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«LAVORIAMO PER RIDURRE IL GAP DIGITALE DELL’INDUSTRIA ITALIANA»

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Intervista esclusiva a Paolo Ghezzi, Direttore generale di Infocamere e relatore d’eccezione all’incontro “Il futuro digitale delle PMI”. Agli imprenditori l’opportunità di visitare una struttura all’avanguardia, unica in Italia: «Così creiamo valore a partire dai dati».

 

Visione e innovazione. Sono due termini che giocoforza ricorrono più volte, quando si parla con Paolo Ghezzi. Toscano, di Piombino, è una figura chiave nel settore tecnologico italiano. Dopo essersi laureato in Scienze dell’Informazione all’Università di Pisa, ha iniziato il suo percorso professionale in Cerved, per poi proseguire in InfoCamere. Qui ha ricoperto numerosi ruoli fino a essere nominato Direttore Generale nel 2014, guida di una struttura che, negli ultimi anni, ha giocato un ruolo cruciale nel ridurre il divario digitale in Italia. E, prima dell’incontro “Il futuro digitale delle PMI”, organizzato da Confapi Padova e Microsoft Italia e ospitato proprio dalla sede di InfoCamere di Corso Stati Uniti, gli imprenditori dell’Associazione hanno avuto il privilegio di visitare il suo Data Center Operativo, che, utilizzando le tecnologie più avanzate, gestisce l’accesso ai dati camerali dell’intero Paese, attraverso un “Cloud” collegato a tutte le sedi delle Camere di Commercio italiane.

Dottor Ghezzi, non tutti sanno che proprio a Padova Infocamere gestisce il Registro delle Imprese, uno dei primi registri europei interamente informatici, anagrafe economica pubblica ufficiale e banca dati di interesse nazionale. Ci presenta la struttura che gli imprenditori hanno avuto l’opportunità di visitare?

«In InfoCamere lavoriamo al centro di un ecosistema istituzionale dell’informazione economica, con radici in tutti i territori e aperto al mondo, per sviluppare soluzioni digitali all’avanguardia, pensate per essere semplici e alla portata di tutti gli imprenditori che si rivolgono alle Camere di Commercio. Un ecosistema che coinvolge più di dieci milioni di cittadini-imprenditori alla guida di quasi sei milioni di aziende. Il 97% di queste realtà ha meno di cinque addetti e oltre la metà è costituita da imprese individuali. 6 milioni di imprese di cui è possibile sapere chi sono, dove sono e cosa fanno. Per avere una banca dati di questo tipo serve un’infrastruttura adeguata a tutte le tematiche legate ai più alti standard di sicurezza. In Infocamere, a Padova, sono attive più di 500 persone, di cui più dell’80% laureate e con competenze molto specifiche e di difficile reperimento, dai sistemisti ai data scientist, figure, queste, ormai cruciali per riuscire a trarre dai dati tutte le informazioni possibili, e creare valore. Se il Paese vuole entrare nel futuro digitale, deve partire da qui».

Un tema che si lega indissolubilmente all’Intelligenza Artificiale, al centro dell’incontro organizzato assieme a Microsoft Italia.

«All’Intelligenza Artificiale, alla gestione dei dati e all’automazione dei processi: vanno di pari passo, perché non si può parlare di Intelligenza Artificiale se sotto non ci sono i dati a guidarla. Come dice più di qualcuno, oggi i dati sono il nuovo petrolio. E, attenzione, non mi riferisco ai milioni di dati che ognuno di noi lascia giornalmente su internet, attraverso i social, ma, al contrario, a dati certificativi, dati veri, di valore intrinseco molto alto».

Come è possibile “mettere a terra” questo patrimonio?

«Un’impresa esiste non quando nasce in uno studio notarile, ma quando tutti gli altri possono interrogarla e, quindi, quando ci sono visibilità e trasparenza verso terzi. E questo deve essere un segnale che gli imprenditori devono cogliere. Una volta non era così facile abituarli, avere la cultura che consente di saper leggere, ad esempio, il bilancio di un’azienda partner, di un fornitore. Oggi, invece, un imprenditore ha a disposizione le informazioni relative a chi sta trattando con lui, con cui sta conducendo affari, e può mettersi sullo stesso piano, superando l’asimmetria informativa che un tempo esisteva a vantaggio dell’impresa più grande che si rapporta con quella più piccola. Parliamo di informazioni pubbliche, e che cambiano le prospettive».

Giacomo Frizzarin, Direttore della Divisione Small, Medium and Corporate di Microsoft Italia, relatore all’evento ha citato i dati Istat che dicono che in Italia l’Intelligenza artificiale è utilizzata da circa l’8% delle piccole imprese, dal 14,5% delle medie e dal 35% delle grandi. Come legge questa sproporzione?

«Piccolo non è bello, quindi le nostre microimprese fanno fatica a far proprie le competenze che servono e che le grandi hanno, perché contano su più persone. E, per ridurre il gap, giocheranno un ruolo fondamentale due fattori. Il primo riguarda la semplificazione tecnologica. Noi, ad esempio, abbiamo creato un’app che si chiama Cassetto Digitale dell’Imprenditore, con cui forniamo all’imprenditore, sullo smartphone, la visura e dati di bilancio in più lingue: lui, con un semplice clic, li può mandare dove serve. Il secondo fattore concerne il ruolo delle associazioni di categoria, come Confapi, fondamentali per far capire l’importanza di saper utilizzare questi strumenti. Prima potevi farne a meno, ma oggi no. Milioni di cittadini e piccoli imprenditori si sono accorti, a un tratto, che non si può fare a meno di internet, di un computer e di uno smartphone. Fino a ieri avevano preferito raggiungere il proprio mercato in maniera diretta, ma oggi devono ripensarsi e imparare in fretta a usare il digitale. E lo devono fare in tempo reale: non possono perdere tempo perché l’occasione ce l’hanno in quel momento, e magari non sono in sede».

A cosa state lavorando in questo momento?

«Oggi la sfida è, appunto, quella dell’Intelligenza Artificiale, e noi siamo impegnati su due fronti: da una parte puntiamo a semplificare ulteriormente la burocrazia - e quindi il lavoro anche di backoffice - che gli enti pubblici, tra cui le Camere di Commercio, stanno facendo per la gestione delle attività, migliorando la qualità: ad esempio sappiamo bene che oggi il codice Ateco non è così rappresentativo dell’attività dell’impresa, e non lo è perché anche solo aggiornarlo per l’impresa era difficile, costava. Noi stiamo cercando di semplificare tutto questo, anche grazie agli strumenti come l’Intelligenza Artificiale, che interpretano i dati. Dall’altro la prospettiva è quella di utilizzare sempre più gli analytics per leggere i fenomeni, anche guardandoli dall’alto. Adesso, per capirci, la sfida è dire cosa sta diventando la zona industriale di Padova, o l’agricoltura in un determinato territorio: siamo già in grado di sapere quanto è il valore della produzione di Corso Stati Uniti o di qualsiasi altra via, lato destro e lato sinistro. E questi sono dati che permettono di trarre valore in tantissimi ambiti: le infrastrutture e il loro sviluppo, cosa serve per quella di imprese, che cosa sta succedendo con l’imprenditorialità giovanile, e via di questo passo. Il digitale deve migliorare il rapporto tra impresa e Stato e rendere più semplice la vita alle aziende. Questa è la via che stiamo percorrendo».

 

Diego Zilio

Ufficio Stampa Confapi Padova

stampa@confapi.padova.it

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