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«LE IMPRESE PADOVANE DI FRONTE ALLE SFIDE DEL MERCATO»

In occasione del tradizionale incontro con le categorie economiche del vescovo, Ucid Padova ha presentato una pubblicazione che raccoglie le voci di alcuni soci e dei rappresentanti delle associazioni di categoria. Se non mancano i dati che fotografano l’andamento dell’economia padovana, il documento rappresenta il tentativo di offrire una diversa chiave di lettura e di analisi. Ecco l'intervento elaborato per l'occasione dal direttore di Confapi Padova Davide D'Onofrio sul tema: "La capacità di rispondere alle sfide del mercato e al suo evolversi".

Dopo quasi un decennio dall’inizio della Grande Crisi, è bene ricordare che fare industria a Padova è ancora possibile, non ha mai smesso di esserlo. Lo dimostrano migliaia di imprenditori che quotidianamente animano le oltre 3.500 imprese esportatrici tra le oltre 10.000 attività manifatturiere censite dalla Camera di Commercio. Ma all’alba dell’epoca di Trump, il mercato dei beni industriali è caratterizzato da numerose dinamiche che impongono un’attenta riflessione prospettica. Prima di tutto una dimensione globale sempre più evidente, alimentata da una crescente rapidità degli scambi di informazioni e nella movimentazione di beni e di persone. Dinamiche quali la crescita demografica, l’invecchiamento della popolazione e i flussi migratori; scenari che influenzano dimensione e caratteristiche sia del mercato dei consumatori che del lavoro. Cicli tecnologici sempre più brevi che impongono costanti investimenti per fronteggiare la rapida obsolescenza dei prodotti industriali. Infine, l’instabilità politica globale: tra un occidente diviso come blocco culturale e frammentato da interessi particolari e populismi; economie un tempo emergenti guidate da forti leadership scarsamente democratiche; un mondo di confine nel caos, piegato da conflitti e depredato delle risorse. Sono solo alcune delle variabili che influenzano, più o meno consapevolmente, la competitività della nostra industria e le scelte dei nostri imprenditori.

In questo contesto, l’economia industriale padovana, storicamente fondata sulla piccola e media industria, è strutturalmente preparata a reggere nel tempo la competizione?  L’importante tessuto di subfornitori può sopravvivere orfano della grande industria italiana e a secco di investitori stranieri? Possiamo immaginare un futuro di industria prevalentemente fornitrice di paesi terzi - spesso la sola Germania - cui demanda le attività a più alto valore aggiunto?

Evidentemente la risposta è scontata. Meno appare esserlo una strategia lungimirante in grado di valorizzare la grande ricchezza di cultura imprenditoriale e know how industriale. Una strategia in grado di fornire strumenti e stimoli per una missione improrogabile: la crescita.

Parlare di crescita non implica necessariamente - o unicamente - un aspetto dimensionale, tutt’altro. La crescita auspicata, sana e sostenibile, è prima di tutto organizzativa. Il governo delle complesse variabili che muovono i mercati richiede consapevolezza, competenze e preparazione, mezzi adeguati. Saper fare è indispensabile ma più non sufficiente.

Introdurre managerialità nell’impresa a conduzione familiare è un cambio di passo, di prospettiva, di modello economico. E’ un percorso obbligato nel delicato confronto tra generazioni. Un percorso - già avviato in realtà che oggi definiamo d’eccellenza, soprattutto tra le imprese che operano oltre la subfornitura - che deve poter rappresentare la via maestra per tutte le realtà produttive che intendano emanciparsi dalla condizione, oggi asfittica, dell’artigianato industriale.

Gli investimenti in competenze rappresentano una priorità assoluta per l’industria padovana e veneta, giacché un’impresa senza un ufficio commerciale, senza competenze di marketing, senza una presenza efficace su internet è destinata a un provincialismo imprenditoriale superato e con i giorni contati.

Non è un passaggio semplice, neppure breve. Alla base vi è un cambiamento necessario prima di tutto culturale: l’imprenditore già padrone della fabbrica e primo ufficiale, diventa azionista e stratega. In buona sostanza, delega. E’ proprio in questi spazi da riempire con competenze adeguate che si gioca la sfida della competitività, la crescita delle organizzazioni.

All’imprenditore si pone la sfida, al territorio e alle istituzioni il compito di non ostacolarla. Inefficienze burocratiche e instabilità politica, una normativa antagonista e una tassazione iniqua continuano a essere fardelli insopportabili sulle spalle delle imprese, temi spesso distanti dall’agenda politica. Non solo. Nessuno degli stakeholder territoriali può sentirsi escluso dalla responsabilità di contribuire al sostegno dello sviluppo industriale. A partire dall’Università - cui è affidato il compito di formare la classe dirigente - che potrebbe essere motore della sfida manageriale, cooperando sistematicamente con le imprese, partendo dalle più piccole. Gli istituti di credito, un tempo florido asset provinciale e regionale, devono rapidamente tornare a occuparsi di impieghi industriali e investimenti produttivi voltando rapidamente pagina. Infine, le categorie economiche, troppo spesso interpreti di una politica di sottobosco a discapito di una leadership oggi quanto mai necessaria.

Reindustrializzare Padova è una missione possibile, basta crederci, tutti.

CHE ANNO E' STATO IL 2016 PER LE IMPRESE PADOVANE?

IL REPORT PRESENTATO ALL'UCID

Ufficio Stampa Confapi Padova
stampa@confapi.padova.it

 

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