Le testimonianze di Pastelli, che dall’abbigliamento sanitario si è riconvertita alla produzione di mascherine, e di Interchem Italia, che si occupa di prodotti per sanificare ambienti e uffici
Gianna Pamich (Pastelli): «Avevamo il know how per produrre mascherine. All’inizio dovevano essere destinate alla protezione dei nostri dipendenti, le richieste ci hanno spinto ad aumentarle». Gianni Pierbon (Interchem Italia): «Lavoriamo a pieno ritmo ma l’alcol è introvabile». Ecco le storie di due imprese padovane impegnate contro il coronavirus.
Pastelli è una storica realtà di Campo San Martino, nata come laboratorio sartoriale (a Trieste) addirittura nel 1929. Quell’impronta originaria è rimasta anche nel passaggio da sartoria a industria: l’azienda produce abbigliamento sanitario - camici e divise - di altissima qualità, incarnando la massima espressione del made in Italy grazie all’investimento su tecnologia e ricerca nei tessuti. Qualche numero per inquadrarla: 3 milioni di fatturato nel 2019, 27 dipendenti interni, due strutture esterne che collaborano in esclusiva con l’azienda (e si arriva a 60 dipendenti), esportazioni dei propri prodotti in 52 paesi esteri. E la “riconversione” delle ultime settimane.
«Abbiamo pensato di ricominciare a produrre attraverso la linea d’uso “sala operatoria” che abbiamo utilizzato fino a vent’anni fa, prima dell’introduzione dei camici monouso», spiega la titolare Gianna Pamich. «Avevamo il know how per produrre mascherine sanitarie e i materiali per farlo. All’inizio ci siamo mossi per i nostri dipendenti, poi la produzione si è allargata, tanto che al momento tutti i reparti sono dedicati alle mascherine, anche se stiamo reintroducendo la linea della produzione di camici da sala operatoria, perché anche in quel settore sta emergendo una certa carenza».
Due le tipologie di mascherine prodotte: allo scorso 3 aprile erano 148 mila quelle sfornate per l’ambito chirurgico-ospedaliero (che possono essere sterilizzate sino a 200 volte), 60 mila quelle più semplici, destinate alla popolazione. «Ma continuiamo a produrle, anche perché l’Oms ha da poco diramato un comunicato che impone di proseguire col loro uso anche dopo il termine dell’emergenza. Ovviamente riprenderemo la nostra produzione classica, ma queste rimarranno all’interno dell’offerta della nostra azienda. La nostra stessa clientela è più sensibile alla questione sicurezza, nell’ottica del rientro all’attività post epidemia».
Diverso il percorso di Interchem Italia, azienda di Peraga di Vigonza che dal 1987 sviluppa e realizza detergenti e sistemi per la pulizia professionale.
«Fin dall’inizio di questa emergenza abbiamo agito modificando la nostra organizzazione interna di uffici e produzione per continuare ad assicurare il funzionamento della nostra azienda e garantire la massima sicurezza ai nostri dipendenti», spiega Gianni Pierbon, con Renzo Schievano titolare dell’azienda. «Normalmente i nostri prodotti sono destinati in particolar modo ad alberghi, bar e ristoranti, oltre che agli stessi ospedali. Da quando è scoppiata l’emergenza non si vendono più molti di quei detergenti destinati ai locali oggi chiusi, in compenso è aumentata la richiesta di sapone, gel mani e disinfettanti. Vorrei dire che la richiesta è fin troppa, perché abbiamo riscontrato difficoltà nel reperimento di materie prime. È un problema che accomuna l’intero settore: l’alcol è il prodotto più ricercato da quando l’Oms ha dato indicazioni relative al suo uso per combattere il coronavirus. Noi riteniamo che anche altri prodotti siano potenzialmente utilizzabili con la stessa efficacia, ma in questa fase ovviamente non ci sono i tempi per approntare ricerche specifiche sulla questione: il risultato, di fatto, è che l’alcol, intesa come materia prima, scarseggia».
Un fatturato di quasi 10 milioni nel 2019, 37 dipendenti, prodotti destinati quasi per intero (circa il 95%) al mercato nazionale, come per tutte le imprese nel settore. «In queste settimane il fatturato è quasi raddoppiato ma non credo che l'attuale andamento durerà a lungo, specie se ristoranti e bar non riapriranno. Non possiamo che auspicare un ritorno alla normalità», osserva Pierbon. «Oggi più che mai sappiamo che il nostro lavoro è importante, con i nostri prodotti stiamo contribuendo alla lotta al Covid-19 ed è per questo che il Governo ha ritenuto che la nostra azienda dovesse restare aperta: la nostra è un’attività essenziale. In questo momento pertanto, dobbiamo essere orgogliosi del nostro lavoro e della nostra azienda, dobbiamo restare positivi e impegnarci al massimo. Noi ci siamo, Interchem Italia continuerà a fare la sua parte».
Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova