Il viaggio di Confapi nelle Marche, alla scoperta di un’impresa modello: «Qui facciamo sartoria tecnologica»
Non è per caso se la definizione che Enrico Loccioni, 67 anni, marchigiano di Angeli di Rosora (Ancona), più ama usare per la sua impresa è “sartoria tecnologica”. Non è per caso perché Loccioni Spa è proprio questo: un luogo dove si realizzano soluzioni su misura per grandi aziende. Dai sistemi di automazione per componenti auto al collaudo degli elettrodomestici, dal monitoraggio dei flussi energetici, dell’aria o dell’acqua fino al primo robot che dosa senza errori i farmaci chemioterapici. La visita aziendale organizzata da Confapi Padova, in collaborazione con Confapi Ancona, è stata così l’occasione per conoscere un’impresa che si distingue per la lungimiranza delle proprie azioni strategiche: dall’impegno sociale alla valorizzazione del capitale umano, in Loccioni dimostrano quotidianamente che la sostenibilità non è solo un valore, ma, anche e soprattutto, un efficiente modello di business, che dà lavoro a quasi 400 giovani, età media 32 anni, il 50% dei quali laureati.
DA CONTADINO A IMPRENDITORE. Quella di Enrico Loccioni è la storia perfetta per per alimentare il mito del self-made man, partito dal nulla e capace di affermarsi sui mercati di tutto il mondo. Nel 1968 Loccioni ha fondato una ditta di impianti elettrici di tipo artigianale. Li realizzava per le imprese della zona. Anno dopo anno si è ingrandito, cercando di trovare nuovi clienti. «Ci chiedevano di aiutarli a migliorare la qualità dei loro prodotti, così abbiamo iniziato a sperimentare alcune soluzioni. E ci siamo specializzati nella “misura della qualità”, che è tuttora il nostro core business» ha spiegato il fondatore.
AL CENTRO LE PERSONE. Oggi il gruppo, che fattura 70 milioni di euro, è un modello organizzativo. Loccioni ha iniziato subito a cercare talenti, stabilendo contatti con le scuole del territorio, prima con gli istituti professionali, poi, via via che la sfida si faceva più complessa, con le università. Per scegliere i suoi collaboratori, l’impresa crea un “vivaio”: «Un po’ come nelle squadre di calcio. Stabiliamo un contatto a partire dalle scuole elementari, con visite di orientamento e progetti comuni: i ragazzi hanno il tempo di capire se questo lavoro può essere interessante per loro, e noi se ci sono opportunità di farli crescere».
IL LEGAME CON IL TERRITORIO. Il Gruppo Loccioni cerca talenti e promuove iniziative sul territorio anche nel periodo estivo, come “Impresa per tutte le età”, un laboratorio di formazione per “ragazzi” dai 6 agli 80 anni, e Apoteca “Community”, un incontro biennale tra ospedali di tutto il mondo previsto per i primi di settembre. «E siamo un’impresa che dialoga con il territorio» ha spiegato nel corso dell’incontro. Per esempio, abbiamo adottato 2 chilometri del fiume Esino per bonificarlo. Abbiamo investito 10 milioni di euro. Ora il fiume è tornato sicuro, ha suggerito la nascita di iniziative pubbliche e private (piste ciclabili, punti di ristoro), è diventato fonte di energia elettrica e termica».
IL FUTURO NON FA PAURA. Altro snodo fondamentale? La nascita di Summa, nel 1992, una società che ha lo scopo di ricercare nuovi scenari tecnologici e di mercato e intraprendere strade inconsuete a prescindere dai business attuali, guardando al futuro, con orizzonti temporali di 5 e 10 anni, ma anche di ben più ampio respiro, proiettandosi al 2068 (quando Loccioni festeggerà il secolo di vita), immaginando insieme ad architetti, designer, ingegneri ed esperti di comunicazione, l’impresa che verrà.
NEL SEGNO DELLA SOSTENIBILITÀ. La visita aziendale ha poi fornito l’occasione per visitare gioielli come Mobily Lab e Kite Lab, dove i tecnici lavorano allo sviluppo di sistemi studiati ad hoc per i clienti, in genere colossi che operano nel settore automobilistico, degli elettrodomestici, nell’industria alimentare, nell’elettronica, nell’energia. L’auto, la produzione dei motori, e in particolare di quelli alimentati a diesel, sono fra i business più importanti. Loccioni realizza dei sistemi per il controllo della qualità di una serie di componenti cruciali, come ad esempio gli iniettori del carburante. Ed è poi stato possibile conoscere Leaf Lab, il primo edificio connettivo tra energia, ambiente e industria, interamente in classe energetica A. Ulteriore tassello di quella che non è solo un’eccellenza italiana, ma anche un modello di innovazione, sostenibilità, welfare.
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Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova
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