L’arresto del boss Matteo Messina Denaro riporta al centro dell’attenzione il tema della lotta alla mafia e del pericolo delle infiltrazioni nel tessuto economico. Confapi Padova ha per questo voluto intervistare il prefetto Raffaele Grassi, che invita gli imprenditori a denunciare al minimo sospetto.
«È una vittoria dello Stato. E per questo ho voluto subito esprimere le mie congratulazioni più sentite all’Arma Carabinieri e al Comandante dei Ros per la cattura dell’ultimo dei Corleonesi. Con questo arresto, lo Stato ha segnato il gol del 5-0 contro la mafia dopo aver catturato Brusca, Riina, Bagarella e Provenzano. È chiaro che il punto, ora, è capire cosa succederà al mandamento di Trapani, perché la mafia ne esce indebolita, ma ora dovremo essere ancora più presenti in questa battaglia». Il Prefetto di Padova Raffaele Grassi, commenta così l’arresto di Matteo Messina Denaro, aprendosi ai taccuini di Confapi Padova, dal suo ufficio in Piazza Antenore. Ne parla a ragion veduta, essendo stato per quasi vent’anni al Servizio Centrale Operativo (SCO), di cui è stato direttore dal 2013 al 2015, dirigendo le attività di due divisioni investigative. In quel ruolo ha combattuto in prima fila la criminalità organizzata a livello transnazionale, partecipando all’arresto di numerosi boss, tra i quali Nitto Santopaola e Michele Zagaria.
MANCA LA CULTURA DELL'ANTIMAFIA
Ma è chiaro che l'arresto di Messina Denaro è anche un pretesto per tornare su un tema sempre caldo, quello delle infiltrazioni mafiose nelle aziende. «Un fenomeno, quello delle infiltrazioni mafiose nel tessuto economico, che va combattuto facendo squadra tra le forze datoriali, sindacali e commerciali per prevenire la metastasi criminale, prima che sia troppo tardi. È quella che chiamo l’antimafia sociale, che considera la comunità primo baluardo della legalità. In questo senso, in Veneto manca una cultura dell’antimafia: non è presente nel DNA del territorio. E invece è più che mai necessaria, perché la mafia oggi non spara cerca la ricchezza, e questa è un’area ricca. Se non capiamo ora la pericolosità della mafia fra dieci anni anche Padova sarà intossicata».
ZERO DENUNCE PER USURA...
Ma come allunga i suoi tentacoli concretamente la criminalità organizzata? «Lo fa in più modi. Andando a reinvestire i proventi delle attività criminali, ad esempio ripulendo i soldi sporchi acquistando ristoranti, ma anche imprese edili, del settore dei trasporti e della gestione dei rifiuti, in particolare agendo in quei settori dove esiste la possibilità d controllare le attività economiche altrui. E poi rivolgendosi agli imprenditori in difficoltà, agendo sostanzialmente da banca. Con il risultato di arrivare pian piano ad assorbire la stessa attività imprenditoriale o arrivando comunque, di fatto, a controllarla. Eppure l’imprenditore, questo rischio, fatica a percepirlo. E vi do un dato che rende l’idea: lo sapete quante sono state le denunce per un classico reato "spia" come l’usura dal 2020 a oggi, a Padova? Zero. In un biennio particolarmente complicato per le imprese, in primis a causa della pandemia. Delle due l’una: o Padova è una città perfetta. Oppure qui non si denuncia. E invece la mafia è tra noi, non spara e non uccide, ma compra e ricicla».
IL RUOLO DELLE ASSOCIAZIONI
In questo percorso culturale, le associazioni di categoria, come la stessa Confapi, devono ricoprire un ruolo attivo: «Quello di aiutarci a fare sistema, leggendo i segnali e, laddove si scorga il minimo sospetto, allertando le autorità competenti. Perché il cancro va aggredito prima che entri in metastasi. Ed è anche per questo motivo se, lo scorso ottobre, abbiamo voluto creare un tavolo permanente in materia di legalità e prevenzione delle possibili infiltrazioni mafiose. L’obiettivo è diffondere la cultura dell’“antimafia sociale” esprimendo una ferma e netta posizione contro la criminalità organizzata mafiosa. Vuol dire, insomma, alzare il livello dell'asticella su un fenomeno criminale che va combattuto a tutto campo. Ecco perché ho voluto conferire a questo tavolo carattere di sistematicità. Erigiamo un muro assieme contro il pericolo dell'infiltrazione mafiosa, che è concreto a fronte anche degli ingenti finanziamenti che arriveranno nella città e nella provincia di Padova connessi al PNRR e che saranno oggetto di attento approfondimento da parte delle Forze dell’ordine».
Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova