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«LAVORO, FORMAZIONE, RISORSE EUROPEE: LE MIE PRIORITÀ PER IL VENETO»

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La sua prima uscita pubblica è stata all’Assemblea di Confapi Padova. Un “esordio” che dimostra da subito l’attenzione verso la realtà delle piccole e medie imprese, quelle che «sono l’anima del tessuto economico del Veneto». Lei è Valeria Mantovan, 34 anni, sindaca di Porto Viro (Rovigo), cresciuta «a pane e politica» e laureata in Giurisprudenza a Padova. Dallo scorso 17 settembre è il nuovo assessore regionale a Istruzione, Lavoro, Formazione e Pari Opportunità, subentrando a Elena Donazzan, eletta parlamentare europea. E, in questa intervista esclusiva per Confapi Padova, tocca alcuni dei temi chiave del suo mandato come lavoro, formazione e uso delle risorse europee.

Nel rinnovarle le congratulazioni e l’in bocca al lupo per il nuovo incarico, le chiediamo: quali sono le priorità di intervento e le possibili azioni per migliorare il tessuto economico e sociale del territorio?

«Sono davvero onorata per questo nuovo incarico che ricoprirò con il massimo impegno e determinazione per continuare a portare avanti il lavoro e i risultati finora ottenuti da un assessorato strategico per il tessuto economico e sociale della nostra Regione. Il lavoro, la Formazione, l’Istruzione, le Pari opportunità sono deleghe per le quali sento una forte responsabilità. Da un lato si incide sul futuro delle nuove generazioni; dall’altro si difende e si sviluppa uno dei diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione, il lavoro. La priorità resta quella di dare risposte, supportare i cambiamenti, avviare progetti per l’occupazione e la competitività, in un legame inscindibile con il territorio. Abbiamo l’obiettivo di perseguire ambiziosi traguardi di coesione economica, sociale e territoriale, assicurando che nessuno resti indietro».

Attraverso il Fondo Sociale Europeo oltre 2 miliardi e mezzo di euro sono stati assegnati al Veneto nei tre periodi che si sono succeduti dal 2007: quali risorse sono in arrivo nel prossimo futuro e come saranno utilizzate?

«Per il periodo di programmazione 2021-2027, la politica di coesione è a circa metà della sua attuazione, tuttavia è già in corso il dibattito sul futuro in merito ai possibili scenari di riforma, in vista anche dell’insediamento dei nuovi membri della Commissione europea.

Il dibattito verterà in primis sulla dotazione finanziaria e sul peso che tale politica e i differenti fondi che la compongono avranno sul bilancio dell’Unione 2028-2035 (Quadro finanziario pluriennale, QFP).

La Commissione europea dovrebbe presentare le proprie proposte per il periodo 2028-2035 nella primavera del 2025. Seguirà un periodo di negoziati per l’elaborazione dei nuovi regolamenti dei fondi.

La Nona relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale della Commissione europea ha evidenziato che la Politica di coesione produce risultati positivi tangibili; molte regioni dell’UE hanno registrato un significativo processo di convergenza economica e sociale.

È fondamentale che la coesione economica e sociale venga confermata come una delle componenti maggioritarie del bilancio europeo, alla luce delle risorse che, grazie ad essa, vengono messe a disposizione delle regioni; basti pensare che per la Regione del Veneto i due Programmi Regionali finanziati dal FESR e FSE+ hanno una dotazione complessiva di 2 miliardi di euro, vitali per integrare il bilancio regionale nell’attuazione di molte policies regionali in tema di: ricerca, competitività delle imprese, occupazione, istruzione e formazione, ambiente, energia, sviluppo territoriale, inclusione sociale, cultura e turismo.

La stabilità normativa e la prevedibilità sono essenziali per un’attuazione rapida ed efficace della politica di coesione. Auspico pertanto che la Commissione europea si impegni a progettare il quadro per il periodo successivo al 2027 in modo più flessibile per far sì che l’attuazione possa iniziare con certezza il 1° gennaio 2028, evitando così di dover adottare molteplici revisioni legislative durante il periodo di programmazione: anche in tale contesto, la flessibilità e la semplificazione sono fondamentali».

Capitolo occupazione: gli ultimi dati di Veneto Lavoro, che arrivano al mese di agosto, presentano un quadro positivo, col 2024 che si mantiene comunque su livelli particolarmente elevati (+77.000 posizioni di lavoro), pur con le difficoltà presenti in alcuni settori, come quello industriale. Quali sono i bisogni che emergono dalla lettura del contesto?

«Il mese di agosto è fisiologicamente negativo per il prevalere delle cessazioni di rapporti di lavoro sulle assunzioni, ma effettivamente ha accentuato i segnali di rallentamento della crescita che si osservano da alcuni mesi, soprattutto nel settore industriale. Attendiamo i mesi autunnali per capire in quale direzione andrà il nostro mercato del lavoro, che comunque rimane in una fase positiva, come dimostrano i 77 mila posti di lavoro guadagnati da inizio anno. Nel frattempo la Regione Veneto persegue nel suo scopo di rafforzare il sistema di politiche per il lavoro, che si contraddistingue per la sua complessità e capacità di rispondere alle esigenze di un mercato in continua evoluzione. Con un’attenzione particolare a diverse categorie di cittadini, l’obiettivo centrale è promuovere l’occupazione, potenziare la formazione professionale e facilitare l’inserimento lavorativo di una vasta gamma di soggetti, includendo disoccupati, soggetti fragili, lavoratori dipendenti, autonomi, liberi professionisti e imprenditori. In un contesto di rapide trasformazioni industriali, questo sistema mira a sviluppare competenze chiave che garantiscano una competitività sostenibile per il territorio veneto. La Regione del Veneto ha instaurato un confronto aperto e continuativo con le parti sociali, le organizzazioni della società civile e la vasta rete di operatori pubblici e privati. Questa collaborazione inclusiva, unita alla partecipazione attiva dei cittadini, permette di affrontare con determinazione le sfide poste dalla transizione industriale in atto. Fondamentale in questo contesto anche l’attività della nostra Unità di crisi aziendali, che dalla sua istituzione ha coordinato oltre 330 tavoli, di cui 62 in collaborazione con le strutture ministeriali, per un totale di oltre 61mila lavoratori diretti coinvolti».

Restando sul tema manodopera, ormai da anni si trascina il problema del mismatch tra domanda e offerta di lavoro: più di un’azienda su due del territorio che cerca un operaio specializzato sa già che non lo troverà, per mancanza di candidati o preparazione inadeguata. Come si affronta la questione?

«Quello della manodopera è un tema cruciale per le nostre imprese. Assistiamo a un turn over rapido e all’introduzione di tecnologie sempre più complesse con le quali i lavoratori devono restare al passo. Da un lato dobbiamo fare i conti con il tema della denatalità, quanto mai attuale, dall’altro con la richiesta da parte delle aziende di forza lavoro e professionisti super specializzati che non trovano. Sul fronte della mancanza di competenze adeguate rispetto alle esigenze del mondo produttivo, in Veneto, da anni, abbiamo puntato su due misure che riteniamo imprescindibili: la formazione e l’istruzione.

Dal 2005 ad oggi sono stati investiti 1,6 miliardi di euro per finanziare l’offerta regionale dei percorsi triennali e quadriennali di istruzione e formazione professionale per i giovani. Siamo riusciti a rispondere alle esigenze specifiche del territorio, a contrastare la dispersione scolastica e la disoccupazione giovanile, che in Veneto è al 9,3% contro una media nazionale del 12,7%. Grazie alle politiche avviate nel corso degli anni, la regione del Veneto è a livello nazionale quella con il minor numero di NEET (13,9%), ovvero giovani che non lavorano, non studiano e non cercano occupazione. Una percentuale incoraggiante, ma ancora lontana rispetto al target europeo fissato al 9% entro il 2030. È necessario quindi continuare ad agire per non disperdere queste risorse preziose, bensì recuperarle e renderle parte attiva della nostra società. L’obiettivo è duplice: da un lato vogliamo favorire l’avvicinamento dei giovani al mercato del lavoro con strumenti formativi utili ad affrontare le sfide del mercato, incoraggiando l’imprenditorialità e l’autoimpiego; dall’altro riteniamo fondamentale sostenere il rientro in percorsi formativi dei minori “in dispersione”. Sul piano dell’istruzione, invece, voglio ricordare che dal 2011 a oggi la regione del Veneto ha finanziato 472 corsi ITS Academy, il percorso biennale post diploma di alta formazione professionalizzante, che vede il 40% della formazione sul campo con stage, laboratori, apprendistato, con il 70% dei docenti che provengono dal mondo delle imprese. Dall’anno della loro istituzione le 8 Fondazioni ITS Academy del Veneto, una per ogni settore, dalla moda alla meccatronica, dal turismo all’edilizia sostenibile ecc. hanno diplomato 5.800 ragazzi, il 93% dei quali ha trovato un lavoro a un anno dall’esame».

 

Diego Zilio

Ufficio Stampa Confapi Padova

stampa@confapi.padova.it

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