Intervista al nuovo segretario della Uil unificata di Padova e Rovigo
Nello Cum è il nuovo segretario generale della Uil di Padova e Rovigo, per numero di iscritti la più grande organizzazione sindacale del Veneto. E’ stato eletto all’unanimità dal direttivo dell’area delle due province, che manterrà la sede operativa in piazza De Gasperi a Padova. In questa intervista Cum traccia le linee programmatiche del suo mandato, che durerà sino al 2018, parlando di rilancio dell’occupazione e della zona industriale, del ruolo del sindacato e del nuovo ospedale «per il quale è stato perso troppo tempo».
«L’aggregazione è stata voluta per ottimizzare le risorse ma anche per migliorare la presenza sul territorio, garantire gli stessi servizi nelle due aree e avere maggior peso politico» afferma Cum. Attualmente possiamo contare su dieci sportelli ma lavoreremo per aprire nuove sedi».
Partiamo da una questione di fondamentale: il rilancio dell’occupazione.
«Oggi la disoccupazione giovanile ha toccato il 32% nel nostro territorio. Una statistica che dovrebbe allarmare tutti. Eppure, oltre a parlarne, mi chiedo: concretamente che facciamo per affrontare la questione? Sono dell’idea che dovremmo mettere assieme i soggetti che operano nel territorio e pensare a come renderlo nuovamente attrattivo per le imprese. In particolare, dobbiamo recuperare la vocazione manifatturiera della provincia di Padova e anche in quella di Rovigo, vera locomotiva della nostra economia. Lo sottolineo a partire da una considerazione: non sono per nulla convinto che il terziario possa riassorbire tutti i posti di lavoro persi in questi anni».
E come può recuperare questa vocazione che sembra persa?
«E’ chiaro che la zona industriale padovana va ripensata perché oggi non risponde più alla logica per cui era stata creata a suo tempo. Come rilanciarla? Per prima cosa attraverso una politica di tassazione agevolata, già a livello locale, che incentivi gli insediamenti produttivi. Poi facendo dialogare sul serio Comune, Università e mondo dell’impresa: abbiamo la fortuna di avere uno dei poli universitari più importanti d’Italia ma ancora non si è riusciti a fare in modo che la ricerca di base abbia uno sbocco concreto nella ricerca applicata, utile alle imprese. E’ chiaro poi che serve un ripensamento della politica seguita in questi anni in tutto il territorio: un’interpretazione sbagliata della vecchia legge Sabatini ha portato a un proliferare di capannoni che oggi non servono e sono rimasti vuoti. Io non dico: basta costruire, ma prima recuperiamo l’edilizia esistente».
Anche il ruolo dei sindacati va però probabilmente ripensato.
«Sono il primo a dirlo. Proprio di fronte a quel 32% di giovani disoccupati dico che è necessario cambiare il nostro modo di pensare, promuovendo una flessibilità che non vuol dire precarietà. In questo senso, per esempio, sono dell’idea che sia lecito ipotizzare differenze tra azienda e azienda nei contratti applicati, a seconda delle esigenze specifiche, per poi, certo, pensare di ritrovarsi in un secondo momento su posizioni comuni. Ma più in generale occorrerebbe riuscire a fare sul serio fare quel gioco di squadra che, in realtà, non si è mai riusciti a fare in Veneto, in nessun campo, tra istituzioni, associazioni e aziende. Il rilancio dell’economia non può prescindere da una visione strategica globale che finora non c’è stata. Possibile che utilizziamo solo il 54% dei fondi europei destinati al territorio? Chi fa da regia in questo ambito? Possibile che ogni grande comune abbia la sua multiutility, alla faccia dell’ottimizzazione delle risorse? Possibile che le grandi fiere del Veneto non dialoghino tra loro?».
La chiusa è su uno dei temi caldi, di cui si è discusso molto in campagna elettorale: il futuro ospedale di Padova.
«Una città come Padova non può perdersi in 15 anni di discussione sul da farsi, come purtroppo è accaduto. Come Uil manteniamo tutte le nostre riserve sulla realizzazione dell’ospedale attraverso il project financing, ma bisogna decidere in fretta perché il progresso non aspetta. Su alcuni punti dovremmo però tutti convenire: per prima cosa dovrà essere un polo di eccellenza in stretto rapporto con l’Università. E aggiungo: perché non pensare che assieme al polo ospedaliero nasca un campus universitario sul modello di quelli americani? Ma aggiungo anche un’altra considerazione: l’ospedale va inserito nel contesto di un progetto in grado di coinvolgere tutta la città. Troppo territorio è stato “mangiato” in questi anni senza ascoltare le esigenze dei cittadini: la politica deve tornare a coinvolgerli nelle scelte fondamentali per il futuro».
Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova
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NELLO CUM: «PADOVA DEVE RECUPERARE LA SUA VOCAZIONE MANIFATTURIERA»
09.06.2014