Il campione azzurro di rugby ha fatto da coach al Master in una due giorni di confronto in aula e sui campi del Petrarca
“Se vuoi un anno di prosperità fai crescere il grano, se vuoi dieci anni di prosperità fai crescere gli alberi. Se vuoi cento anni di prosperità forma le persone”. Lo dice un antico proverbio cinese ed è, in fondo, la filosofia che ha animato anche il progetto di “Team Building con il Rugby”, la cui seconda edizione si è svolta mercoledì e giovedì scorsi sui campi del Petrarca Rugby. Ne abbiamo parlato con il campione azzurro Mauro Bergamasco, coach d’eccezione assieme a Silvio Lenares.
«È la prima esperienza di questo tipo a stretto contatto con il mondo delle piccole e medie imprese», sottolinea Bergamasco, giocatore simbolo del rugby italiano e internazionale, forte di106 presenze azzurre, della partecipazione a cinque Coppe del Mondo, e di quattro scudetti vinti, due dei quali in Francia. «Si è creato subito un bel clima, ma valuteremo questa esperienza anche nell’ottica di eventuali aggiustamenti per le prossime edizioni. Tutto è partito grazie al contatto fra Leonardo Ghiraldini, giocatore di fama internazionale oggi in forza al Tolosa, e Confapi Padova, e al coinvolgimento dell’Associazione G.I.R.A. (Giocatori d’Italia Rugby Associati), che punta ad avvicinare gli atleti al mondo dell’impresa. Con me c’era Silvio Lenares, il mio coach. Tengo a chiarire che il nostro scopo non era quello di portare il rugby nelle aziende, ma di mettere a disposizione il mio bagaglio di esperienza, declinata nell’ottica della formazione nelle relazioni interpersonali. In questo senso ci sono molti aspetti del rugby che possono essere presi come modello dalla realtà aziendale. In questi due giorni abbiamo coinvolto più aziende, ma è un’attività che può essere svolta in modo diverso se a prendere parte sono i lavoratori della stessa impresa».
Saper lavorare assieme è una prerogativa basilare per qualsiasi settore e dimensione dell’azienda. I delicati equilibri lavorativi fra colleghi sono spesso esposti all’influenza di stress, inesperienza, mancanza di motivazione, o dall’eccesso di zelo, dalla voglia di mettersi in luce e da altri fattori simili. Il team building, mira a sviluppare nelle persone coinvolte al medesimo progetto lo stesso orientamento alla collaborazione, e condivisione di obiettivi. Lo scopo primario è invece quello di far sentire il gruppo una vera squadra. Per questo si deve andare oltre la semplice conoscenza superficiale, data dalla collaborazione in ufficio, e consentire ai membri del gruppo di aumentare la fiducia nei propri colleghi.
«La proposta ha visto un’alternanza fra momenti di aula, allenamento e gioco sul campo, momenti di relax e divertimento comune, tutti volti a vivere e capitalizzare un’esperienza intensa e trasferirla sul gruppo di lavoro» riprende Bergamasco. «I partecipanti sono stati impegnati sul campo per vivere una progressione didattica che li ha portati gradualmente e senza rischi ad affrontare una serie di situazioni che esaltino i valori base del rugby e vivere in prima persona le fasi del gioco. Gli obiettivi? Sono quelli degli imprenditori. Sono loro che hanno deciso di partecipare, mettersi in discussione, capire e affrontare i propri problemi. Lo scopo è che tutti i partecipanti prendano consapevolezza delle dinamiche necessarie per il raggiungimento di un obiettivo che viene sempre fissato prima dell’inizio di ogni singola proposta. Le dinamiche che hanno portato al successo sul campo possono portare al successo anche in azienda».
Le due giornate sono state inserite all’interno del Master di alta formazione Confapi - Federmanager “Management dei processi d’innovazione sostenibile nella pmi veneta”, finanziato dalla Regione.
Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova
stampa@confapi.padova.it