Venerdì 28 febbraio l’Assemblea delle imprenditrici dell’Associazione eleggerà il Consiglio Direttivo, poi chiamato a nominare la nuova presidente. «Era giunto il momento del ricambio, ma continuerò a impegnarmi per le donne. La sfida? Ridurre il gap con gli uomini».
«Non voglio restare incollata alla poltrona, non dovrebbe farlo nessuno». Patrizia Barbieri lo dice col sorriso di sempre, ma senza perdere lo spirito combattivo che abbiamo imparato a conoscere, tant’è che subito precisa: «Lavorerò al fianco della nuova guida, anche nelle vesti di vicepresidente nazionale di ConfapiD, perché abbiamo fatto tanta strada in questi anni, ma ci sono ancora sfide importanti da portare avanti assieme». E a questo punto occorre precisare che venerdì 28 febbraio, nelle sale di via Salboro, si svolgerà l’Assemblea di ConfapiD - Gruppo Imprenditoria Femminile Padova, chiamata a eleggere il nuovo Consiglio Direttivo che, a ruota, procederà alla nomina della nuova presidente.
«Un passaggio di consegne necessario, dopo un decennio alla guida del Gruppo», spiega Barbieri. «È giunto il momento di lasciar spazio a nuove imprenditrici, alla loro energia e alle loro idee. Il mio compito sarà quello di essere un “ponte”, mettendo a disposizione l’esperienza maturata nel tempo».
Anche perché ne ha molta da offrire, essendo stata presidente di Confapi Veneto, presidente del Cda di Veneto Più e componente del Cda di Apivenetofidi, oltre a essere componente dell’attuale Giunta di presidenza Trevisan. Che bilancio fa del suo percorso alla guida delle imprenditrici di ConfapiD?
«Sono stati anni costruttivi, su due piani. In primis su quello personale, perché per me è stato un percorso di crescita. Ma non meno importante è stato il lavoro come “categoria”: abbiamo ascoltato le donne e cercato di supportarle nelle loro attività, attraverso la formazione e il networking. Ma soprattutto, se vogliamo riassumerla così, abbiamo “raccolto istanze per dare voce alle istanze”, ed è questo il ruolo di un presidente. Un compito politico, perché quelle istanze vanno poste all’attenzione di chi, poi, deve legiferare».
Accennava alle sfide, quali quelle prioritarie per i prossimi anni?
«Riguardano, assolutamente, il riconoscimento del valore delle donne nell’abito industriale. Ancora oggi il gap è troppo elevato a parità di ruolo, negli stipendi come nella carriera. E guardate che le ricadute poi si hanno anche al momento della pensione, perché spesso le imprenditrici ci arrivano andando a prendere un terzo di quanto riscuote un uomo, pur avendo lavorato di più. Succede perché manca un riconoscimento istituzionale della parità di genere. Perché questa disparità nei pagamenti? E perché nella carriera? Faccio solo un esempio banale, ma che mi fa arrabbiare: perché nei giorni di congedo parentale il marito che sta a casa è pagato più della moglie? Senza considerare un altro tipo di parità, ancora lontana dall’essere raggiunta».
Quale?
«Quella sul piano culturale. Nella percezione generale, all’interno delle aziende, una titolare è percepita in modo diverso rispetto a un titolare. Questo accade più al Sud che al Nord, ma nel nostro Nord Est è un tema vivo: le imprese tipiche sono ancora, perlopiù, a gestione familiare e questo fa sì che la donna sia vista, ancora nel 2025, prima come mamma e, solo poi, come imprenditrice. Anche da questo punto di vista c’è un gap enorme tra il “percepito” e la realtà. Sono tutti problemi intrinsecamente connessi al calo demografico e alla natalità che ormai da anni sta crollando. Per questo dico che la sfida è soprattutto questa: sono ancora tanti i nodi da affrontare per ridurre il gender gap, è su questo che dobbiamo concentrarci».
Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova