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Ritorna a Confapi Padova

«NOI VOLONTARI AL CONFINE TRA POLONIA E UCRAINA»

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Il racconto dell’imprenditore padovano Jonathan Morello Ritter, appena rientrato da una missione umanitaria con 30 fra donne, anziani e bambini

 

Dalla Spagna all’Italia, dalla Germania al Regno Unito, sono tanti i volontari privati, le Ong e le associazioni che in questi giorni stanno portando cibo, medicine, giochi e beni di prima necessità sul confine tra Polonia e Ucraina. C’è stato anche un imprenditore di Confapi Padova, Jonathan Morello Ritter, partito assieme alla compagna Gioia e a un gruppo di volontari e tornato nelle scorse ore.

«Siamo partiti con un pullman di due piani, stipato di materiale di prima necessità e medicinali, fra domenica e lunedì, intorno alle 3 del mattino, per raggiungere il confine tra Polonia e Ucraina a sera. A Medyka avremmo dovuto raccogliere una ventina di bambini di un orfanotrofio, che però non hanno potuto attraversare il confine perché Leopoli era sotto le bombe. Eravamo lì grazie al contatto di Hope, Onlus che si occupa di aiutare bambini in difficoltà, che ci aveva segnalato il Consolato Ucraino in Italia. Non potendo accogliere quei bambini abbiamo comunque consegnato tutto il materiale che avevamo con noi all’orfanotrofio di Житомер, in Ucraina, a 120 chilometri da Kiev», racconta Morello Ritter.

«A Medyka c’è un primo centro di smistamento da cui i rifugiati vengono indirizzati in altre città. Ci siamo così spostati a Przesmyl, dove sono stati allestiti decine i padiglioni all’interno di un supermercato Tesco, convertito in un centro di prima accoglienza. Lì i volontari privati portano cibo e beni di prima necessità.  A Przesmyl abbiamo raccolto 30 persone, fra donne, anziani e bambini, fra cui una neonata di 24 giorni, ma anche un cane e due gatti, partendo martedì sera. Sono persone che nella larga maggioranza sanno che posti raggiungere quando poi arriveranno in Italia, perché hanno familiari qui: tra quelli che abbiamo trasportato noi ce ne sono anche che andranno a Firenze e a Bologna. Andranno comunque aiutati a raggiungere la loro destinazione».

Sul piano organizzativo a livello internazionale si possono fare passi avanti. «Al confine ci sono i volontari della Protezione civile italiana, bravissimi, anche se bisogna sottolineare che non c’è una struttura organizzata nazionale di supporto. Lo rimarco perché l’Italia, per capirci, è l’unico Stato che fa pagare i pedaggi in autostrada anche a chi traposta rifugiati, e anche treni. Non c’è un piano strategico di assistenza, tutto viene relegato agli enti locali, come il Comune di Padova - che ci ha aiutato moltissimo attraverso l’assessore Antonio Bressa - e la Prefettura, oltre a Confapi, che ci è stata di supporto e che partirà con una nuova missione a breve. Va detto che anche al confine l’organizzazione è affidata ai volontari mentre manca un coordinamento vero a livello internazionale. Sono stati coraggiosissimi anche gli autisti del mezzo, perché hanno viaggiato in condizioni ben diverse da quelle dei viaggi turistici che fanno di solito, accettando di riposare, quel po’ che era possibile, direttamente in corriera».

Nella foto Jonathan Morello Ritter con Ivan, autista che trasporterà il materiale a Kiev

Diego Zilio

Ufficio Stampa Confapi Padova

stampa@confapi.padova.it 

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