Fallimento prima decretato poi revocato per un errore giudiziario, in 11 perdono il lavoro: l’importanza di dotarsi di Pec e firma digitale
Azienda fallita e undici dipendenti licenziati per colpa di una Pec (posta elettronica certificata). E’ la drammatica e quasi incredibile storia della "Finalmenteacasa 360° Floors and Furniture" azienda padovana di viale dell’Industria che il 26 maggio è stata decretata fallita dal Tribunale di Padova. Ma il titolare Gianni Furlan e la moglie Stefania Boscaro sono venuti a saperlo da un cliente.
I coniugi Furlan si precipitano in tribunale e scoprono che è stato il proprietario dell’immobile a presentare l’istanza di fallimento. Gianni Furlan era stato convocato a palazzo di giustizia con una Pec. Peccato che per aprirla fosse necessaria la firma digitale di cui “Finalmenteacasa”, che si occupa di progettazione di arredi, non si è mai dotata.
Ma anche nel caso in cui Furlan fosse riuscito ad aprirla non avrebbe ricevuto l’inattesa comunicazione: per un errore della cancelleria del tribunale fallimentare la mail era infatti sprovvista degli allegati. Nel frattempo la società ha però chiuso i battenti: tre giorni dopo la dichiarazione di fallimento la curatrice Alessia Schiavon ha requisito le chiavi della ditta, bloccato i conti correnti bancari e licenziato gli undici dipendenti.
«Il proprietario dell’immobile su cui svolgevamo la nostra attività da sette anni (che in questo periodo ha incassato 1.200.000 euro di canoni di locazione) e con il quale eravamo in trattativa per una riduzione dell’affitto, per spaventarci ha richiesto nei nostri confronti invece che uno sfratto, un’istanza di fallimento» ha spiegato la signora Boscaro ai quotidiani locali. «È stata dichiarata fallita una ditta nel pieno della sua attività, con 11 dipendenti, lavori in corso e commesse per milioni di euro. Presentiamo ricorso in Corte d’Appello a Venezia, che viene discusso e accolto in 60 giorni… quindi l'azienda torna “in bonis” come non fosse mai fallita ma la famiglia di imprenditori è rovinata economicamente, reputazione e vita di lavoro annientati, 11 dipendenti sono ancora senza lavoro, persi i lavori in corso e le commesse, nonostante avessimo chiesto “l’esercizio provvisorio dell’attività” (negato dal giudice) in attesa della sentenza di ricorso, per garantire l’occupazione ai nostri collaboratori e limitare i danni. Ora stiamo facendo la conta dei danni subiti che nessuno ci risarcirà».
Di fatto è un'ulteriore attestazione dell'importanza di dotarsi di strumenti come Pec e firma digitale per stare nel mercato.
Foto tratta dal Gazzettino di Padova
Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova
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