiche dell’Unione Europea. Non possiamo non chiederle un giudizio sulla crisi di governo che ha portato al nuovo governo Conte.
«Le valutazioni sul nuovo governo saranno date valutando le misure che prenderà, in particolare sulla finanziaria, e sulla linea economica generale. Tutte le altre cose che si possono dire sono commenti politici che risentono del “colore” di chi le esprime. Io dico solo che chi ha causato questa situazione e portato alla crisi di governo poteva pensarci prima di arrivare a questo punto. Invece, se mi passate la battuta, qualcuno ha rotto le uova combinando una frittata, ma qualcun altro la sta cuocendo».
Fuor di metafora, la sentiamo critica verso il comportamento della Lega e dell’ex vicepremier Salvini.
«Siamo in un sistema parlamentare proporzionale, non dimentichiamolo. Chi ha fatto cadere il governo basandosi sui sentori della pancia del Paese doveva sapere che, se c’erano i numeri per farlo, sarebbe stato possibile arrivare a un nuovo esecutivo. Dopodiché, personalmente ritengo che il sistema proporzionale non sia il migliore per garantire la governabilità in Italia, ma, anche da questo punto di vista, ricordiamo che è stato Calderoli a proporlo. La verità è che per fortuna l’Italia può contare su imprenditori che la mandano avanti nonostante la politica. Peraltro, come il presidente di Confapi Padova Carlo Valerio, anch’io ho notato l’assenza di ogni riferimento al mondo imprenditoriale nel discorso con il quale Conte ha accettato l’incarico a formare il nuovo governo. Ma non è l’unica grossa lacuna: mancavano anche i riferimenti a criminalità, corruzione ed evasione. Sono queste le tre grandi piaghe che affliggono l’Italia. Possibile che non sia stato fatto un minimo accenno a questi temi?».
Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova