Il Ceo Luigi Bazzolo: «Esportiamo in più di 50 Paesi al mondo ma manteniamo solide radici nel territorio»
Un cuore antico, ma saldamente legato a ricerca e innovazione. Sembra un paradosso, è il segreto di Vebi Istituto Biochimico. Ed è facile rendersene conto già oltrepassando i cancelli dell’azienda a Borgoricco, in provincia di Padova: accanto alla moderna sede principale dove vengono sviluppate le due divisioni Vebi Biochemical e Vebi Beauty&Health - la prima dedicata alle soluzioni per l’igiene e la salute dell’ambiente domestico, civile e industriale, la seconda alle soluzioni specifiche per la cura di viso, corpo e capelli - sorge in ottimo stato il vecchio stabilimento di famiglia.
«Lì, nella seconda metà dell’Ottocento, è stata “inventata” la classica scopa di saggina, piatta e cucita, in una fabbrica che era arrivata a dare lavoro ad un centinaio di dipendenti, un vero e proprio punto di riferimento per la comunità. Oggi utilizziamo questi spazi come laboratori di sperimentazione e archivi», spiega Luigi Bazzolo, titolare di Vebi Istituto Biochimico.
«Quella della fabbrica di scope che mise in piedi Pasquale Cometti - il nonno di mio nonno da parte di mia madre - è una bella storia legata all’industria e al territorio. Mio padre Renzo, farmacista, ha cambiato del tutto ramo: ha rilevato negli Anni ’60 l’attuale Vebi Istituto Biochimico, azienda nata nel 1945, in pieno dopoguerra. Al tempo si occupava di galenica, poi si è spostato sul mercato cosmetico e in seguito anche sui prodotti per l’enologia e sulle formulazioni per il controllo degli infestanti».
E Luigi Bazzolo quando si inserisce in questa lunga storia?
«Per quanto mi riguarda ho studiato Agraria, entrando in azienda dopo la laurea e al termine del servizio militare. Avrei voluto fare qualche esperienza all’estero, ma in quel periodo mio padre aveva bisogno di un aiuto. Era il 1986 e confesso di non essere stato molto felice di entrare in azienda: l’attività aveva ottime opportunità, ma ogni aspetto era ancora poco delineato e io ero privo di esperienza. Ho iniziato dallo sviluppo degli aspetti commerciali, ricercando mercati affini e sviluppando così la rete vendita; poi ho proseguito il mio percorso nelle diverse aree aziendali, con particolare predilezione per il Dipartimento di Ricerca & Sviluppo. Sono molto grato a mio padre, il quale mi ha dato questa opportunità di crescita, con la possibilità di rischiare e sbagliare, ma sempre contando sulla sua presenza. L’inizio è stato molto faticoso, per esempio nel 1992 una Legge sulla vendita degli antibiotici per uso veterinario mise in seria difficoltà l’azienda, costringendoci a ripesare completamente la struttura. Oggi Vebi Istituto Biochimico è una bella realtà della quale noi tutti siamo orgogliosi, ma le fondamenta le ha messe mio padre Renzo».
«Oggi», continua il dottor Bazzolo, «Vebi Istituto Biochimico dispone di 18 linee produttive dedicate a differenti formulazioni, fabbrica 4.000 tonnellate di prodotto all’anno confezionate in più di 50 packaging diversi. Ringrazio Confapi per averci segnalato come una delle eccellenze produttive nel Veneto, cosa che ha portato alla visita dell’Onorevole Patuanelli, Ministro dello Sviluppo Economico e dell’Onorevole D’Incà, Ministro per i rapporti con il Parlamento, i quali hanno dimostrato particolare interesse e sensibilità verso le esigenze del nostro settore. Al momento abbiamo più di 100 progetti aperti: il mio lavoro è selezionare quelli sui quali investire. Mi servono sempre più persone e devo poter dare loro gli strumenti e gli spazi necessari per poterli portare avanti. Abbiamo oltre 80 dipendenti, quando sono entrato in azienda eravamo in 12. Abbiamo chiuso il 2019 con 23 milioni di euro di fatturato - poco meno della metà si basa sugli oltre 50 Paesi raggiunti nel mercato estero - con una media di crescita del 10% l’anno. Numeri a parte, sono profondamente convinto che il vero valore dell’azienda sia costituito dalle persone che ci lavorano e che mettono passione in quello che fanno. È necessario, dunque, essere in grado di attirare i talenti, saperli motivare e farli crescere».
Ha accennato al cambio normativo del 1992, che strinse la regolamentazione sulla vendita degli antibiotici in farmacia per gli animali da cortile: come influì sulla vostra attività?
«Fu una svolta imposta ma è stata, in un certo senso, la nostra fortuna perché ci portò a ripensare la nostra struttura. Ci spinse a lasciar perdere la parte commerciale non strategica e concentrarci su due aree: prodotti per il controllo degli infestanti degli ambienti civili e prodotti cosmetici, che ancora oggi costituiscono le due anime dell’azienda. In ciascuna di queste aree abbiamo cercato sempre di innovare, sia nei prodotti sia nei processi e nella strategia commerciale. Oggi le due divisioni - Vebi Biochemical e Vebi Beauty&Health - hanno un ampio catalogo di prodotti diversificati nei vari marchi e mercati di riferimento. Per esempio, il marchio Vebi offre soluzioni per la Casa, l’Orto e il Giardino e si posiziona tra i leader di mercato. Nel settore cosmetico ci proponiamo con Vebix Pharma, distribuito in Italia esclusivamente nel canale delle farmacie, il quale garantisce un’elevata qualità a un prezzo particolarmente conveniente. All’estero, invece, la divisione Beauty è presente anche al di fuori di questo canale, grazie, in particolare, a una crema deodorante dalla durata di sette giorni che ci consente di competere con successo contro multinazionali leader nel campo dei cosmetici».
Balza agli occhi quanto abbiate saputo diversificare.
«Ed è un aspetto che mi piace sottolineare. Sono consapevole del fatto che se ci fossimo concentrati su un unico mercato, oggi probabilmente avremmo potuto essere più grandi. Noi, però, abbiamo preferito diversificare per ridurre le incognite in un mondo in cui il quadro normativo cambia velocemente e un intero settore corre il rischio di sparire da un giorno all’altro. In Vebi Istituto Biochimico facciamo strategia di mercato e di prodotto, abbiamo un reparto di Ricerca&Sviluppo ben strutturato, in grado di decidere quale soluzione ideare e soprattutto come, tenendo sempre presenti gli aspetti di innovazione e sostenibilità. Anche il reparto Regulatory, che produce i dossier indispensabile per poter introdurre un prodotto nel mercato, è molto importante per l’azienda. I costi registrativi sono in fortissimo aumento e stanno diventando ancor di più una barriera competitiva. Il dossier di un singolo formulato può oggi facilmente superare i 200.000 euro. Dopodiché ci sono le fasi di industrializzazione, produzione, logistica, marketing e vendita. Alcuni prodotti li seguiamo dall’inizio alla fine, da quando il prodotto è solo un’idea fino alla sua introduzione nel commercio. E ne siamo fieri».
Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova